Niger, Save the children: cresce la fame tra i bambini nel Paese colpito dalla siccità
ROMA - Negli ultimi sei mesi, un'escalation di attacchi da parte di gruppi armati in Mali, Burkina Faso e nel nord della Nigeria ha costretto quasi 36.000 persone oltre il confine, verso le aree più aride del Niger, aggravando così la già profonda crisi alimentare in corso che sta colpendo duramente soprattutto i bambini. È l'allarme lanciato oggi da Save the Children, l'Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
L'afflusso di rifugiati sta esercitando una fortissima pressione su un paese in crisi a causa dell'emergenza climatica, che sta fronteggiando una profonda emergenza alimentare dopo decenni di desertificazione e una serie di stagioni piovose mancate che hanno distrutto i raccolti e decimato il bestiame. L'aumento dei prezzi dei generi alimentari, causato dalla guerra in Ucraina, sta contribuendo alla catastrofe. Gli ultimi dati mostrano che il numero di persone che soffrono la fame tra giugno e agosto di quest'anno sarà del 57% in più rispetto a un anno fa. Si stima, inoltre, che circa 3,6 milioni di persone - circa un settimo della popolazione - siano a rischio di grave insicurezza alimentare, e che quasi mezzo milione di bambini sotto i 5 anni soffrano della forma più letale di malnutrizione.
La maggior parte dei nuovi arrivati in Niger sono donne e bambini che hanno un disperato bisogno di cibo e acqua, riparo e vestiti, nonché dell'accesso ai servizi di base come l'assistenza sanitaria e l'istruzione. I bambini che affrontano la malnutrizione sono molto più esposti alle malattie e la malnutrizione acuta può ostacolare il loro sviluppo mentale e fisico. Quest'anno, nella regione del Sahel, si stima che 6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni soffriranno di malnutrizione e, di questi, oltre 1,4 milioni soffriranno di malnutrizione acuta grave, con un balzo del 62% rispetto al 2018. I bambini più colpiti del Niger si trovano nell'est e nel sud del Paese, in particolare nelle regioni di Maradi e Zinder.
Le famiglie che stanno affrontando una delle stagioni più difficili da dieci anni a questa parte, ora condividono le poche scorte di cibo con le persone in fuga dalla violenza, ma la crisi è sottostimata e non finanziata adeguatamente mentre l'opinione pubblica è concentrata su altre emergenze.
"Siamo riusciti a ottenere un po' di aiuto nel villaggio, ma l'ultima volta che abbiamo ricevuto una distribuzione di cibo è stato 3-4 mesi fa. Svolgo alcune attività come la vendita di torte di miglio o compro e vendo oggetti. Prendo in prestito denaro o grano dalle comunità locali del villaggio vicino e quando finisco l'attività, restituisco il prestito. Per la stagione del raccolto, lavoro nei campi della zona per soldi o cibo. Vorrei che tutto cambiasse, tutto, sia per me che per la mia famiglia. Ho bisogno di cibo, miglio, sorgo, mais, vestiti. Voglio che i miei figli vadano a scuola, avrei bisogno di un sostegno economico per avviare una piccola impresa", dice Hadjara, 35 anni, rifugiata nigeriana e madre di 3 figli con i quali è recentemente fuggita a Maradi in Niger.
"I casi di malnutrizione aumentano durante la stagione magra, il tempo tra i raccolti che inizia a giugno e dura circa quattro mesi. Qui, su 100 posti letto, già 75 sono occupati. Prevediamo una diminuzione dei posti letto disponibili in relazione al numero dei bambini ammessi, che continuerà ad aumentare fino a dicembre. A volte dovranno condividere un letto, il che non è l'ideale. Ma non abbiamo scelta, dobbiamo curarli tutti. Il centro accoglie sempre più bambini e le accettazioni durante la stagione di magra a volte possono superare di cinque volte i numeri normali, perché le comunità hanno meno da mangiare", sottolinea il dottor Adamou Moumouni, che lavora in un centro per la malnutrizione infantile sostenuto da Save the Children nell'ospedale di Aguié, a Maradi.
Il Niger, con una popolazione di circa 26 milioni di persone che ospita un totale di 360.000 rifugiati, affronta ormai regolarmente eventi climatici estremi, come la siccità nel 2005 e 2010 e le piogge eccezionali nel 2012 e 2020. La siccità del 2010 è stata una delle più gravi mai registrate ed ha colpito quasi 7 milioni di persone.
"Le speranze per quest'anno stanno iniziando a svanire, con le previsioni che indicano un rischio di peggioramento della situazione alimentare durante la stagione di magra che sta già iniziando. Mentre l'attenzione del mondo è concentrata sulla guerra in Ucraina e su altre crisi, in Niger e nel Sahel i bambini rischiano di morire. La situazione per i più piccoli è drammatica, se non rispondiamo in tempo non potremo aiutare loro e le loro famiglie", ha dichiarato Ilaria Manunza, Direttrice di Save the Children in Niger.
Quest'anno, l'appello umanitario per 1,8 miliardi di dollari per Burkina Faso, Mali e Niger, a metà giugno scorso era stato finanziato solo per il 14%. Oltre agli effetti del cambiamento climatico e di un conflitto decennale nel Sahel, le famiglie devono affrontare la minaccia di epidemie come morbillo e colera. Ad oggi, la profonda insicurezza nella quale versa il Paese, ha portato alla chiusura di quasi 800 scuole in Niger, interrompendo l'istruzione di quasi 68mila bambini in età scolare. Save the Children lavora in Niger assicurando ai bambini protezione, assistenza sanitaria, nutrizione e sicurezza alimentare, acqua e servizi igienici. L'Organizzazione sta inoltre portando avanti attivamente un programma di resilienza. In un contesto di profonda insicurezza, cambiamenti continui e traumi, Save the Children sta lavorando per aiutare le ragazze, i ragazzi e le loro famiglie ad affrontare una situazione di vulnerabilità persistente, stress ciclici e traumi.