Nel cuore verde di Roma ragazzi autistici coltivano e cucinano
I ragazzi durante la preparazione della pizza |
ROMA - Ogni mattina alle dieci in punto Angela spiega come fare la pizza. Con accuratezza della parola e precisione del gesto, mostra come rinvenire la pasta, stenderla sulla teglia, coprirla di passata di pomodoro. Tre ragazzi, di fronte a lei, assorbono pensierosi ogni movimento e lo replicano con titubante intensità. Come se l’incontro con quella materia, elastica e commestibile, fosse ogni volta causa di una spiazzante e imprevista emozione. Angela ha quasi 21 anni ed è autistica. Le piace fare la pizza, i biscotti e la torta rustica, ma la sua specialità è un ineguagliabile tiramisù che, a suo dire, tutti le invidiano. Insieme a lei, ogni giorno una quindicina di ragazzi e ragazze con autismo si danno appuntamento all’Istituto agrario Garibaldi, nel cuore verde e nascosto di Roma, per un nuovo modo di fare scuola. Unendo le attività dei campi a quelle della cucina, la fatica del lavoro agricolo al piacere del convivio, l’esperienza della condivisione alla scommessa dell’autonomia. Chi arriva per la prima volta in questo luogo rimane piacevolmente disorientato. In fondo a una lunga strada sterrata, oltre l’edificio scolastico, al di là del maneggio, c’è un piccolo casale con vista su un grande campo incorniciato in lontananza dalle mura bigie della città. Qui ha sede la cooperativa sociale Garibaldi, la cui esperienza è raccontata nel supplemento di luglio Expo Milano 2015 di SuperAbile Inail, il magazine per la disabilità edito da Inail: la cooperativa è una realtà formata da 20 soci, di cui 13 giovani con disabilità psichica grave, alcuni genitori, un’operatrice e il preside dell’istituto, che di questa esperienza si è fatto paladino fin dalla prima ora.
“Non vogliamo essere una succursale del manicomio, ma un luogo piacevole e aperto alla città”, spiega Maurizio Ferraro, presidente della cooperativa e padre di Chiara, una ragazza autistica di 24 anni. Funzionario pubblico e battagliero genitore, Ferraro è stato fin dal primo momento tra i protagonisti di una testarda ricerca del proprio posto nel mondo da parte di un manipolo di famiglie, che ha deciso di dire no all’offerta di ordinanza del sistema scolastico, sociale e sanitario. “Abbiamo fondato l’associazione Esperantia, nove anni fa, dopo esserci conosciuti al centro estivo frequentato dai nostri figli – racconta–. Poi abbiamo chiesto un po’ di spazio verde all’interno del Parco dell’Appia Antica: un luogo centrale e molto frequentato, perché siamo convinti che, quando si parla di autismo, uno dei principali problemi da combattere sia proprio l’isolamento”. È stato in questo periodo che il gruppo di genitori ha incontrato il professor Franco Sapia, preside dell’Istituto agrario Garibaldi. Che ha subito messo a disposizione tre ettari di terra e un casale di 180 metri quadrati all’interno della grande tenuta di pertinenza della scuola. “Così noi abbiamo iscritto i nostri figli in questo istituto, dove fin dal primo momento siamo riusciti a costruire un progetto individuale intorno a ciascuno di loro”. A ispirarli è stato l’articolo 14 della legge 328 del 2000 che prevede, per ogni individuo con disabilità, un percorso personalizzato e in grado di accompagnare le tappe principali della vita. Un principio tanto importante da dare il nome alla Trattoria 14 che, dal 2010, è aperta ogni giorno a pranzo e d’estate, su ordinazione, anche a cena. E che negli ultimi tre anni ha ampliato le sue attività alla ricezione turistica, ospitando molte famiglie con un figlio autistico, ma anche ogni tipo di avventore.
