"Né superoi né sfigati", ecco come parlare in modo corretto di disabilità
ROMA Persona con disabilità o handicappato? Genio o poveretto? Se usare un linguaggio corretto quando si affrontano tematiche sociali è sempre difficile, la missione può risultare quasi impossibile quando si parla di disabilità. Per questo il tema è stato al centro di “Né supereroi né sfigati: persone!” incontro di formazione organizzato dal Giornale Radio sociale insieme a Redattore sociale e Forum del Terzo settore, alla vigilia della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità. Il webinar, coordinato da Ivano Maiorella direttore del Grs e da Stefano Caredda direttore di Redattore Sociale, è stato organizzato insieme all’Ordine dei giornalisti della Sardegna e costituisce la penultima tappa del ciclo di seminari “Intervista con il territorio”.
Utilizzare termini corretti per affrontare il tema è fondamentale soprattutto per evitare di cadere in stereotipi o alimentare pregiudizi. “Attraverso le parole che utilizziamo per descrivere il mondo costruiamo la mente di chi ci ascolta. E così anche la descrizione che associamo alla disabilità crea un impatto mentale che trasferisce un certo modello”, spiega Carlo Duò, psicologo della comunicazione e del lavoro. Per questo un vero cambiamento culturale deve contemplare una “rivoluzione che passi anche dalle parole”, aggiunge.
Ma quali sono le trappole per i giornalisti? Francesco Birocchi, presidente dell’Odg Sardegna ricorda che si tratta di “temi delicatissimi, scivolosi dove anche i più esperti possono cadere traditi dall’uso di un linguaggio non corretto, ma quotidiano”. “Spesso si può essere vittime dei luoghi comuni - aggiunge - ma spetta al giornalista correggere possibili storture. Il testo unico dei doveri del giornalista dedica l’articolo 6 a questi temi e di recente è stato modificato proprio in occasione dell’emergenza sanitaria. Dobbiamo ricordarlo quando scriviamo, spesso si dice che per la disabilità servano diritti speciali, in realtà i diritti sono gli stessi per tutti, il problema è la differenza nella modalità in cui possono essere goduti”.
La disabilità oggi interessa milioni di persone, in Italia e nel mondo. “Molti anziani oggi sono non autosufficienti, è una condizione che può riguardare tutti nel ciclo della vita - ricorda Claudia Fiaschi portavoce del Forum del Terzo settore -. I disabili non hanno bisogno di diritti diversi, ma devono essere messi nella condizione di accedere ai diritti che già ci sono. Un esempio è il tema del lavoro”. Fiaschi ha sottolineato il ruolo del terzo settore nei percorsi di vita autonoma e inclusione attiva dei soggetti vulnerabili nel mondo occupazionale. “Persone che fino a ieri erano considerate un costo per la comunità ora sono soggetti attivi - aggiunge -. In questo è fondamentale il ruolo di chi fa comunicazione e sceglie le parole, mettendo l’accento sulle storie positive”.
La comunicazione corretta assume un ruolo fondamentale anche per chi fa “infrastrutturazione sociale”, spiega Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud. “Noi incoraggiamo progetti in ambito sociale e pensiamo che la funzione della comunicazione sia strategica - afferma - Spesso si parla di queste esperienze come di buoni o di eroi, ma non basta: in realtà, presentare queste realtà come eccezionali e irripetibili vuol dire condannarle alla marginalità. Non dobbiamo parlare solo di buone pratiche per aumentare la sensibilità verso i soggetti deboli ma siamo qui per cambiare paradigma”. Ad oggi siamo infatti ancora lontani dall’avere una società veramente inclusiva, come ricorda Katia Caravello, collaboratrice del Giornale Radio sociale. “La convenzione Onu è legge in Italia da 12 anni ma si fatica a farla applicare - sottolinea -, io sono cieca e spesso noi disabili siamo considerati diversi dai cittadini, per esempio durante la pandemia alcune norme non hanno tenuto conto dei nostri bisogni. Basti pensare alle norme per il distanziamento fisico impossibili da rispettare per chi ha bisogno di accompagnamento o assistenza”.
Per raccontare i temi, quindi, serve una formazione attenta e continua, aggiunge Roberto Natale, responsabile di Rai per il sociale: “Su questi temi il meglio di sè lo dà il giornalismo quando esce da se stesso. Le cose che ci arricchiscono nascono dalle collaborazioni con le forze sociali vive, che ci sollecitano a cambiare - spiega -. Questo periodo drammatico ci fa capire che dell’informazione professionale non si può fare a meno. E’ importante che il sociale abbia ascolto in Rai non solo nelle campagne che di volta in volta proponiamo, ma attraverso un dialogo con l’insieme dell’associazionismo e del terzo settore”. Secondo Carlo Giacobini, giornalista e responsabile di Iura, Agenzia per i diritti delle persone con disabilità, il concetto centrale deve essere quello di “accessibilità”. In questo senso si aprono una serie di sfide: dalle barriere tecnologiche all'accesso alle fonti primarie di informazione. Sulla stessa scia anche Nico Perrone, direttore dell’Agenzia Dire: “In questo momento chi ha già dei problemi si troverà a incontrare nuove difficoltà, per questo è importante un’informazione corretta e gestita al meglio”. Infine, Stefania Gerli del Forum del terzo settore Sardegna ricorda che “le problematiche che la disabilità crea sono affrontabili solo se si mette al centro la persona”. L’appello ai giornalisti a nome del Forum è di essere più puntuali, precisi e costanti nell’attualità narrativa delle persone con disabilità.