Nel palazzo occupato: l'"esperimento sociale" dello Spin Time Labs
ROMA - Maurita è arrivata qui quando la sua bambina aveva 10 anni. Rimasta sola dopo la fine del suo matrimonio, senza una casa e senza lavoro, ha iniziato a vivere al sesto piano di questo palazzo occupato in via Santa Croce in Gerusalemme, a pochi passi da piazza San Giovanni a Roma. Qualche giorno fa è stata staccata la corrente elettrica per sei giorni, per le utenze non pagate. E solo grazie all’intervento di padre Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, la luce è tornata. E sull’occupazione si sono accesi i riflettori della stampa nazionale e internazionale. “Dov’eravate prima quando avevamo bisogno di voi?” grida un anziano occupante alla vista delle telecamere che aspettano di entrare nello stabile. Otto piani, 16.800 metri quadri, oltre 500 persone di 18 nazionalità diverse, 170 nuclei familiari e 100 minori.
Le storie degli occupanti: 170 nuclei familiari di 18 nazioni. “Sono venuta qui per necessità - spiega Maurita, non sapevo dove andare dopo la fine della mia relazione. Ho anche fatto domanda per una casa popolare ma niente, nonostante abbia una figlia minore a carico - spiega -. La verità è che non siamo tutelati, il diritto all’abitare vuol dire non solo avere una casa, ma una serie di servizi ed è quello che abbiamo creato qui vivendo insieme, italiani e stranieri. Per noi questa distinzione non conta, siamo tutti cittadini”. Al terzo piano Diane sta pulendo il corridoio davanti all’entrata delle sue due stanze. Ha 44 anni e vive qui insieme al marito e ai 6 figli: il più grande ha 24 anni, il più piccolo 13 mesi. “Mio marito è arrivato in Italia dal Togo 12 anni fa, è un rifugiato politico- spiega -. Noi siamo venuti dopo con un ricongiungimento familiare, non abbiamo un lavoro stabile, mio marito fa qualcosa saltuariamente, per questo non possiamo permetterci un affitto”. Anche Hussein, 19 anni, italiano di origine egiziana, spiega che il problema per tutti è la precarietà lavorativa: “non è facile vivere in un’occupazione, tutti vorrebbero avere una casa propria, ma senza lavoro come si fa? Quando ci hanno staccato la luce era il primo giorno di Ramadan, è stata una cattiveria. - aggiunge -. Mio padre fa il cuoco, in famiglia siamo in 5 e spesso resta disoccupato. Non è facile ma almeno qui abbiamo un tetto. Io sto studiando all’Università, faccio Ingengneria elettronica, spero di laurearmi presto e cambiare vita”.
Dalla Chiesa ai rave: l’esperimento sociale di Spin Time Labs. L’occupazione dello stabile di Santa Croce in Gerusalemme è cominciata il 12 ottobre del 2013. “Questa era la sede nazionale della previdenza sociale dei dipendenti pubblici, l’Inpdap, che poi è stata dismessa ed assorbita dall’Inps - spiega Paolo Perrini, presidente di SpinTime Labs l’associazione che gestisce tutta la parte culturale all’interno del palazzo. - Dall’inizio abbiamo predisposto questo posto come un esperimento, dove si potesse utilizzare il patrimonio pubblico abbandonato a fini sociali, culturali e abitativi. Da subito, quindi, abbiamo investito 11 mila metri quadri per l’emergenza abitativa: dal primo all’ottavo piano, infatti ci sono 170 nuclei familiari di 18 nazionalità diverse. Gli altri cinquemila metri quadrati sono pensati per eventi culturali, sociali e formativi, come la scuola popolare o i centri di distribuzione alimentare. Il tutto viene gestito in totale apertura, dalle attività con la Chiesa ai rave".
Il laboratorio di restauro di opere sacre e il rapporto col Vicariato, che nasce da don Matteo Zuppi. Il rapporto con la Chiesa è una delle particolarità dell’occupazione. Non è un caso, infatti che sia stato l’Elimosiniere del Papa a risolvere qualche giorno fa la situazione, riaccendendo la luce e prendendosi tutta la responsabilità del gesto. Al primo piano del palazzo c’è anche anche un laboratorio di restauro di opere sacre della Basilica di San Giovanni e della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. A gestirlo è l’associazione Sentieri verso l’Alto, all'interno corsi di iconografia sacra, dipinto su tessuti, doratura antichizzata, decoupage, pittura su pietra, storia dell’arte, arte libera contemporanea, sartoria artigianale. “Il primo contatto con la Chiesa avvenne tramite don Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna, che era vescovo a Roma e capo spirituale della Comunità di Sant’Egidio - spiega Perrini -. Per don Matteo la giustizia sociale è più importante dell’illegalità formale, come ha affermato anche Papa Francesco attraverso il gesto di padre Konrad Krajewsky. L’elemosiniere del Papa stava seguendo alcune famiglie in condizione di fragilità sanitaria qui, quando ha saputo che qui era stata staccata la luce non ha esitato a intervenire per salvaguardare i bambini”.
Il progetto di regolarizzazione: “qui il primo bene comune di rigenerazione urbana, possiamo autogestirci senza soldi pubblici e pagare le utenze”. Come spiega ancora Perrini più volte è stato chiesto ad Acea di dare le utenze sia di luce che di gas, ma “per la legalità che invocano, non è possibile”. A fare da scoglio, infatti, c’è l’articolo 5 del decreto Lupi ( Legge 23 maggio 2014, n. 80) secondo il quale “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l'allacciamento a pubblici servizi in relazione all'immobile medesimo”. “Anche se volessimo non potremmo pagare neanche la multa di 300 mila euro perché non è intestata a noi - aggiunge -. La nostra volontà è quella di pagare un canone sociale ma le istituzioni devono riconoscerci e sedersi al tavolo con noi”. La richiesta da parte degli occupanti alla proprietà, al Comune di Roma e alla Regione Lazio è quella di formalizzare un percorso di regolarizzazione, concedendo la residenza per la presenza di minori. “Questo palazzo può diventare il primo bene comune per la rigenerazione urbana della Regione Lazio, si posso utilizzare i fondi della regione per ristrutturarlo, come già previsto da un progetto ideato dagli architetti e urbanisti dell’università di Roma Tre - aggiunge Perrini -. Bisogna far rinascere i posti morti, se l’avessimo lasciato vuoto oggi sarebbe uno dei posti più degradati dI Roma, al centro di Roma. Le istituzioni abbiamo il coraggio di sposare questo progetto”, conclude.
Tessera onoraria a Papa Francesco e padre Konrad Krawjesky. Nella serata di ieri, in un’assemblea partecipata, è stata simbolicamente consegnata la tessera di SpintTime Labs a papa Francesco e a padre Konrad. All’incontro era presente anche Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale: “La Legge Lupi - ha detto - tutela gli interessi di pochi: è disumano negare l’allaccio all’acqua e alla luce. Ma per fortuna la nostra Costituzione mette al centro la comunità e tutela i diritti umani di tutti. Per questo le leggi che vanno contro di essa non vanno osservate”. La presidente del I municipio, Sabrina Alfonsi ha assicurato che si continuerà a lavorare per portare avanti il progetto di riqualificazione: “Da due anni lavoriamo a un tavolo con Comune, Regione e proprietà per riuscire a dare una veste a questa esperienza, rendendo meno fragili le persone che abitano qui. Continueremo a lavorare per questo e resteremo accanto a Spin Time: non possiamo lasciare tutte queste famiglie in mezzo a una strada“. (Eleonora Camilli)