18 dicembre 2009 ore: 17:06
Società

Natale (Fnsi): “C’è un’imprenditoria della paura che specula sui temi dell’immigrazione”

Intervento nel corso della presentazione questa mattina a Roma dei dati dell’Osservatorio sulla Carta di Roma. Morcellini: “C’è poca innovazione, mentre emerge un convenzionalismo esasperato”
ROMA – “In questi giorni si parla molto di responsabilità dell’informazione e si fanno appelli per misurare i toni. Ci piacerebbe se questi appelli venissero fatti anche per altri temi rilevanti come l’immigrazione”. Lo ha dichiarato Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), nel corso della presentazione questa mattina a Roma dei dati dell’Osservatorio sulla Carta di Roma. “Uno strumento - ha ricordato Natale - nato dalla strage di Erba, che ci ha restituito ventiquattro ore terribili per l’informazione italiana con la caccia ad Azouz Marzouk, che per conformismo giornalistico poteva essere l’unico colpevole”. Da allora “l’esigenza di questo strumento non è venuta meno”, ha aggiunto il presidente della Fsni, ricordando però che per quanto riguarda la distorsione della rappresentazione dei migranti nei media, gli unici colpevoli non sono soltanto i giornalisti. “C’è un’imprenditoria della paura - ha detto- che specula sui temi dell’immigrazione in termini di sicurezza per fini politici”.
 
Marco Volpati, consigliere dell’Ordine dei giornalisti, ha aggiunto che la Carta di Roma verrà inserita nei testi per l’esame di Stato dei praticanti giornalisti, “un atto scontato, mentre è meno ovvio far entrare nella mentalità delle redazioni  i concetti e le regole deontologiche per il trattamento dei migranti”. “I soggetti deboli che possono essere violentati da un atteggiamento di cronaca troppo disinvolto devono essere, invece, tutelati- ha aggiunto-. Lo straniero dall’informazione è sempre visto come un problema e mai come una persona”.
 
Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della comunicazione dell’università La Sapienza ha invece sottolineato come dalla ricerca emerga la “difficoltà del giornalismo di rinnovare le pratiche discorsive”. “C’è poca innovazione, mentre emerge un convenzionalismo esasperato-ha detto. È un problema etico dei giornalisti, c’è un’autoreferenzialità impressionante che rispecchia i valori della classe media. Per trattare questi temi si usa sempre lo stesso fazzoletto di parole, un problema che riguarda anche i giovani giornalisti.” Secondo Morcellini per ovviare a questo stato di cose è necessaria un’alleanza tra giornalisti e ricercatori, “questi dati non li terremo nel cassetto, li diffonderemo il più possibile perché non ha senso stare zitti”.
 
Per quanto riguarda i risultati, Marco Binotto, coordinatore della ricerca ha sottolineato come emerga una “povertà di linguaggio” nel trattare i temi dell’immigrazione e come le notizie che hanno come protagonisti cittadini stranieri siano quasi sempre riconducibili a fatti di cronaca. “Gli immigrati sono sovrarappresentati quando commettono crimini e sottorappresentati quando si parla dei processi- ha detto. Binotto ha sottolineato, inoltre, come molto spesso nelle notizie l’uso dei termini riferiti agli immigrati sia inappropriato e come si violino sempre più spesso i codici deontologici e la tutela della privacy. (ec)
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