6 febbraio 2015 ore: 15:44
Salute

Mutilazioni, l'appello: "Più impegno in Ue sulla Convenzione di Istanbul”

In Europa il fenomeno riguarda circa 500 mila donne. L’appello di Aidos: “Rendere operativa la Convenzione, che è il primo atto che riconosce l’esistenza del fenomeno e vincola gli stati a fare prevenzione”
Giovanni Marrozzini Mutilazioni genitali: Eve. Bambina con gli occhi coperti da mani (Marrozzini 8)

Foto di Giovanni Marrozzini

ROMA – Maggiore impegno per rendere operativa la Convezione di Istanbul, in Italia e in Europa. A chiederlo è Aidos, che oggi a Roma ha organizzato una conferenza stampa alla Camera in occasione della Giornata mondiale sulle mutilazioni genitali femminili. Secondo le stime dell’ultimo rapporto dell’Oms, sono oltre 130 milioni nel mondo le donne e le ragazze che hanno subito la pratica delle mutilazioni genitali femminili e circa 3 milioni ogni anno quelle a rischio. La pratica, diffusa in gran parte dell'Africa, Medio Oriente e in alcune zone dell'Asia e dell'America Latina, è oggi un fenomeno che riguarda anche l'Europa. Ma anche se dati certi sulla diffusione del fenomeno in Ue non ce ne sono, il Parlamento europeo stima che siano circa 500.000 le donne e le ragazze che convivono con le mutilazioni genitali femminili sul nostro territorio.

“Oggi il fenomeno riguarda anche l’Europa e l’Italia – spiega Clara Caldera, responsabile Aidos dei progetti sulle mutilazioni genitali femminili e vicepresidente del network europeo “End fgm – Sia perché ci sono donne provenienti da paesi dove la pratica ancora viene portata avanti, sia perché nei paesi europei ci sono ragazze di seconda e terza generazione, potenzialmente a rischio. L’Europa dunque se ne deve occupare”. Caldera ricorda che la Convenzione di Istanbul, in vigore da un anno, è il primo trattato a riconoscere l'esistenza delle mutilazioni genitali femminili in Europa e la necessità di affrontare il fenomeno in modo sistematico. “La Convenzione è il primo vincolante su questo tema.  Contiene, infatti, un articolo specifico che obbliga gli stati a fare prevenzione e proteggere le donne – aggiunge Caldera -. La necessità è quella di insistere sulla prevenzione, e non sull'aspetto punitivo, per incidere davvero sulla mentalità e i comportamenti".

Aidos chiede, dunque, che "i paesi membri si dotino di strumenti finanziari per rendere operativa la Convenzione di Istanbul". "In Italia, in particolare, bisogna lavorare anche per un maggiore coordinamento tra gli interventi a livello territoriale e le politiche interne, e su una collaborazione con la popolazione migrante presente nel paese” conclude Caldera. (ec)

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