Non solo carcere: gli Uepe aprono le porte alle associazioni di volontariato
ROMA – Favorire l’ingresso dei volontari all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe), estendere in modo strutturato gli interventi delle associazioni di volontariato su tutto il territorio nazionale riconoscendo la valenza trattamentale dei loro progetti, coinvolgere molto di più le famiglie nel percorso di reinserimento del congiunto e avviare una energica campagna di comunicazione e sensibilizzazione lavorando anche sulle scuole e sulle fasce giovanili. Parte dal circuito penitenziario e passa attraverso l’azione sinergica di tutte le componenti sociali, il percorso di reinserimento delle persone che stanno scontando la pena in misura alternativa. Sono questi i caratteri della circolare che il nuovo capo Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, Gemma Tuccillo, si appresta ad emanare e che sarà inviata a tutti gli uffici territoriali, interdistrettuali e distrettuali: un documento che rappresenta una svolta innovativa e rivoluzionaria, in linea con la prospettiva di cambiamento che ha portato alla creazione dello stesso Dipartimento, impegnato anche sulla giustizia di comunità con l’intento di spostare l’asse della sanzione penale dal carcere verso le misure alternative.
Individuati i criteri che consentiranno un accesso più agevole e, soprattutto, più veloce dei volontari negli Uepe, il Dipartimento è pronto a firmare un accordo quadro con la Conferenza volontariato giustizia attraverso il quale garantire interventi sistematici su tutto il territorio nazionale. Una carriera in magistratura, dalla Sorveglianza alla Procura minorile, al Tribunale per i minori, come giudice e come presidente, il nuovo capo Dipartimento, fino a due settimane fa vice capo di Gabinetto del ministro Andrea Orlando, illustra a Redattore Sociale i punti principali del progetto.
“Con questa circolare – spiega Gemma Tuccillo – agevoliamo l’accesso dei volontari anche negli uffici dell’esecuzione penale esterna, per affiancarli ai soggetti interessati. In questo modo si implementa il trattamento con figure non strettamente istituzionali che possono apportare professionalità, idee e spunti nuovi, meno rigidi o ingessati. Nello stesso tempo, si comunica al contesto sociale un messaggio importante: la misura esterna al carcere, che consente un graduale rientro del soggetto nella società, è a tutti gli effetti una misura di sicurezza sociale”.
In che modo sarà facilitato l’accesso dei volontari negli uffici dell’esecuzione penale esterna?
Abbiamo individuato una procedura un po’ più semplice per favorire la loro partecipazione, perché mentre c’è una forte componente del volontariato che collabora all’interno degli istituti, sono veramente esigui gli interventi dei volontari in questa fase dell’esecuzione esterna della pena. Abbiamo reso l’ingresso meno burocratico, più agile. Si è individuata una procedura semplificata e per semplificata si intende, soprattutto, più celere. Restano, naturalmente, una serie di controlli e il parere della magistratura di sorveglianza ma tutto con una cadenza di tempi molto più rapida e con una documentazione molto più snella, più autocertificata, fermo restando le verifiche e gli approfondimenti.
Famiglie in primo piano nel percorso di reinserimento. Quale sarà il loro nuovo ruolo?
Speriamo di riuscire, anche attraverso l’intervento del volontariato, a coinvolgere molto di più le famiglie in questo percorso, per riuscire anche a prepararle ad affrontare il ritorno del congiunto. E’ un momento delicato e c’è bisogno di un sostegno che non si può esaurire con l’esaurimento della sanzione. Quindi: responsabilizzare i familiari nel senso migliore del temine verso un affiancamento e un sostegno che non sia solo strettamente affettivo.
Non più singoli progetti distribuiti in modo poco uniforme, ma una programmazione nazionale degli interventi del volontariato. Cosa prevede l’accordo quadro con la Conferenza nazionale volontariato giustizia?
L’accordo quadro che stiamo preparando, e che sarà diffuso agli uffici del territorio, tende a strutturare l’attività delle associazioni di volontariato. Non più input sporadici ma un sostegno e una partecipazione a cui riconoscere una valenza trattamentale. Sia per garantire una diffusione degli interventi su tutto il territorio nazionale che per avviare insieme la promozione dell’azione stessa del volontariato. Si lavorerà nelle scuole, sulle fasce giovanili e, punto in evidenza, su una comunicazione efficace che sappia dare la giusta importanza all’azione dei volontari in un momento così importante della vita delle persone coinvolte e per tutto il contesto sociale. (Teresa Valiani)