20 novembre 2015 ore: 12:21
Immigrazione

Minori stranieri non accompagnati: sono oltre 5,5 mila gli "irreperibili"

Rapporto della Caritas di Roma. fenomeno in crescita: arrivano in Italia con i barconi, ma in tanti fanno perdere le proprie tracce. Il caso degli egiziani: “In Italia per volere dei genitori e subito alla ricerca di un lavoro per ripagare il debito del viaggio”
Bimbo di spalle, minori stranieri non accompagnati

- ROMA – “Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (Mnsa) non è nuovo, ma sta assumendo dimensioni e caratteristiche importanti; è una parte integrante di una migrazione strutturale che sta interessando il capitale umano dell'Italia e dell’Europa”. È quanto sottolinea la Caritas di Roma nel dossier "Le difficili sfide dei minori stranieri non accompagnati nel percorso di crescita e di integrazione" presentato in occasione della 25ª Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Un report che, oltre ad analizzare il flusso dei minori stranieri non accompagnati, si concentra maggiormente sui minori provenienti dall’Egitto: solo la città di Roma ne accoglie 969 nei suoi Centri di accoglienza per minori non accompagnati, la metà del totale dei minori accolti nelle strutture della Capitale.

Sul territorio italiano, spiega la Caritas romana, i minori stranieri non accompagnati sono 15 mila, di cui oltre 5,5 mila hanno fatto perdere le proprie tracce rendendosi irreperibili agli enti che li avevano in tutela. Si tratta di numeri “elevati”, spiega la Caritas. “Basti pensare solo che nel 2014 sono sbarcati sulle coste della penisola 7.831 Msna”, aggiunge il testo. Numeri che in realtà, spiega la Caritas, forniscono un’idea del fenomeno “in difetto”, perché non sono inclusi i minori non registrati presso le autorità per timore di non potersi spostare in altri paesi dell’Unione europea e i minori migranti e richiedenti asilo erroneamente individuati come adulti.

Tra i Mnsa, però, non passa inosservato il caso dei minori egiziani: circa 2 mila presenti in Italia, 1.182 gli irreperibili. Ma nel 2014, aggiunge il testo, il numero dei minori egiziani sbarcati sulle coste italiane “è cresciuto in maniera esponenziale”. Per capire l’importanza di questo dato, spiega il dossier, occorre compararlo con quello relativo alle altre nazionalità. “La seconda per presenza è l'Albania – spiega -, con 1.159 Msna e 72 irreperibili; la terza è l'Eritrea con 1.130, a cui si aggiungono 1.465 irreperibili. Il confronto tra il numero di presenti e quello di irreperibili, ci fornisce un elemento di riflessione: il percorso migratorio. I giovani albanesi, accompagnati in Italia spesso da un conoscente, entrano nei circuiti di accoglienza e terminano quasi tutti il percorso di regolarizzazione in una comunità. Gli eritrei, forse perché orientati a emigrare in un altro Paese dell'Unione europea, preferiscono la clandestinità”.

Per i minori stranieri non accompagnati egiziani, invece, la storia è diversa. La capitale, spiega il dossier, è una “meta prediletta per i ragazzi che giungono in Italia da soli, probabilmente per la presenza numerosa della loro comunità in città”. Nei tre Centri di prima accoglienza gestiti dalla Caritas di Roma sono stati accolti 272 minori, spiega il report, di cui 191 di nazionalità egiziana (il 70 per cento), con un significativo incremento rispetto all'intero 2014 in cui furono in tutto 172 gli egiziani presenti. I dati raccolti nei tre centri mostrano come si tratti di ragazzi con un’età media inferiore ai 16 anni, tutti arrivati via mare. Sono 21, invece, i ragazzi egiziani che si solo allontanati dalle comunità. “Di questi alcuni avevano espresso il desiderio di andare in Francia e si sospetta abbiano preferito tentare il viaggio in clandestinità. Gli altri, dalle informazioni raccolte indirettamente, hanno preferito un lavoro in nero senza aspettare la regolarizzazione”. I settori nei quali vengono impiegati i minori sono spesso quelli del commercio ambulante, dei mercati generali e dell'edilizia, mentre è “preoccupante” il fenomeno “sempre più diffuso” dello sfruttamento per fini sessuali e della piccola delinquenza per lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Dai colloqui effettuati nei centri Caritas di Roma con i ragazzi giunti negli ultimi mesi emerge un quadro complesso: molti di loro “non sembrano avere un progetto migratorio chiaro”. Secondo il dossier, inoltre, “la maggioranza è venuta in Italia per volere dei genitori. La speranza è di trovare un lavoro grazie anche alla rete familiare e dei connazionali della città, con l'obiettivo di inviare soldi in patria e ripagare il debito contratto per il viaggio dell'ammontare circa di 3 mila euro, che deve essere saldato quanto prima. L'ansia legata al mandato è un fardello pesante e in alcuni casi si aggiungono le paure legate alle gravi ripercussioni che potrebbero subire le loro famiglie in caso di mancato risarcimento del debito. Perlopiù sembrano disorientati e psicologicamente non preparati al percorso intrapreso, anche per la loro giovane età”.

Infine, non mancano le difficoltà per quanti di loro decidano di rientrare in patria. “È possibile richiedere le indagini familiari necessarie – spiega il dossier -: la direzione generale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e le autorità diplomatico-consolari egiziane hanno individuato modalità condivise per poter effettuare attività di family tracing. Purtroppo però, malgrado questi accordi, i rimpatri assistiti tendono a rimanere numericamente rari”. Per la Caritas, però, non gli interventi da mettere in atto sono diversi e riguardano più ambiti. Servono campagne di informazione nei paesi di provenienza, percorsi di collaborazione tra i Paesi dell'Ue per armonizzare le procedure di accoglienza e assistenza. Occorre ridurre anche i tempi per l'ottenimento della tutela da parte del minore e l'avviamento delle procedure per il permesso di soggiorno, studiare forme di accoglienza individualizzate come l'affido familiare, soprattutto per i ragazzi più piccoli. Infine, occorre favorire i rimpatri assistiti per i minorenni che ne fanno richiesta e potenziare le procedure di trasferimento previste dal Regolamento Dublino III, nel caso in cui vi siano familiari presenti in uno Stato diverso da quello in cui sono arrivati.

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