Nel "contratto" il ministero della disabilità. Fish e Fand: "Non serve solo quello"
ROMA – C'è il ministero per la disabilità e c'è il caregiver, ma manca il “dopo di noi”; c'è il fondo per la non autosufficienza, ma manca la cifra; c'è l'inclusione scolastica e lavorativa, ma manca l'aumento delle pensioni d'invalidità; c'è la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, manca il Programma d'azione biennale. La disabilità insomma c'è, nel “contratto di governo” ormai definitivo, ma alcune questioni fondamentali restano fuori. E' quel che si scopre scorrendo il testo ed è quanto hanno subito notato le due federazioni delle principali associazioni per la disabilità, Fish e Fand, a cui abbiamo chiesto un parere “a caldo”.
box Cosa c'è... Al tema della disabilità è dedicato interamente il punto 16 del contratto, “Ministero per le disabilità”: qui è previsto un “generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza”, nonché un intervento “affinché i trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche, qualora attinenti a condizione di disabilità, siano esclusi “tassativamente' dal calcolo dell’Isee o di altri indicatori reddituali, necessari per accedere ad agevolazioni o benefici”. Ci si riferisce poi alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, prevedendo “una completa revisione delle leggi esistenti”, il superamento della “frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale”, il “tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l’acquisto di beni e ausili”. Si parla anche di “inclusione scolastica degli studenti con disabilità, attraverso una 'reale specializzazione' degli insegnanti” e “un intervento culturale di contrasto ai pregiudizi sulle disabilità”, “con il coinvolgimento delle associazioni dei disabili”. Si parla anche di inclusione lavorativa, prevedendo “una ricognizione dello stato di attuazione della legge 68/99, con una particolare attenzione per le disabilità gravi”. E si definisce “necessario garantire l’accessibilità di luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di opere pubbliche. Occorre implementare una politica per l’abitare che favorisca l’accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione/costruzione. Servono politiche di housing sociale che coinvolgano il privato e introducano negli oneri di urbanizzazione delle quote da riservarsi alle persone con disabilità”. Sempre in tema di accessibilità, “è necessario garantire la completa accessibilità dei contenuti e documenti della PA”. Si accenna ai caregiver, prevedendo “corsi di formazione specifica, tenuti da personale sanitario e tramite incontri di automutuoaiuto”. Infine, c'è il tema della partecipazione politica, per cui ci si impegna ad istituire un ministero della disabilità e a “garantire un’adeguata rappresentanza nell’ambito della compagine governativa, oltreché il Garante regionale quale figura di riferimento al quale rivolgersi in caso di inadempienze e violazioni dei diritti delle persone con disabilità”.
… e cosa manca. Tra le questioni più urgenti che riguardano le disabilità, alcune non compaiono affatto nel contratto di governo, pur essendo state previste nei programmi elettorali dell'uno o dell'altro “contraente”. Non poteva sfuggire alla Fish, una delle due federazioni delle organizzazioni per la disabilità. “Mentre attendiamo la versione definitiva del testo, notiamo alcune gravi 'assenze' – commenta Vincenzo Falabella, presidente nazionale della Fish -: primo, manca qualsiasi riferimento al Programma di azione biennale; secondo, non è previsto un aumento di pensioni e indennità di accompagnamento, che pure era stato tema della campagna elettorale: un tema che ora sembra sia sparito. Terzo, non vediamo, nel contratto, un intervento significativo sul caregiver familiare, così come vago è il riferimento al fondo per le non autosufficienze, del quale non viene indicato l'importo. Si parla di un ministero delle disabilità, ma non c'è alcun riferimento a coperture finanziarie. In definitiva, pure restando cauti nell'esprimere valutazioni, evidenziamo un problema di fondo: le politiche rivolte alle disabilità non possono limitarsi all'istituzione di ministeri specifici o figure garanti, ma devono essere politiche trasversali e di ampio respiro, con riferimenti concreti a coperture economiche”. Franco Bettoni, presidente della Fand, accoglie “positivamente la previsione di istituire un dicastero per la disabilità, proposta che personalmente e come Fand ho costantemente avanzato negli ultimi anni. Si tratta di una novità assoluta – osserva - che rappresenta un importante segnale di attenzione al tema e auspichiamo possa consentire, nel corso delle attività di governo, di lavorare meglio per la soluzione dei molti problemi sul tappeto. Certamente gli argomenti inseriti nella bozza di 'contratto' non esauriscono, né il contesto lo consentirebbe, tutte le questioni aperte – conclude - ma ci proponiamo di collaborare costruttivamente per il suo completamento”. (cl)
(aggiornato il 18/05/2018, ore 12)