Moschea a Milano, "entro fine mese una risposta dal comune"
MILANO - Sono giorni decisivi per il futuro della moschea a Milano, spiega Davide Piccardo, presidente del Coordinamento associazioni islamiche di Milano e Monza (Caim): "Entro fine mese il Comune ci darà una risposta". La comunità musulmana chiede alla Giunta Pisapia di realizzare sull'area dell'ex Palasharp una moschea entro il 2015, in vista di Expo. Un gesto dovuto, secondo i rappresentanti della comunità islamica, sia per la libertà di culto in città, sia per i visitatori che arriveranno nel capoluogo lombardo per l'Esposizione universale. A giugno Ada Lucia De Cesaris ne aveva parlato con alcuni rappresentanti della comunità islamica e aveva chiesto di pensare ad un progetto che fosse economicamente sostenibile. Ora manca solo l'approvazione: "Nel caso in cui ci sia un rifiuto, siamo pronti a seguire vie legali già provate da altre comunità a cui è stata negata la possibilità di costruire una moschea", prosegue Piccardo.
Il riferimento è, tra gli altri, all'associazione islamica Muhammadiah di Brescia. Alla comunità musulmana cittadina era stata negata la possibilità di creare un luogo di culto in uno spazio gestito dalla stessa associazione. Così ha fatto ricorso al Tar per annullare il Pgt in cui non era previsto nessuno spazio per culti diversi da quello cattolico. La richiesta è stata accolta dal Tribunale amministrativo ieri e ha scatenato l'ira del governatore lombardo Roberto Maroni. Su Twitter il governatore leghista l'ha definita una "sentenza-vergogna" e ha promesso di prendere provvedimenti "per fermare il virus" della diffusione delle moschee. La Lega Nord ha rilanciato, annunciando di voler indire un referendum per chiedere ai lombardi se vogliono i minareti nella loro regione. "Non entriamo in questa polemica, l'idea del referendum è fuori dalla Costituzione – prosegue Piccardo – noi ora siamo concentrati sul Comune, con cui è possibile raggiungere finalmente un risultato concreto". (lb)