Mohamed, il musulmano che guida i turisti alla scoperta delle chiese milanesi
Mohamed Hamadi
MILANO - L'affresco che ama di più è quello dedicato all'Arca di Noé, realizzato da Aurelio Luini nel 1556, sul fondo dell'unica navata della Chiesa di San Maurizio a Milano. "Di Noé e della sua Arca ne parla anche il Corano, ma la gente non lo sa": Mohamed Hamadi, settantenne siriano da oltre 30 in Italia, è una della 2mila guide volontarie del Touring Club Italiano del progetto "Aperti per voi". Volontari che dedicano il loro tempo per tenere aperti in 13 regioni 71 luoghi storici, tra chiese, monumenti, musei e palazzi, che altrimenti rimarrebbero chiusi. Vere e proprie meraviglie, come la Chiesa di San Maurizio, in corso Magenta, espressione della pittura rinascimentale lombarda con il suo ciclo di affreschi che riveste interamente le pareti. Hamadi è musulmano, quando incontra i visitatori non lo dice, ma poi molti notano il suo nome sul cartellino di riconoscimento. "Rimangono stupiti -sorride-. Io mi considero un ponte tra le culture. E cerco di far conoscere la bellezza che c'è in questa chiesa". Hamadi parla quattro lingue: italiano, arabo, inglese e francese. "Ai turisti arabi spiego i riferimenti biblici degli affreschi -aggiunge-. Di solito loro apprezzano l'aspetto artistico di queste opere, ma non sanno nulla della cultura italiana e dei riferimenti religiosi contenuti".
È da circa due anni che Mohamed è volontario del Touring Club Italiano. Due o tre volte alla settimana passa mezza giornata o nella chiesa di San Maurizio o nella Basilica di Santa Maria presso San Satiro. "Per me è anche l'occasione per essere sempre di più dentro la cultura di questo Paese, che tanto mi ha dato e ne quale ho vissuto più che in Siria". Questo distinto signore dai modi gentili ha avuto una vita avventurosa e, in alcuni momenti, tragica. Suo figlio, Shady, ne ha anche scritto un libro, "La felicità araba. Storia della mia famiglia e della rivoluzione siriana". È fuggito dalla sua città natale, Homs, poco più che ventenne, dopo aver subito due arresti ed essere stato torturato più volte. Era il responsabile cittadino del Movimento nazionalista arabo. "Chiedevamo al regime del partito Baath solo una cosa: la democrazia -spiega Mohamed-. Dopo il secondo arresto ho deciso di scappare". Ha vissuto quindi in Libano, Kwait e Iraq, ma i servizi segreti siriani lo raggiungevano ovunque. Ha deciso quindi di venire in Europa, prima in Spagna e poi in Italia.
"Facevo il rappresentante di un'azienda kwaitiana e ho poi aperto una società di import-export -racconta-. A Milano ho conosciuto Grazia, una milanese doc. Ci siamo sposati ed è nato nostro figlio Shady". È stato anche consigliere comunale dei Ds a Sesto San Giovanni, dal 2002 al 2007. Mohamed è tornato in Siria solo nel 1997. "Ma ci sono rimasto appena 10 giorni, non mi fidavo delle rassicurazioni delle autorità. Temevo di essere nuovamente arrestato". Ora teme per i suoi fratelli, che stanno vivendo il dramma del conflitto. Quasi tutti i suoi nipoti sono fuggiti e vivono in diversi Paesi europei. "Solo uno non si è salvato -aggiunge-. È stato arrestato all'inizio della guerra e non sappiamo più nulla di lui". Per qualche mese, nel 2013, è stato anche uno dei primi volontari che accoglievano i profughi siriani in arrivo alla Stazione Centrale di Milano: "Avevano bisogno di informazioni e di riposare un po', perché il loro obiettivo era quello di raggiungere la Germania o la Svezia".
A Milano, come in tante altre città, piazze, monumenti e chiese sono protette da soldati e barriere di cemento. La Chiesa di San Maurizio, con la sua entrata libera e gratuita, è un'oasi di pace. "Quando un turista italiano si accorge che sono musulmano e capisco che è perplesso, gli spiego che nel Corano ci sono capitoli o sure dedicati ad Adamo ed Eva, a Maria, a Gesù. Sia la moschea che la chiesa sono la casa di Dio. Siamo noi uomini a costruire muri e divisioni. Sono convinto che la cultura possa aiutare ad andare oltre le apparenze". (Dario Paladini)