20 ottobre 2017 ore: 14:37
Immigrazione

Minori stranieri soli, a Palermo sono 700. "La legge non basta"

Dibattito a Palermo con il giurista esperto in diritti umani Fulvio Vassallo Paleologo. Dopo l'ultimo sbarco avvenuto a Palermo la settimana scorsa i minori presenti nel capoluogo siciliano sono attualmente quasi 700. "Tanti ancora i nodi da sciogliere"
Minori stranieri, mani bianche e nere - SITO NUOVO

PALERMO - Non basta solo la legge Zampa di cui ancora in molte parti della Sicilia non si è data concreta applicazione perché i nodi da sciogliere sull'accoglienza e l'integrazione    dei minori stranieri non accompagnati sono ancora tantissimi. Di questo si è parlato, ieri pomeriggio, nella sala dell'Archivio storico comunale di Palermo in un incontro organizzato dal Jrs (gesuiti) e dalla rete nazionale del Centro Astalli in partnership con l'istituto Pedro Arrupe. Dopo l'ultimo sbarco avvenuto a Palermo la settimana scorsa i minori presenti nel capoluogo siciliano sono attualmente quasi 700. Il punto sulla situazione attuale dei minori stranieri presenti in Sicilia e delle diverse problematiche è stato fatto dal giurista esperto in diritti umani Fulvo Vassallo Paleologo. 

"La legge Zampa c'è ma ancora aspettiamo i decreti attuativi per la sua piena operatività nelle sue parti più salienti. Occorre, prima di tutto, garantire la mediazione linguistica culturale a tutti fin dal momento dello sbarco ma anche nei centri di prima accoglienza che sono ancora strutture - sottolinea Vassallo Paleologo - molto spesso caratterizzate da scarsa professionalità. Poi andrebbero sicuramente potenziati gli Sprar dove i minori, in realtà più professionali, dovrebbero essere messi in condizioni di integrarsi realmente nel territorio. Un altro punto importante, poi, è quello dell'accertamento dell'età che deve essere fatto applicando la legge e quindi con quella procedura multidisciplinare che ad oggi non viene ancora applicata. Inoltre occorrerebbe garantire la presunzione di minore età senza attribuire loro invece una sorta di età standard che non li aiuta". 

"Palermo è una delle città siciliane dove si sta operando meglio in forza di una buona sinergia esistente tra operatori sanitari, legali e istituzioni - aggiunge ancora il giurista -, ma non si può dire purtroppo la stessa cosa riguardo Lampedusa, Augusta, Pozzallo dove la situazione di promiscuità dei minori insieme agli adulti è un forte rischio perché c'è la possibilità che vengano ripresi sotto i controllo di adulti che possono fare prendere loro percorsi pericolosi. Le cautele operate dalle autorità competenti nei confronti dei minori possibili vittime di tratta andrebbero applicate anche a tutti gli altri minori stranieri soli. Inoltre, secondo la legge Zampa i minori nei Cas dovrebbero stare fino ad un massimo di 60 giorni ma di fatto questo non avviene".

"In realtà la loro permanenza in questi luoghi di emergenza, non sempre tutti ben controllati adeguatamente dalle prefetture, è molto più lunga per la mancanza degli Sprar. Una possibile soluzione potrebbe essere allora quella di dare maggiore protagonismo alla parte più generosa e buona della società civile non considerando queste strutture inaccessibili e ascoltando pure le denunce sul mancato rispetto degli standard regionali previsti che arrivano da enti esterni indipendenti pienamente attendibili. Il grosso problema  resta anche quello dei neomaggiorenni e del loro futuro. Per il minore dopo il compimento del 18 anno la legge prevede la possibilità di prosecuzione ma se quest'ultimo già rimane più di un anno senza avere completato il suo percorso, è evidente che molto probabilmente verrà messo fuori dalla struttura rischiando di diventare un 'invisibile' sul piano dei diritti. L'unica possibilità è riconoscere ai neo-maggiorenni un permesso per motivi umanitari  convertibile poi in un permesso di lavoro o di studio. Diversamente si andrà in una diffusa 'clandestinizazione' e sfruttamento sul piano del traffico e del commercio di esseri umani da parte di gente senza scrupoli". 

Una strada che può portare sicuramente al miglioramento delle condizioni di vita dei minori stranieri soli è quella della sensibilizzazione sociale per diventare famiglie di appoggio o famiglie affidatarie ma anche tutori volontari così come sottolinea Alfonso Cinquemani, presidente del Centro Astalli di Palermo. "Non basta commuoversi perché occorre spingersi oltre. L'appello è per una necessaria presa di coscienza di tutta la città personale e comunitaria - spiega Alfonso Cinquemani - perché i minori soli sono figli della nostra città che li deve accogliere sfatando chiusure e pregiudizi. La permanenza dei minori all'interno dei centri di accoglienza, non tutti ben organizzati purtroppo sul piano qualitativo, deve essere alleviata proprio dalla nostra capacità di accompagnarli e sostenerli in molti loro bisogni. Non possiamo relegare queste importanti risorse umane in luoghi che fungono da posteggio che offrono ben poco senza valorizzare tutte le loro potenzialità. In questo modo si stancano, si scoraggiano e alcuni si allontanano volontariamente esponendosi ad ogni sorta di rischio".  

Sulla stessa lunghezza d'onda è Laura Purpura assistente sociale coordinatrice dell'ufficio Affidi di Palermo. "Quello che le istituzioni fanno non basta perché bisogna accrescere la risposta della società civile nelle sue varie forme. I giovani inseriti nelle comunità, oltre ai bisogni primari, hanno bisogno di avere relazioni significative importanti per la loro crescita. Queste possono avvenire solo con un inserimento all'interno di famiglie disponibili ad accoglierli oppure con nuclei familiari di appoggio che accompagnano il minore nel suo processo d'integrazione sociale. In questo momento abbiamo avviato già dei percorsi di formazione per 15 famiglie interessate a seguire i minori stranieri in comunità. Siamo solo all'inizio perché, grazie anche al processo di sensibilizzazione e promozione sociale sul tema, siamo sicuri che il numero crescerà. Per quanto concerne il tipo di realtà di accoglienza sul piano qualitativo sarebbe auspicabile promuovere sempre di più nel territorio l'accoglienza diffusa fatta di piccoli numeri e i gruppi appartamento dove i minori possono avere maggiori attenzioni e sviluppare nello stesso tempo forme di auto-responsabilità ed autonomia". (set)

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