Nel 2014 emigrati 101 mila italiani. All’estero si lavora e guadagna di più
Nell’ultimo anno sono emigrati all’estero 101.297 italiani. Sono soprattutto giovani: oltre il 44% appartiene alla fascia di età 25-39 anni e nel 29,9% ha un diploma di scuola superiore. Secondo i dati del decimo rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, chi si trasferisce all’estero ha più possibilità di trovare un lavoro inerente alla laurea posseduta. I nostri laureati fuori dall’Italia guadagnano di più (7,4 in media contro 6,2 su una scala 1-10), hanno maggiori possibilità di fare carriera (7,4 contro 6,3), un orario di lavoro più flessibile (7,7 contro 6,9) e un prestigio più elevato (7,6 contro 6,8). La rilevazione effettuata da AlmaLaurea mostra che gran parte degli intervistati (82%) ha trovato occupazione in Europa, mentre il 10% vive in America. Regno Unito (16,5%), Francia (14,5%), Germania (12%) e Svizzera (12%) risultano i paesi europei più attrattivi per motivi di lavoro. I laureati di secondo livello dichiarano di essersi trasferiti all’estero principalmente per mancanza di opportunità di lavoro in Italia (38%) o per aver ricevuto un’offerta interessante da un’azienda o un ente estero (24%). Il 15% si è invece partito per motivi personali o familiari.
Si parte, dunque, ma difficilmente si ritorna: dalle interviste effettuate, la prospettiva di rientro in Italia nel giro di cinque anni è minima. Il 42% dichiara che non è plausibile a causa della crisi del mercato del lavoro italiano, i restanti si dividono tra chi lo ritiene poco probabile (28%) e chi non è in grado di sbilanciarsi (18,5%).
All’estero, più si studia più si ha possibilità di trovare il lavoro dei propri sogni. Gli italiani trasferiti in un altro Paese che hanno alle spalle un dottorato hanno conseguito una laurea con 110 o 110 e lode (il 28%) e il 55% ha maturato esperienze di ricerca tra il conseguimento della laurea e l’inizio del dottorato ma, nonostante questo, il 51% consegue il titolo entro i 30 anni. Il 37% dei dottori ha passato un periodo di ricerca all’estero di almeno un mese. Prevalgono le specializzazioni in materie scientifiche (18%), matematica, chimica, fisica e scienze della terra, e in ingegneria (11%). Come dimostrano i dati, all’aumentare del titolo di studio aumenta il tasso di occupazione. Se per i laureati magistrali è del 70%, per i dottori di ricerca è prossimo al 90% ad un anno dal titolo.
Nell’anno accademico 2014-2015 si è poi registrato un aumento degli studenti liceali che hanno deciso di partire per un breve periodo di studio all’estero: in totale sono stati 1800. Tra gli universitari quelli che invece hanno partecipato a programmi di scambio formativo sono stati l’8% del totale. (mgl)