17 gennaio 2018 ore: 16:21
Immigrazione

Missioni in Niger e Libia, "rotte più rischiose per i migranti e poca efficacia"

I dubbi delle associazioni sulle missioni internazionali in discussione a Camere sciolte. La ministra Pinotti parla di interessi fondamentali per il nostro paese. Vignarca: (Rete Disarmo): “Queste missioni sono solo una stampella per la Difesa”. Prestianni (Arci): “I migranti prenderanno percorsi meno battuti, ci saranno più morti”
Zuwara Media Center Libia. Immigrati per terra

ROMA – Più presenza italiana nelle area strategicamente legate al flusso dei migranti (Niger, Tunisia, Libia), meno contingenti in Iraq ed Afghanistan. A Camere sciolte, il Parlamento completa oggi il voto sulle missioni internazionali, proposte da una delibera del Consiglio dei ministri il 27 dicembre scorso. Oltre agli interventi già in corso, che verranno rinnovati, ci sono importanti novità che coinvolgono, in particolare, la zona del Sahel. “Abbiamo concentrato tutto sul Niger e sulla Libia, perché si tratta per il Niger di una nuova missione e per la Libia di continuare un lavoro che già stiamo facendo in un’area molto sensibile – ha sottolineato la ministra della Difesa, Roberta Pinotti -. La messa in sicurezza di quell’area, infatti, contro il terrorismo e il contrasto alle reti criminali che gestiscono l’immigrazione clandestina, è di interesse fondamentale per il nostro paese. Dal punto di vista del nostro lavoro – ha aggiunto - è significativo che sia stato il Niger a chiedere all’Italia di essere presente con una propria missione per formare le proprie capacità per il controllo del confine. Abbiamo inviato un team che ha perlustrato la zona, dopo l’approvazione del Parlamento siamo già pronti a inviare un contingente di 120 militari che possono arrivare con un numero massimo di 470 nel corso dell’anno”. Ma la nuova missione fa discutere sia dal punto di vista del metodo che nel merito.

“Abbiamo detto da subito, prima ancora che arrivasse l’approvazione della delibera, che si tratta di un intervento proceduralmente non corretto e politicamente problematico – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo -. Questo è il primo anno in cui è in vigore la nuova legge quadro sulle missioni militari all’estero, che riserva un ruolo centrale al Parlamento. In questo modo, però, quella possibilità positiva di dibattito viene neutralizzata dalla contingenza. Per noi si tratta di un precedente costituzionale grave”. Ma a preoccupare Vignarca è anche la natura delle nuove missioni, in particolare quella che vedrà l’Italia impegnata in Niger. “Non possiamo non fare eco rispetto a chi conosce il Niger, come i missionari lì stanziati che hanno detto chiaramente che il rafforzamento del paese e l’intervento sui flussi può avvenire solo attraverso la costruzione di scuole, interventi sanitari e non attraverso dispiegamenti militari”. L’efficacia, dunque, potrà essere limitata: “quello che pensiamo è che i fondi delle missioni militari sono ormai una stampella per la Difesa. Senza non si riuscirebbe a gestire la struttura, sono soldi che servono per la gestione dell’ordinario”. Inoltre, spiega Vignarca, se l’obiettivo è la gestione dei flussi legati all’immigrazione il rischio è che si continui ad arricchire l’industria delle armi, come denunciato già nel rapporto Border wars. “In realtà anche se tutti ripetono che si tratta di una missione di sicurezza legata all’immigrazione non si controllerà molto: è solo uno specchietto per le allodole, un tema che fa presa in campagna elettorale – aggiunge -. Le vere motivazioni sono altre: c’è la volontà dell’Italia di inserirsi in una zona strategica come quella del Sahel, di fare un favore alla Francia che invece per noi è di intralcio in Libia, insomma ci sono varie concause ma si ammanta tutto con la parola chiave: contrasto all’immigrazione”.

Anche Sara Prestianni, dell’Ufficio immigrazione di Arci, esperta di geopolitica internazionale, critica il “carattere di urgenza della discussione sul decreto, che non appare in nessun modo giustificato. Anche solo in tema di immigrazione ci sono questioni sicuramente più urgenti – sottolinea -. Inoltre sui contenuti, oltre a segnare un aumento delle spese militari, si introducono due missioni che hanno un carattere chiaro di esternalizzazione delle frontiere. Di fatto, andiamo a intervenire in zone di conflitto complesse, come quella libica, sosteniamo la Guardia costiera e perseveriamo in una pratica già denunciata anche dal Consiglio d’Europa, perché si parla di collusione con le milizie locali”. Per quanto riguarda il Niger per Prestianni, “la missione, sotto il controllo della Francia rappresenta un laboratorio per il piano ‘Europa più difesa’ portato avanti da Mogherini”. Rispetto alla reale efficacia dell’intervento, però, difficilmente si creerà un deterrente per i migranti: “sicuramente le persone continueranno a partire e a passare ma prendendo più rischi – aggiunge -. Si avrà uno spostamento delle rotte verso piste meno battute e quindi più pericolose, e in zone più complesse come il nord del Mali e l’Algeria. Non si otterrà l’effetto voluto, ma si avranno, purtroppo molti più morti”. (ec)

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