Minori stranieri soli, le regioni chiedono di indagare. Il "fenomeno" albanese
Fonte: Save the children
BOLOGNA - L'Emilia-Romagna è la regione italiana che chiede il maggior numero di indagini sulle famiglie dei minori stranieri non accompagnati ospitati sul territorio. Il dato emerge dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'accoglienza dei migranti, presentata mercoledì scorso. La Direzione generale dell'immigrazione del ministero del lavoro, si spiega nel documento, può svolgere ricerche sul contesto familiare dei minori stranieri soli, sia per ottenere informazioni utili al percorso di accoglienza e integrazione in Italia sia per valutare l'opportunità di un rimpatrio assistito. Nel 2016 sono state svolte 426 indagini familiari, di cui 185 chieste dall'Emilia-Romagna, seguita da Veneto (63), Lazio e Liguria (38), Toscana (28), Lombardia (27) e Marche (17).
- La situazione si ripete quest'anno. Le Regioni da cui finora è arrivato il maggior numero di richieste di indagini familiari nel 2017 sono Emilia-Romagna (32), Veneto (15), Marche, Sicilia e Lazio (11). Prima dell'estate, al 31 maggio 2017, erano in tutto 1.103 i minori stranieri non accompagnati ospitati in Emilia-Romagna, dove sono presenti 101 strutture d'accoglienza e 288 posti Sprar. Le ragazze minorenni erano 73.
L'Emilia-Romagna e la Toscana sono le regioni che ospitano la maggiore parte dei minori di nazionalità albanese. Non a caso, proprio da Viale Aldo Moro è partito l'allarme negli anni scorsi sul fenomeno dei finti minori albanesi non accompagnati. La stessa Commissione parlamentare d'inchiesta parla di "insostenibile escalation" del numero di questi ragazzi negli ultimi anni, tanto da condurre "i servizi sociali e gli enti locali a segnalare il fenomeno".
Le indagini svolte anche in Emilia-Romagna hanno portato all'apertura di "procedimenti penali instaurati presso le locali Procure per il reato di truffa aggravata in danno dello Stato a carico di familiari e giovani 'non accompagnati' - si legge nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta - consentendo la puntuale ricostruzione del progetto migratorio in questione". In sostanza, i ragazzi albanesi vengono accompagnati in Italia "da parenti, amici connazionali, affidati ad autisti di pullman turistici o addirittura dagli stessi genitori", che una volta passata la frontiera, di solito nei porti di Ancona, Bari o Brindisi, tornano in Albania mentre il ragazzo raggiunge le città prescelta per essere assistito in struttura.
In sostanza, "il giovane simula uno stato di abbandono, in realta' fittizio". In questo modo, "è inserito nel sistema di tutela riservato ai minori non accompagnati, mentre la famiglia vive in Albania, ma in alcuni casi anche nel nostro Paese". Nel gennaio 2016 fu istituito un tavolo tra Prefetture, Questure e Tribunali per i minori dell'Emilia-Romagna, che "ha consentito di realizzare numerosi progetti di rimpatrio assistito con sostegno in patria dei giovani, soluzione auspicabile nell'attesa di specifici accordi bilaterali con l'Albania". Stando alla relazione della Commissione parlamentare, infatti, "sono in corso incontri con le autorità albanesi per approfondire il tema alla ricerca di una soluzione condivisa". Si sono già svolti due incontri, a Roma e a Tirana, fra i ministeri dell'Interno italiano e albanese, "nel corso dei quali sono state illustrate, da parte albanese, alcune prime misure in via di adozione per arginare il fenomeno". (DIRE)