4 giugno 2018 ore: 18:16
Immigrazione

Morte Soumayla, Arci: "Dignità e diritti per tutti i lavoratori migranti"

L’Associazione è intervenuta con una nota per condannare fermamente l’uccisione nella piana di Gioia Tauro del 29enne migrante maliano Sacko Soumayla. Dito puntato contro Salvini: “un bell’esordio il suo, non una parola ha speso sulla vicenda”

ROMA - “Chiediamo che finalmente si offra una sistemazione dignitosa a questi lavoratori, che si rispetti il diritto al salario e all’orario di lavoro previsto per i lavoratori agricoli da contratto nazionale. Chiediamo, inoltre, che venga prestato aiuto alla famiglia del giovane ucciso e che umanità e civiltà non vengano considerati un optional valido solo in alcuni casi, ma che vengano garantiti a ogni essere umano”. A scriverlo in una nota è l’Arci in merito alla morte di Sacko Soumayla, il migrante maliano di 29 anni ucciso da una fucilata mentre con due connazionali tentava di portar via delle lamiere da una fabbrica dismessa. “Sacko aveva 29 anni – prosegue l’Arci - era regolare in Italia ed era originario del Mali. Era un sindacalista dell’ Unione sindacale di base (Usb) ed era sempre in prima linea per difendere i diritti dei lavoratori immigrati di Gioia Tauro, sfruttati e costretti a vivere nelle baraccopoli tenute su da pezzi di lamiere. Ed era proprio la lamiera per aiutare due amici a rinforzare la loro baracca quella che Soumayla stava andando a prendere, non rubare, perché quella zona è una discarica a cielo aperto dove i rifiuti sono abbandonati senza nessuna proprietà. Colpito alla testa, Soumayla è morto in ospedale e ora gli investigatori stanno lavorando per individuare il colpevole”.

L’Associazione evidenzia poi le condizioni sociali e lavorative nelle quali molti migranti sono costretti a vivere nella piana di Gioia Tauro, “lavorano nei campi per pochi euro al giorno –scrive l’Arci - senza nessun rispetto per i propri diritti (anche quello a un salario equo e un orario di lavoro umano) e per la propria dignità. Nonostante le promesse delle autorità dopo la rivolta di Rosarno, sono costretti ancora a vivere in baraccopoli tirate su alla meglio, senza servizi igienici, senza acqua corrente, veri e propri ghetti che periodicamente le autorità minacciano di buttar giù”. L’Arci punta infine il dito contro il neo Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, reo di “non aver speso una sola parola su questa tragica vicenda”.

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