10 febbraio 2017 ore: 13:38
Non profit

Non profit, ecco le cinque regole d'oro per il fundraising nel sociale

Oggi a Roma l’open day della Scuola di Massimo Coen Cagli che elenca i pilastri di una buona raccolta fondi: credere nella causa, focalizzare, diversificare le fonti di finanziamento, fare rete e fidelizzare.
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ROMA - “Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom del Terzo settore, che ormai è diventato uno dei settori chiave dell’economia italiana. Nonostante la crisi economica, siamo in un periodo molto promettente per lavorare nel fundraising perché continua a crescere la domanda di esperti da parte delle organizzazioni che oggi danno lavoro a circa 681mila persone”. A sottolinearlo è Massimo Coen Cagli direttore della Scuola di Roma Fundraising che oggi ha organizzato nella capitale un open day per presentare le nuove strategie di un nuovo non profit. “Forti di oltre dieci anni di esperienza, durante i quali abbiamo assistito centinaia di organizzazioni e formato migliaia di fundraiser, abbiamo elaborato strumenti innovativi per contribuire al lavoro di un settore che oggi rappresenta il 4,2 per cento del Pil”. Ma quali sono le 5 regole d’oro per una buona raccolta fondi nel sociale?

- Credere nella causa. Secondo Cagli per fare fundraising in questo momento è indispensabile che l’organizzazione creda profondamente nella sua causa sociale. “Sembra una cosa scontata ma non è così. La gente fuori deciderà di donare perché c’è una causa sociale importante – spiega - non perché abbiamo bisogno o perché la nostra associazione è titolata e onesta. Solo così si può creare consenso intorno, se non ci crediamo non è possibile”.

Focalizzare. La seconda regola è quella di non procedere a caso: “bisogna sempre fermarsi a ragionare sui reali punti di forza della nostra raccolta fondi – aggiunge -. Non tutti possono avere la capacità di fare grandi campagne su stampa o tv, o avere un grande testimonial. Focalizzare dove si può raggiungere l’obiettivo migliore è indispensabile”.

Non concentrarsi su una sola fonte di finanziamento. “Per anni l’errore in Italia è stato questo: fino a che ci sono stati i finanziamenti pubblici non si è guardato altrove – sottolinea l’esperto – serve invece concentrarsi su più fonti di finanziamento e differenziare. Se viene meno una si può contare sulle altre”.

Fidelizzare. La quarta regola è quella di fidelizzare i donatori, che non devono essere solo “portatori di soldi” ma devono innanzitutto sposare la causa. “Solo così queste persone potranno  accompagnarci nel tempo – afferma – il vero successo del fundraising non è tanto la conquista della donazione ma del donatore, che dobbiamo coinvolgere”.

Fare rete. “E’ normale che in un mondo come questo ognuno pensi al proprio orticello e a trovare i soldi per la propria organizzazione, ma se non ci mettiamo in testa che le organizzazioni non profit e i professionisti devono fare rete affinché in Italia ci si doti anche di una politica di fundraising, non ci sarà mai una mentalità che pensa di investire in questo settore – conclude -. Un settore importante col quale oggi non si riparano solo i buchi in cassa delle organizzazioni ma si sta costruendo il l welfare del domani”. (ec)

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