5 agosto 2013 ore: 17:37
Immigrazione

Mission, polemica sul reality. Intersos: ''Esperimento di comunicazione''

Il direttore Marco Rotelli risponde alle accuse che definisce “inevitabili”. “Il sociale sempre relegato nelle ultime pagine, così lo portiamo al grande pubblico”. E spiega: non sarà un reality vero e proprio, il programma è ancora in costruzione
Intersos Rifugiati: volto di bambino

ROMA – Le polemiche erano inevitabili, ma la scelta di partecipare al programma è legata al bisogno di dare visibilità a un tema di cui poco si parla sui media di massa. In una lunga lettera  dal sito dell’organizzazione, il direttore di Intersos Marco Rotelli risponde alle polemiche nate intorno al reality Mission, che dovrebbe andare in onda da novembre su RaiUno. Un programma girato all’interno dei campi profughi, con la collaborazione di Unhcr e appunto di Intersos.

“Le reazioni alle prime informazioni su un nuovo programma televisivo non ci sorprendono. Quando abbiamo deciso di aderire a questo esperimento di comunicazione eravamo ben consapevoli di esporci a critiche, commenti, di suscitare punti interrogativi e riflessioni, di poter ricevere, purtroppo, anche qualche insulto - spiega Rotelli -. Da molti anni le organizzazioni umanitarie dibattono sulla comunicazione, su metodi e limiti del loro rapporto con il pubblico. Quanto alle crisi umanitarie, l'opinione condivisa da molti è che se ne parli troppo poco: tranne in rare eccezioni, solo quando gravi tragedie scuotono le emozioni del grande pubblico e si accende la luce mediatica sulla sofferenza di milioni di persone, altrimenti dimenticate”.

Rotelli ricorda l’esperienza Intersos, organizzazione umanitaria non governativa, in oltre 30 paesi nel mondo. “Abbiamo sempre privilegiato l'operatività e l'azione - aggiunge - Nel 2012 abbiamo portato aiuto in una quindicina di paesi erogando oltre 2 milioni di servizi alla persona fornendo aiuti di emergenza, acqua potabile, cibo, riparo, cure sanitarie, beni di prima necessità, riattivando i mezzi di sostentamento economico e contribuendo a garantire la sicurezza e la dignità di ciascuno.

E proprio per dare riconoscimento a queste persone, in particolare ai rifugiati, abbiamo accettato di partecipare al programma televisivo. Riteniamo, infatti, che mentre oltre mille operatrici e operatori umanitari della nostra organizzazione lavorano instancabilmente nei posti più remoti del mondo e nelle situazioni più difficili e complesse, fianco a fianco con  persone in pericolo, un nostro imprescindibile ruolo sia parlarne e far conoscere al pubblico cosa sta accadendo e cosa stiamo facendo”.

Il direttore dell’ong spiega inoltre che “molti giornalisti della televisione della radio, della carta stampata e più recentemente del web ci hanno cercato, sono venuti a trovarci nei programmi in vari paesi, hanno condiviso con noi fatica, passione, pericolo, successi, frustrazioni, competenza e talvolta fallimenti. Purtroppo, raramente tutto questo è potuto esser trasformato in un messaggio, un'informazione destinata a molti. L’umanitario è sempre rimasto nelle ultime pagine dei giornali quotidiani, nei piccoli box a margine dei settimanali o nei programmi della mezzanotte della televisione”.

“Sappiamo con certezza che quel che facciamo è importante, vitale, essenziale, oltre ad essere meraviglioso –aggiunge - E proprio per questo motivo vogliamo portare questo messaggio e questa consapevolezza alla gente che oggi non li trova nell'informazione. Ci è stata offerta questa possibilità. L'abbiamo valutata, considerata rischiosa per l'immagine dell'organizzazione, anche perché al di fuori delle nostre modalità comunicative e di linguaggio, ma unica per il potenziale di diffusione che portava con sé. Abbiamo quindi chiarito bene le cose, gli obiettivi, i limiti e le modalità, a garanzia di tutto quello che cerchiamo quotidianamente di salvaguardare, a partire dalla dignità di ogni essere umano. Infine, abbiamo deciso di partecipare. La causa ci è sembrata più importante dei rischi di una simile operazione”.

“Ospiteremo delle persone note nelle attività che portiamo avanti con i nostri partner –scrive ancora - condivideremo con loro tutto quel che è l'umanitario, visto, lavorato e vissuto sul terreno, tra e con le persone in stato di bisogno e i rifugiati. Sceglieranno loro, con la loro sensibilità, come raccontare quel che hanno vissuto alle persone alle quali si rivolgeranno attraverso la televisione”. Rotelli torna anche sulle polemiche di questi giorni. “Tra le tante cose, siamo stati accusati di silenzio. Non c’era in realtà nulla da dire, ma ci auguriamo che queste righe possano contribuire a dare un primo contributo di chiarezza –conclude -Il programma, che non ha forma di reality show, è infatti alle fasi preparatorie, in continua costruzione, e quindi non è possibile divulgare quanto ancora non è concreto senza rischiare di provocare grossolani errori di interpretazione, con commenti a informazioni incomplete e quindi non corrette”.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news