15 giugno 2011 ore: 14:49
Società

Mons. Vegliò: “Italia ed Europa devono fare di più, la mobilità umana non è una minaccia”

Il presidente del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti alla presentazione del glossario della Rete europea delle migrazioni. “L’utilizzo di parole come clandestini, espulsioni e respingimenti può dare un’idea sbagliata”
ROMA –  “Ai migranti economici non devono essere preclusi tutti gli spazi”. Su questo punto “l’Italia è chiamata a fare la sua parte, ma anche l’Europa perché il fenomeno migratorio riguarda tutti e porta necessariamente a rivedere certe impostazioni del passato. Il controllo dei flussi è necessario ma il contrasto è dispendioso e a lungo termine anche inefficace”. Lo ha detto monsignor Antonio Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti, nel corso della presentazione oggi a Roma del glossario sui termini in materia di immigrazione e asilo della Rete europea delle migrazioni. (vedi lancio successivo)
 
L’arcivescovo ha quindi ribadito la necessità di arrivare presto a nuove regole, convenzioni e trattati in tema di immigrazione e in particolare ha auspicato la ratifica da parte di tutti gli stati della convenzione Onu sulla tutela dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. Secondo Vegliò l’immigrazione non è soltanto il futuro dell’Europa ma anche dell’Italia. È necessario impegnarsi sempre di più contro “l’avversione a priori verso lo straniero” che è ormai un fenomeno sempre più comune. “È innegabile che i flussi attuali di immigrazione pongono per la loro intensità, diversi problemi. Da una parte questo fenomeno attesta i disagi dei paesi di origine , dall’altra le difficoltà nei paesi di accoglienza che si trovano continuamente in affanno per la sistemazione dei nuovi venuti- ha detto-. Ma l’utilizzo di parole come irregolari, clandestini, espulsioni e respingimenti può dare un’idea sbagliata della posta in gioco. La mobilità umana non è mai una minaccia. Dietro ci sono questioni legate all’economia mondiale e alla collaborazione tra gli stati. È necessaria quindi una maggiore solidarietà”. (ec)
(Vedi lancio successivo)
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