Accanto all’accoglienza e alla ristorazione, procedono poi la cura e la coltivazione della terra, i cui frutti vengono in parte utilizzati in cucina e in parte venduti nei mercati locali. “Prodotti naturali, pur senza certificazione biologica”, assicura Ferraro, che i ragazzi coltivano con l’aiuto di un peer tutor, un compagno di scuola selezionato e formato proprio per accompagnare gli studenti con autismo nel percorso di avvicinamento al lavoro dei campi. “Crediamo in un orto giardino – prosegue il presidente: – spazi belli e curati dove trascorrere il tempo possa essere un piacere”. Un piacere che all’Istituto Garibaldi gli studenti con e senza autismo condividono con i 35 “ortolani” di quartiere, protagonisti di una nuova iniziativa: un orto in “prestito” in cambio della “adozione” di un ragazzo autistico. Una cosa più facile a farsi che a dirsi: “Noi gli diamo 80 metri di terra – spiega Ferraro –, loro si impegnano a seguire uno dei nostri giovani nell’orticoltura”. Come Michael, che da quando ha incontrato il lavoro nei campi si sente rinato. “In classe mi addormentavo – racconta –. Ho detto al prof di portarmi nell’orto. Poi sono venuto qua e ho cominciato a lavorare. Taglio la legna: mi piace, ma è molto stancante. La sera sei morto”. Michael ha un tipo di autismo cosiddetto ad alto funzionamento. Vuol dire che nel suo caso le caratteristiche della triade autistica sono presenti in forma più lieve. Ha sì problemi di comunicazione, difficoltà di interazione sociale e comportamenti stereotipati e ripetitivi, ma parla e riesce comunque ad avere una buona interazione con chi si trova davanti. È uno dei soci lavoratori della cooperativa Garibaldi e quando ha ricevuto la prima busta paga ha provato un’emozione incontrollabile: è rimasto attonito a fissarla e ha impiegato 20 minuti buoni per decidersi a firmarla.
“Portiamo avanti attività modificate in base alle abilità dei ragazzi”, spiega Orazio Russo, lo psicologo che segue i giovani nelle attività pratiche. L’università lo ha preparato soltanto in parte al lavoro che avrebbe svolto, al resto ci ha pensato la vita quotidiana nei terreni dell’Istituto Garibaldi. “Modificando le attività in funzione delle abilità, la disabilità scompare del tutto”, precisa. E così ciascuno, se adeguatamente orientato, può dare un contributo fattivo alla coltivazione del campo e alla cura degli spazi circostanti. A tutti piace innaffiare e così le aree comuni sono state adornate di piante da palude, che hanno bisogno di tanta acqua. Siccome Alessandro ama starsene accovacciato sulle gambe, l’obiettivo è quello di insegnargli un compito faticoso e di solito poco gradito, come strappare le erbacce. Lorenzo ha l’abitudine di distruggere le piante e così gli è stato mostrato come sradicarle con la vanga, e ora si è trasformato in uno “zappatore” infaticabile. Giorgio, invece, trasporta avanti e indietro i sampietrini con la sua carriola e Veronica non può lasciare nulla in sospeso: deve portare a termine qualunque attività intraprende, a qualunque costo. Ma quando lava i piatti è rapida, scrupolosa e determinata: nessuno può uguagliarla.
Anche Stefan può raccogliere i bruchi in un intero campo con la precisione di un diserbante. Ha la sindrome di Asperger, una condizione dello spettro autistico che oggi è scomparsa dal Dsm 5, l’ultima edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, a favore di una più generica definizione di autismo ad alto funzionamento. E, al pari degli altri, frequenta poco l’aula scolastica e molto il campo. "Sono nato in Romania, sono arrivato in Italia da piccolissimo", dice. Ma i particolari biografici terminano qui, perché preferisce parlare delle cose che gli stanno davvero a cuore. Come gli ecosistemi naturali, che costruisce con grande attenzione e sapienza. Accanto alla musica (ha un canale su YouTube chiamato Stefardon e dedicato al mash-up, composizioni che realizza unendo più brani), ha una passione sfegatata per gli animali e le piante. Formiche, ragni, scarafaggi, grilli, specie vegetali di ogni tipo costituiscono gli abitanti casuali di questi piccoli ecosistemi che Stefan assembla, osserva e dirige con l’accuratezza dello scienziato e il trasporto monodirezionale di chi guarda al mondo seguendo le proprie inclinazioni. Tu ascolti il suo discorso intermittente e lui ti trascina in un universo “altro”. Vedi piccoli banchi di terra umida e arene create dall’uomo dove gli insetti vanno a raccogliere il cibo, ma senti che il più ti sfugge. Poi alzi gli occhi e ritrovi l’orto che il cielo di primavera accende di un colore verde brillante. Come il giardino di Alice nel Paese delle meraviglie, nascosto nel corpo grigio e livido della Città eterna. (Antonella Patete)