5 febbraio 2016 ore: 13:14
Salute

Mutilazioni genitali, Amref lancia “Stop the cut”

In occasione della Giornata internazionale contro la mutilazione femminile l’organizzazione lancia una campagna per sensibilizzare le comunità che ancora la praticano. Appello al Governo della Sierra Leone perché le circoncisioni femminili diventino illegali: “E’ una forma di violenza contro le donne”
Mutilazioni. Lametta (Amref)

ROMA - "Ho sentito una giovane recitare una poesia sull'orrore delle mutilazioni genitali cui era stata sottoposta. Ho pianto. Quel giorno mi sono inginocchiata e ho giurato di non tagliare più nessun'altra ragazza". Sabina, fino a poco tempo fa, praticava la circoncisione alle ragazze Masai in Kenya, come lei anche Doros e Loise. Le loro storie sono state rese note da Amref, in occasione della Giornata internazionale della Tolleranza Zero contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebra domani 6 febbraio, per lanciare la campagna "Stop the cut" (Fermiamo il taglio). L’obiettivo è sensibilizzazione le comunità africane attraverso la radio, testimonianze di chi è salvo grazie ai riti di passaggio alternativi e un appello alla Sierra Leone che non ha ancora dichiarato illegali le mutilazioni genitali.

Amref Health Africa è preoccupata dal fatto che, contrariamente a questa posizione internazionale, in Sierra Leone il Ministro del Welfare e delle Pari Opportunità ha annunciato che la mutilazione genitale femminile è una pratica culturale supportata dal Governo e che dunque non sarà messa fuori legge. È, invece,  largamente risaputo che le mutilazioni genitali femminili, conosciute anche come “taglio genitale femminile” (Female Genital Cutting - FGC), includano procedure che causano intenzionalmente ferite agli organi genitali femminili, che vengono alterati, senza ragioni mediche. Oggi, più di 125 milioni di donne e ragazze appartenenti a 29 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente vivono con i genitali mutilati. La maggior parte delle vittime hanno subito la mutilazione nel periodo compreso tra l’infanzia e i 15 anni di età.

La mutilazione genitale ha complicazioni acute e croniche. Le complicazioni acute includono il dolore, il sanguinamento, le infezioni e a volte la morte. Quando la ferita si rimargina, si determinano complicazioni croniche con serie conseguenze sulla salute materna. Alcuni esempi sono le fistole, l’infertilità e l’incapacità di partorire naturalmente, cosa che può provocare complicazioni ostetriche e anche la morte dei neonati. Le donne che hanno subito il taglio non possono avere relazioni sessuali normali ed il dolore durante il sesso è tra loro un elemento comune.

È per questa ragione che nel 1993 la mutilazione genitale femminile è stata classificata come una forma di violenza contro le donne dalla legislazione internazionale dei diritti umani. Nel 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha emanato una risoluzione sull’eliminazione delle mutilazioni genitali. Negli anni sono dunque stati compiuti vari progressi su questo fronte e oggi 24 dei 29 Paesi dove si concentravano maggiormente le mutilazioni genitali femminili hanno promulgato una normativa contro questa pratica.

“Noi siamo dalla parte dei diritti delle donne – sottolinea Amref -. Crediamo che uno sviluppo sostenibile non possa essere raggiunto finché i diritti delle donne non siano sostenuti e supportati. Fino a quando alle donne non sarà riconosciuta la medesima opportunità all’interno delle loro comunità di impegnarsi completamente per il progresso”.“La mutilazione genitale femminile è illegale - afferma il direttore generale dell’organizzazione Githinji Gitahi.È una forma di violenza contro le donne. È contro la giustizia naturale e i diritti delle donne”.

Nel corso del suo lavoro con le comunità, Amref ha notato che le mutilazioni non solo portano a problemi medici ma svantaggiano le donne portandole ad abbandonare gli studi quando sono molto giovani, costringendole a matrimoni precoci, relegandole a ricoprire nelle comunità la posizione più bassa per quanto concerne lo sviluppo umano.In Kenia e Tanzania l’organizzazione ha lavorato con gli anziani delle comunità Masai per sviluppare un Rito di Passaggio Alternativo per le adolescenti, al fine di eliminare la pratica della mutilazione. Il rito di Passaggio Alternativo è stato messo in pratica dal 2012 e consente alle ragazze di effettuare la transizione all’età adulta senza subire il taglio. Nel solo Kenya, oltre 8mila ragazze hanno partecipato al rito di passaggio alternativo, scampando alla morte, alle ferite e al matrimonio precoce.

“In Etiopia abbiamo lavorato con più strutture, multi settoriali, del Governo per affrontare le Mutilazioni Genitali Femminili – spiega Amref - Il progetto “Uniti per I Diritti del Corpo” finanziato dal Governo Olandese si svolge nella Regione di Afar da 5 anni e ha portato a un declino significativo nella diffusione della pratica. Nella zona del South Omo, un progetto finanziato dal Governo Canadese combatte le tradizionali dannose pratiche, incluse le mutilazioni, puntando ad influenzare un cambiamento comportamentale e a incoraggiare il potere decisionale femminile sulle questioni materne e inerenti i bambini”.

Ora, in occasione della Giornata Tolleranza zero, Amref si appella al Governo della Sierra Leone ed agli stakeholders che lavorano per sostenere i diritti delle donne in Africa, affinché prendano posizione al fianco alle donne della Sierra Leone e condannino le Mutilazioni Genitali Femminili. L’organizzazione si dichiara disponibile a fornire al Governo della Sierra Leone il supporto tecnico per sviluppare e implementare le politiche e le strategie per l’eliminazione di questa pratica nociva.

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