16 giugno 2015 ore: 13:12
Immigrazione

Nel vicentino l’atelier Nuele insegna ai rifugiati a diventare sarti

L’associazione Il mondo della città ha realizzato un laboratorio a Santorsa dove gli ospiti Sprar imparano a cucire e a disegnare modelli per realizzare vestiti, borse e accessori. A fare da tutor Arshad, curdo che dopo aver imparato il lavoro è stato assunto dall’atelier
Nikola Turkalj Vicenza. Atelier Nuele 1

Foto - Nikola Turkalj

Foto - Nikola Turkalj
Vicenza. Atelier Nuele 1

VICENZA - Da esperto di tecnologia in Iraq a sarto nel paesino di Santorsa in provincia di Vicenza. È la storia di Arshad e dell’atelier Nuele, luogo in cui i richiedenti asilo imparano a cucire a macchina e a realizzare capi d’abbigliamento, borse e altri accessori. Arshad, un profugo curdo iracheno, dal 2011 lavora come dipendente nel laboratorio sartoriale, gestito dall’associazione Il Mondo della città. E con l’esperienza acquisita, ora, fa da tutor agli altri richiedenti asilo inseriti nel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che seguono i corsi di formazione e lavoro dell’atelier Nuele. Insieme alla sua famiglia, Arshad è fuggito dall’Iraq devastato dalla guerra e dall’instabilità politica. Arrivato in Italia nel 2009 ha fatto richiesta d’asilo, ma prima di ottenere lo status ha dovuto aspettare più di un anno durante il quale è andato in giro per l’Europa alla ricerca di lavoro. Dalla Svezia, dove si trovava, è stato rimandato in Italia, in base al regolamento di Dublino che prevede che i migranti rientrino nel primo Paese in cui è stata registrata la domanda di asilo. In Italia è stato inserito nel progetto del laboratorio sartoriale di Santorsa e in un anno ha imparato a cucire e disegnare modelli di borse e altri accessori. Un’opportunità che ha permesso ad Arshad di avere un lavoro e di poter mettere le sue conoscenze al servizio di altri ragazzi che vogliono imparare questo mestiere. 

Foto - Nikola Turkalj
Vicenza. Atelier Nuele 2

Il progetto dell’atelier Nuele, realizzato dall’associazione Il mondo della città e il cui significato deriva da una parola swahili che significa “intrecciare”, era nato nel 2007 con l’obiettivo di fornire accoglienza e permettere la socializzazione tra le donne migranti inserite nel percorso Sprar. “All’inizio avevamo delle macchine da cucire molto piccole e le donne che passavano la giornata a cucire realizzavano piccoli accessori che venivano poi venduti in diversi mercatini – racconta Chiara Ragni, dell’associazione Il mondo della città –. Il progetto si rivolgeva solo alle donne perché per loro era più difficile trovare lavoro, mentre per gli uomini le opportunità erano molte di più”. Con l’arrivo della crisi economica però le cose hanno iniziato a cambiare e molti dei richiedenti asilo dei servizi Sprar rimanevano per lungo tempo senza lavoro. “Questa è una zona in cui fino a qualche anno fa era facile trovare un’occupazione. Oggi le cose sono cambiate e le difficoltà le sentono in tanti. Per un migrante poi è ancora più difficile – continua Ragni – così abbiamo pensato di trasformare il laboratorio in un percorso di formazione e insegnare un mestiere utile”.

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Vicenza. Atelier Nuele 3

Così l’associazione ha acquistato dei macchinari più grandi e ha iniziato a coinvolgere i richiedenti asilo ospiti a Santorsa. A rotazione i migranti si alternano e alle prese con modelli di abiti e borse, ago e filo, imparano un nuovo mestiere. “La maggior parte delle persone che partecipa al laboratorio è rappresentata da uomini – dice Ragni –. Molti di loro nel loro Paese erano dei sarti mentre per altri è un mondo totalmente nuovo”. I prodotti del lavoro della sartoria vengono venduti in diversi mercatini organizzati durante fiere o esposizioni. Da poco, la sartoria ha iniziato ad avere anche lavori da aziende del settore che chiedono di produrre abiti e accessori per la moda. “L’atelier ha una sua vita ormai – conclude Ragni – e con il ricavato delle vendite paghiamo sia lo stipendio di chi lavora che altre attività per l’integrazione e accoglienza”. (Dino Collazzo)

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