14 agosto 2015 ore: 12:56
Giustizia

Morire di Tso, Cecconi: gli ispettori non bastano, confronto sulla qualità dei servizi

“Inaccettabile” la morte di Andrea Soldi, che impone di “aprire subito un confronto sui servizi di salute mentale nel nostro Paese. O preoccupa la chiusura degli opg, per i ritardi e per l'idea di aprire nuovi manicomi regionali”
Andrea Soldi

Andrea Soldi

ROMA - “Inaccettabile”: così Stefano Cecconi, responsabile Welfare della Cgil, definisce la morte di Andrea Soldi a Torino, durante l’esecuzione di un Trattamento sanitario obbligatorio. “Una misura sanitaria voluta a garanzia del malato non può trasformarsi in un atto che conduce alla morte – continua in una nota di denuncia - La qualità del Tso, cioè proprio il modo in cui viene eseguito, riguarda il rispetto dei diritti e della dignità della persona malata. Non può svolgersi come se fosse l’arresto di un criminale (che peraltro deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti dell’imputato)”. 

Andrea Soldi
Andrea Soldi

Non solo: il ricorso al Tso è illecito, visto che la Costituzione, all'articolo 32, afferma che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Il Tso, insomma, è una “extrema ratio”, introdotta dalla riforma Basaglia (legge 180/1978) con la chiusura dei manicomi. “Fu pensato – precisa Cecconi - come misura limitata nel tempo e da eseguirsi con modalità ben precise a garanzia della libertà e dei diritti della persona, proprio per evitare gli abusi del ricovero coatto in manicomio. Questa norma di civiltà e progresso oggi è rispettata ? La tragica vicenda di Torino, che non è isolata, impone un’approfondita ed urgente verifica”. 

Cecconi fa quindi appello alle istituzioni e, in particolare, alla ministra Lorenzin, la quale “non po’ accontentarsi di inviare gli ispettori a Torino. Bisogna aprire subito un confronto sullo stato e sulla qualità dei servizi di salute mentale nel nostro Paese, sulle condizioni difficili in cui sono spesso costretti a lavorare gli operatori spesso in conseguenze dei tagli alla sanità, sulle buone e sulle cattive pratiche- propone Cecconi - Una situazione ben illustrata nella relazione conclusiva dell’ultima inchiesta parlamentare sulla salute mentale presentata al Senato dalla Commissione Sanità nel 2013. Bisogna parlare delle porte chiuse in troppo reparti psichiatrici (e in troppe strutture residenziali), bisogna parlare della contenzione, fenomeno diffusissimo come segnala il recente documento del Comitato nazionale di bioetica”. 

Allo stesso tempo, occorre procedere rapidamente verso la chiusura degli Opg, che “segnala un pericolo, per i ritardi con cui sta avvenendo (urge il commissariamento per le regioni inadempienti) – continua Cecconi - e per l’idea di sostituire i vecchi Opg con i nuovi manicomi regionali, le Rems. Bisogna invece far emergere, valorizzare e diffondere le tante esperienze in cui la salute mentale si tutela con servizi aperti e accoglienti nel territorio, favorendo l’inclusione sociale e la vita nella comunità e non il ricovero in luoghi separati, sostenendo le famiglie dei malati troppo spesso lasciate sole. Insomma – conclude - non c’è tempo da perdere, per evitare che altri possano morire di Tso, per garantire ad ogni cittadino che il trattamento sanitario, anche quando obbligatorio, è sempre davvero una misura a tutela della salute e mai può “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

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