Minori stranieri non accompagnati, a Bologna nasce la figura del tutore volontario
BOLOGNA - Tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati richiedenti protezione internazionale. È il nuovo progetto portato avanti dai Comuni di Bologna e Ferrara, in collaborazione con il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza e la cooperativa sociale Camelot. L’iniziativa rientra nel progetto Sprar rivolto ai minori non accompagnati del capoluogo emiliano, che al momento coinvolge 35 giovani (4 sono ospitati in una comunità di Ferrara) tra minori e neo maggiorenni (18 anni e 6 mesi). Il giudice tutelare ha già nominato 4 tutori volontari che stanno giurando in questi giorni: a loro sono stati abbinati altrettanti minori. Due sono in attesa di essere formalmente nominati. Gli abbinamenti sono stati proposti al giudice tutelare dall’ufficio del garante e dalle associazioni coinvolte, chiamato a valutare caso per caso.
Gli aspiranti tutori lo scorso anno hanno frequentato un corso di formazione promosso dal garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza: una decina di incontri a cui hanno preso parte, per tutta la durata del progetto, 17 persone, uomini e donne. Incontri per conoscere i servizi territoriali, per imparare ad ascoltare i minori, per essere in grado di gestire i traumi. Una formazione anche, e soprattutto, psicologica. “Molti di loro, poi, hanno iniziato un percorso di affiancamento e conoscenza con alcuni minori accolti nelle comunità educative bolognesi – racconta Francesco Camisotti, operatore dei progetti Sprar per minori della cooperativa Camelot – L’esperienza ha consentito l’instaurazione di una relazione di conoscenza e fiducia reciproca tra tutori e minori”. Il garante Luigi Fadiga li ha definiti ‘micro-garanti’, chiamati a ricoprire un ruolo di responsabilità: “Sono le prime figure esterne alla struttura d’accoglienza che questi ragazzi incontrano”, continua Camisotti.
Fino a oggi il tutore, solitamente, era una figura istituzionale – sindaco o assessore – mentre attraverso questo progetto lo si ricerca all’interno della società civile. Più tutori – rigorosamente volontari – permettono la personalizzazione dei percorsi, creati ad hoc per ogni singolo minore coinvolto. “Tutti possono compiere azioni concrete di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza – sottolinea Antonella Tosarelli, operatrice del Comune di Bologna che sin dall’inizio ha seguito questo progetto – La figura del tutore volontario si inserisce alla perfezione nel ragionamento più ampio della cittadinanza attiva e dei suoi obiettivi solidaristici”. L’aspetto più importante, ricorda Tosarelli, è l’attenzione che sin dall’inizio è stata riservata al punto di vista dei ragazzi, al loro diritto di essere ascoltati: “Gli abbinamenti sono stati proposti solo dopo avere avuto la certezza della totale accettazione dei tutori da parte dei minori. Hanno capito che quelle sono persone che giocheranno un ruolo fondamentale nel percorso verso l’acquisizione della loro autonomia”. Il tutore volontario rappresenta un supporto concreto per i minori non accompagnati accolti sul territorio. Pur trattandosi di un progetto sperimentale, nuovi corsi di formazione per diventare tutori volontari sono in cantiere, grazie al supporto del Comune di Ferrara: “Vorremmo far ripartire il corso la prossima primavera. Già ora stiamo lavorando sul passaggio di informazione: tutti i cittadini devono sapere che grande opportunità hanno”. (Ambra Notari)