12 settembre 2018 ore: 14:12
Famiglia

Negozi, market, chiesa: il "Paese ritrovato" a misura del malato di Alzheimer

La singolare esperienza di una nuova struttura residenziale a Monza. C'è tutto quello che troverebbero nel quartiere o paese in cui vivevano prima della malattia. "Non è una finzione. Qui vivono una situazione reale, che però è protetta, rassicurante"
Il paese ritrovato, piazza
Il paese ritrovato, piazza

MILANO - Angela veste un bell'abito a fiori, ha le unghie smaltate di fucsia e una borsetta nera: passeggia tranquillamente tra il bar, la chiesetta e il cineteatro. Saluta sorridente tutti e quando incontra Maria si siede con lei ai tavolini per un caffé. Angela e Maria dal giugno scorso abitano al "Paese ritrovato", una casa di cura davvero singolare e innovativa per malati di Alzheimer o altre forme di demenza. Si trova a Monza e nei suoi 14 mila metri quadrati ci sono otto appartamenti che possono ospitare fino a otto persone, bar, market, pro loco, due negozi-laboratorio, un cineteatro, due palestre, l'orto e un grande giardino. I pazienti, che qui vengono chiamati "residenti", sono liberi di girare e di scegliere dove stare e cosa fare. Nel "Paese ritrovato" c'è tutto quello che troverebbero nel quartiere o paese in cui vivevano prima della malattia: "Non è una finzione. Qui vivono una situazione reale, che però è protetta, rassicurante - spiega Marco Fumagalli, educatore e coordinatore di questa struttura pensata, realizzata e gestita dalla cooperativa sociale La Meridiana -. È un luogo in cui si rispettano i ritmi delle persone". Passeggiando tra i vialetti si respira un'aria rilassante. L'unico limite per i 32 "residenti" (l'obiettivo è di arriva a 64 ospiti) è il recinto: oltre il cancello che dà sulla strada non possono andare. "Ma qui hanno tanto da girare e fare che per ora non abbiamo notato in loro il desiderio di fuggire", aggiunge Fumagalli. 

Al bancone del bar lavorano a turno gli operatori (dall'educatore alla psicologa alla fisioterapista) del "Paese ritrovato". "Per me è un osservatorio privilegiato stare al bancone - spiega Luisella Massironi, fisioterapista -. Perché posso vedere come questi anziani si muovono, quali problemi di deambulazione o di movimento hanno. Quando gioco a carte con loro posso aiutarli a correggere alcune posture o a muovere meglio le mani. Ogni momento è buono per fare terapia". La vita al "Paese ritrovato" è scandita da un calendario di attività che variano di giorno in giorno: la mattina inizia sempre alle ore 9 in palestra per il "risveglio muscolare", poi ci può essere la possibilità di fare cucito o di cimentarsi in piccoli lavori di falegnameria. Nel pomeriggio nel cineteatro vengono organizzati giochi a quiz oppure il circolo della lettura, o proiettato un film. In altri giorni il pomeriggio passa tra un corso di pittura nella bottega dei mestieri e un po' di musica e ballo al bar. Verso le 16 chi vuole partecipa alla preghiera del Rosario con don Luca o alla Messa. Al market i "residenti" trovano bibite, snack, biscotti: possono fare insomma una piccola spesa. Market e bar sono gratuiti. I pasti invece vengono consumati negli appartamenti: qui arriva il carrello delle vivande preparate da una impresa esterna, ma poi vengono impiattati nell'appartamento dagli operatori con l'aiuto degli anziani. E, come avviene in ogni casa, si prepara la tavola e poi si sparecchia e si lavano i piatti. Ciascuno fa quello che è in grado di fare. "Un aspetto che ci ha sorpreso è che si aiutano tra di loro -racconta Alessandra Ravasio, psicologa- o comunque riescono ad accettare gli eventuali difetti degli altri".  

Nel "Paese ritrovato" abitano anziani con forme di demenza che sono in uno stadio per ora lieve o medio. "La sfida è che la vita così impostata in un ambiente rassicurante ritardi il più possibile l'aggravarsi della malattia", aggiunge Marco Fumagalli. Quando in una famiglia arriva la diagnosi di Alzheimer, i famigliari tendono a bloccare ogni attività della persona malata. Vogliono proteggerla e quindi non la fanno uscire, hanno paura che cada e non le permettono di muoversi troppo liberamente. "Qui è l'opposto -sottolinea Fumagalli-. Ogni persona scegle il suo ritmo. Ovviamente gli operatori sono sempre presenti, invitano alle attività. Ma tutto avviene nella relazione con l'anziano. Nulla è imposto". Uno dei problemi che spesso le famiglie si trovano ad affrontare è che l'anziano vuole uscire anche di notte: "Qui possono farlo. E il fatto che non sia proibito fa sì che non capiti spesso. Escono in cortile, magari stanno dieci minuti, incontrano uno dei nostri operatori con cui scambiare due parole, ma poi dato che è buio rientrano. Se venisse vietato sarebbe molto diverso!".  

La retta giornaliera per ogni "residente" è di 98 euro. "In realtà il costo a persona si aggira sui 120 euro. Per ora la differenza è a carico della Meridiana, in attesa che la struttura sia riconosciuta da Regione e Ats". Per la costruzione del "Paese ritrovato" si sono mobilitati cittadini, imprenditori e le istituzioni di Monza. Si è arrivati a coprire il costo complessivo di 10 milioni di euro grazie al contributo di tanti monzesi, di tre storiche famiglie brianzole (Rovati, Fontana e Fumagalli), della Fondazione Cariplo, della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, Assolombarda e l'associazione Petri Cagnola. "La nostra è una struttura aperta, che vuole dare un contributo concreto alla società civile e sul piano scientifico per quanto riguarda la cura e l'assistenza alle persone con demenze", conclude Fumagalli. (dp)

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