Morire in strada a Milano. Il rifiuto dell'accoglienza e il lavoro dei volontari
Via Vittorio Pisani, angolo Duca d'Aosta
Via Vittorio Pisani, angolo Duca d'Aosta |
MILANO - Mario, da oltre dieci anni portinaio al civico 22 di via Vittor Pisani, come ogni mattina ha svegliato i senza dimora che dormono vicino l'ingresso. "Devo chiedere loro di spostarsi, dobbiamo pulire qui davanti. Qui è pieno di uffici". Questa mattina però Massimiliano, 47 anni, non si è mosso. "Ho chiamato allora dei vigili urbani che stavano passando. Hanno provato a svegliarlo anche loro. Abbiamo capito che stava male e chiamato il 118. Non c'era più nulla da fare". I portici di via Vittor Pisani a Milano (vicino alla Stazione centrale) sono il ricovero notturno per almeno una trentina di senza dimora. Ogni sera passa una delle unità di strada formate da volontari, per offrire un posto letto in uno dei 15 dormitori della città, oltre che bevande calde e coperte. Al Comune risulta che in queste settimane Massimiliano abbia rifiutato più volte l'ospitalità offerta. Come lui decine di altri senza tetto. Ci sono luoghi ormai storici che di notte si trasformano in dormitori all'aperto, anche in pieno inverno e popolati da irriducibili della vita di strada: non solo via Vittor Pisani, ma anche i porti di piazza XXIV Maggio, largo Corsia dei Servi, il piazzale di fronte alla Borsa (solo per citarne alcuni).
Un problema ben noto all'amministrazione comunale. Tanto che questa mattina il sindaco Giuseppe Sala, sul suo profilo Facebook, ha scritto: "Ieri ho chiesto al comandante della Polizia Locale di intervenire per cercare di convincere i senzatetto che stazionano nella nostra città ad accettare il nostro aiuto ed usufruire delle strutture del Comune. Sono stati contattati più di 200 di loro e, da quanto mi riferiscono, solo 8 hanno accettato la nostra offerta. Come ho già sottolineato la legge non ci permette di obbligarli ad accettare un letto al caldo nei nostri centri. La tragica notizia della scomparsa di un senzatetto rafforza la nostra convinzione che queste persone vadano aiutate. Per questo non fermeremo la nostra azione: già da stamane Polizia Locale, Protezione Civile e operatori sociali sono di nuovo all’opera per aiutare e convincere i senzatetto ad accettare l’aiuto di Milano". Comune e terzo settore hanno allestito per questo inverno 2.700 posti letto: ce ne sono ancora 300 liberi. L'assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, ha rinnovato l'appello ai cittadini a segnalare i senza dimora che vivono in strada, così da poterli raggiungere con una delle unità di strada o con la polizia locale.
Nei palazzi di via Vittor Pisani ci sono soprattutto uffici. Dopo le otto di sera i portici sono deserti e pian piano si popolano di senza dimora che allestiscono i loro giacigli. Al mattino, verso le 7.30, rifanno i loro fagotti e comincia la vita degli uffici, dei bar e ristoranti della vita. "Molti sono stranieri e spesso di passaggio - racconta Marco Tozzi dell'unità di strada del Comitato di Milano della Croce Rossa -. Sono persone abbastanza difficili, qualche volta sono lì in gruppo. Accettano le bevande calde, ma non vogliono andare né in uno dei dormitori né al mezzanino della metropolitana alla Stazione centrale, che in queste notti è aperto e presidiato da volontari. È una situazione critica, una bomba a orologeria, perché una concentrazione di senza dimora di questo genere ha implicazioni sociali, igieniche e di ordine pubblico".
La convivenza tra il popolo della notte e quello di giorno in via Vittor Pisani non è sempre facile. "Qualche volta siamo costretti a chiamare l'Amsa per pulire i portici, soprattutto al lunedì mattina - ricorda Mario -. Dispiace vedere persone che vivono in quelle condizioni. Ma lasciano i portici in condizioni pietose". Non sono mancati in questi anni anche storie di solidarietà verso qualcuno dei clochard. "Per una signora e per il figlio ventenne che dormivano proprio di davanti all'ingresso abbiamo fatto una colletta -racconta Mario-. Un avvocato poi ha offerto alla signora un lavoro e un piccolo appartamento. Poco dopo anche il figlio è riuscito a trovare un impiego. Ogni tanto la signora viene a trovarci per salutarci. Fin dall'inizio abbiamo capito che avevano voglia di lasciare la strada. Altri invece sembrano persi". Nel 2013, inoltre, aveva fatto scalpore la storia di un senza dimora, condannato per furto, per il quale il giudice del tribunale di sorveglianza aveva disposto gli arresti domiciliari e come indirizzo di reperibilità aveva indicato i portici di via Vittor Pisani 22, visto che era il suo luogo di dimora abituale. "Ogni giorno i carabinieri passavano a controllare", ricorda Mario.
Di Massimiliano si sa poco, per ora. Il suo ultimo domicilio conosciuto è a Paderno Dugnano. "Era una persona molto chiusa - ricorda Marco Tozzi -. Spesso quando passavamo dormiva già e non ci dava retta". Mario e i camerieri del bar vicino non lo conoscevano. "È davvero molto difficile riuscire a convincere queste persone ad andare nei dormitori - aggiunge Marco Tozzi -. Per noi è incomprensibile, soprattutto in giornate così fredde. In teoria forse accetterebbero se ci fossero tanti piccoli dormitori, con massimo 15 posti letto, ma oggettivamente è davvero difficile riuscire ad organizzare un'accoglienza così frammentata. Certamente in luoghi più piccoli si riuscirebbe a instaurare con ciascuno un rapporto migliore". Per Mario Furlan, presidente dei City Angels, "bisognerebbe pensare a una forma di Tso (Trattamento sanitario obbligatorio, ndr) per costringere chi rifiuta l'accoglienza. Soprattutto quando fa così freddo e chi dorme in strada magari è strafatto di alcol o droghe e quindi non ha la lucidità per decidere". Ieri, tramite Redattore Sociale, Magda Baietta, presidente della Ronda della Carità, ha proposta inoltre che siano istituite unità di strada diurne, con lo scopo preciso di conoscere meglio i senza dimora che insistono a vivere in strada e proporre loro percorsi concreti di inserimento sociale e lavorativo. Spesso in strada rimane chi ha problemi di alcol, di droghe o problemi di salute mentale. "Sono soprattutto giovani -racconta Magda -. Non vanno in dormitorio perché ciò comporta l'accettazione di un minimo di regole. Non possiamo accettare che delle persone vivano in questo modo. Per loro dobbiamo pensare a qualcosa di diverso". (dp)