20 dicembre 2016 ore: 14:53
Immigrazione

Minori stranieri soli, dall'accoglienza in famiglia al lavoro: storie di integrazione

Le testimonianze durante l'incontro per lo scambio di auguri di Natale organizzato dalla prefettura di Palermo. Il prefetto Antonella De Miro: "Ci sono le esperienze positive di chi ce l'ha fatta grazie al coraggio di chi ha intrapreso strade nuove"
Migranti incontrano il prefetto a Palermo

PALERMO - Il prefetto di Palermo Antonella De Miro ha voluto promuovere, in occasione dello scambio di auguri di Natale, un momento di comune riflessione sul tema dell'immigrazione con uno sguardo particolare alla condizione dei minori stranieri non accompagnati. L'incontro si è svolto stamattina nel palazzo storico di Villa Pajno. "Accogliere significa mettere in moto una macchina che è il risultato di un lavoro sinergico - afferma il prefetto De Miro - svolto a più livelli da tante realtà al fine di garantire un'assistenza più adeguata possibile ai bisogni umanitari di queste persone. La gestione dei servizi ha bisogno, infatti, di un corpo fatto di tante parti tutte armonicamente composte per cercare di dare le risposte migliori. Oggi abbiamo scelto di farci raccontare le esperienze positive di chi ce l'ha fatta grazie al coraggio di chi ha intrapreso strade nuove. Percepiamo in questi giovani che le aspettative sono tante e anche se non è facile cerchiamo di sforzarci il più possibile per rendere sempre più dignitosa la loro permanenza nella nostra città. Da quando sono ritornata a Palermo avverto con grande piacere una fortissima coesione umana e istituzionale che, espressa in tante forme, testimonia il cammino che sta facendo questa città". 

"E' un modo per confermare l'impegno delle istituzioni, della scuola, della società civile palermitana nello sforzo quotidiano di promuovere la cultura dell'accoglienza. E' anche un modo per ricordare a tutti noi che se provassimo ad immedesimarci in loro, forse ci comporteremmo e faremmo cose ben diverse. E' chiaro che quando si parla di accoglienza le criticità ci sono perché dietro ogni persona c' è un mondo di problemi che tutti abbiamo il dovere di affrontare e cercare di risolvere senza  paura". 

Il prefetto di Palermo Antonella De Miro
Migranti incontrano il prefetto a Palermo

All’iniziativa hanno partecipato tutti gli attori della rete di prima accoglienza coinvolti negli sbarchi presso il porto di Palermo. Sono intervenuti anche alcuni studenti immigrati del liceo scientifico Benedetto Croce coinvolti nel progetto di alfabetizzazione denominato “A scuola insieme” che prevede percorsi scolastici ed extrascolastici propedeutici all’inclusione sociale, svolti con l’ausilio di assistenti linguistici, tirocinanti universitari ed il sostegno del centro Astalli e del centro salesiano di Santa Chiara.

"Vengo da una famiglia povera del Gambia - racconta un minore straniero accolto al Benedetto Croce -. La mia vita vale molto e se sono qui è per migliorare anche la vita della mia famiglia che è rimasta in paese. Ricordo che la parte più rischiosa del mio viaggio per me non è stata quella in mare ma l'attraversamento del deserto per 5 lunghissimi giorni. Arrivati in Libia siamo diventati solo una merce, degli schiavi costretti a pagare il riscatto per partire in mare. Oggi la mia vita anche grazie alla scuola sta cambiando ma a volte mi sento solo e soprattutto mi manca molto mia madre ". 

Preziosa la testimonianza di una famiglia affidataria di un giovane quattordicenne, proveniente dal Mali, sbarcato nel 2014 al porto di Palermo. "Sono un'assistente sociale e ho conosciuto Amara che aveva solo 12 anni, in un centro di accoglienza - racconta Sonia Lo Cascio, mamma affidataria -. A poco a poco è nato il bisogno di accompagnarlo sempre di più nel suo percorso di crescita fino a che ho esteso questa necessità alla mia famiglia. Penso che la vita di Amara è oggi molto più fortunata di tanti suoi coetanei ma la fortuna l'abbiamo avuta anche noi nell'averlo accolto con la sua storia e la sua cultura. Per loro è tutto difficilissimo e per capire il nostro mondo hanno bisogno proprio di una famiglia". "Pensavo di rimanere per sempre da solo ma la mia vita adesso è più facile - dice Amara - dopo avere conosciuto una nuova famiglia. I miei genitori sono morti e ho capito che non bisogna mollare mai anche quando sembra che hai perso tutto". 

Infine hanno preso la parola i soci lavoratori della cooperativa “La Carità non finirà mai”, anch’essi migranti, sbarcati presso il porto di Palermo tra il 2014 e il 2015 e aiutati dalla Caritas che ha promosso la costituzione della stessa cooperativa, con l’obiettivo di favorire percorsi di inclusione socio-lavorativa per chi è in possesso di permesso di soggiorno dopo aver ottenuto il riconoscimento della protezione umanitaria. "Sono originario del Senegal e sono stato costretto ad andare via dal mio Paese per bisogno - racconta Babucar che oggi è dentro la cooperativa -. Dopo essere stato accolto in Caritas mi sono sposato con Fatima e poi sono riuscito ad avere un lavoro per vivere. Adesso ho pure un figlio e mi sento un uomo felice. Ringrazio chi ha avuto fiducia in me e mi ha dato la possibilità di cambiare vita". "Sono arrivato nel 2014 - racconta anche Tommaso Yannik - e subito sono stato accolto da padre Sergio Mattaliano (direttore attuale della Caritas ndr) come un figlio. Da quel momento ho scelto di rimanere a Palermo per darmi da fare. Oggi lavoro per la cooperativa agricola e mi sento molto fortunato per avere avuto tante persone vicino a me". (set) 

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