Missili Usa in Siria. "No a escalation di violenza, il governo italiano si attivi"
ROMA - Con 54 missili tomahawk, lanciati da una nave americana, Donald Trump ha deciso di rispondere alla strage di Khan Sheikhoun, in cui martedì scorso sono morte più di 80 persone, fra cui 28 bambini. Il presidente Usa ha ammonito così la Siria e minacciato una iniziativa militare. Ora si teme un escalation di violenza. Si tratta, infatti, del più importante attacco contro il regime di Damasco degli ultimi anni. E appare una ritorsione contro la strage di Idlib di qualche giorno fa.
- “Nonostante l'uso di gas nervini, nonostante la condanna da parte di tutto il mondo, nonostante tutti gli indizi portassero a una responsabilità diretta del dittatore siriano, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito a rompere il gioco dei veti (in questo caso della Russia) e comminare una qualsivoglia forma di sanzione contro la Siria – scrive l’Arci in una nota - Senza alcun mandato del Congresso, né avendolo informato, il presidente degli Stati Uniti ha deciso sentendo solo i propri generali del Pentagono e pochi altri - sicuramente la Russia, probabilmente Israele - mettendo letteralmente a soqquadro le cancellerie di tutto il mondo e provocando conseguenze che nei prossimi giorni saranno più chiare”.
Secondo l’associazione questa azione militare lancia un messaggio, neanche tanto velato alla Corea del Nord (di cui certamente avrà discusso col Presidente cinese), ma anche - come sottolineato nella dichiarazione di Netanyahu - verso l'Iran. “Obbligherà in qualche modo la Russia a battere un colpo e a entrare nel merito di uno scenario futuro per la Siria, al di là della linea acriticamente difensiva del regime di Damasco adottata da Putin – continua la nota -. Quel che appare davvero grave per chi continua a ritenere che il mantenimento della Pace si possa realizzare solo attraverso il rispetto del Diritto e delle Istituzioni internazionali, è che rischia di aprirsi una nuova fase in cui pochi potenti della terra, per ragioni che non verranno mai esplicitate e che esulano da qualsiasi forma di Diritto o decisione democratica, possano imporre una rinnovata forma di pax romana con l'uso delle armi”.
“È un brutto mondo quello che si prepara, anche se la paura dei molti rispetto alla potenza dei pochi potrà forse produrre il tacere momentaneo delle armi. Perché l'assenza di guerra senza democrazia e giustizia diventa solo quello che Tacito descriveva tanti anni fa, "hanno fatto un deserto e l'hanno chiamato pace – conclude la nota -Il governo italiano si attivi per il cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari, perché si interrompa l’invio di armi alle varie fazioni, per far cessare i bombardamenti. Nell’immobilismo dell’Onu e della Comunità internazionale è urgente che la società civile di tutto il mondo faccia sentire la propria voce perché gli organismi internazionali svolgano il proprio ruolo con un ritrovato senso di responsabilità e si interrompa questa spirale di guerra dagli esiti imprevedibili”.
Amnesty International: “Trump si impegni per i rifugiati siriani”. La direttrice generale di Amnesty International Usa, Margareth Huang, afferma: “Il presidente Donald Trump ha detto che l’attacco è stato motivato dalla preoccupazione per le vite dei civili siriani. Ma la sua amministrazione ha mostrato un cinico disprezzo per i siriani che cercano di fuggire per salvarsi la vita. Gli chiediamo di revocare immediatamente il Muslim ban e di porre fine alle restrizioni nei confronti dei rifugiati siriani”.
“Le forze statunitensi devono inoltre rispettare rigorosamente i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario – ha aggiunto -, prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere le popolazioni civili nel corso delle loro azioni militari e non impiegare armi vietate a livello internazionale. Nei recenti attacchi aerei della coalizione a guida Usa in Iraq e in Siria sono stati uccisi centinaia di civili, molti dei quali erano donne e bambini intrappolati nelle loro abitazioni”.
“Negli ultimi sei anni il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è stato in grado di proteggere la popolazione civile siriana. Anzi, ha rafforzato la convinzione in tutte le parti in conflitto che potessero compiere crimini atroci impunemente – conclude -. È fondamentale che gli stati membri del Consiglio di sicurezza adottino una risoluzione per avviare un’indagine sul terreno circa l’attacco chimico di Khan Sheikhoun e per far sì che i responsabili ne rispondano di fronte alla giustizia”.