Non vedente non può accedere al Commissariato con il cane guida. "Polizia chieda scusa"
ROMA - “Se la Polizia ha sbagliato, deve chiedere scusa!”. Il presidente del’Unione italiana ciechi, Mario Barbuto, ha scritto al capo della Polizia di Stato, prefetto Alessandro Pansa, in merito al caso della donna non vedente alla quale ieri, presso il Commissariato Tuscolano di Roma, è stato impedito di salire al piano superiore insieme al suo cane guida. La donna era andata al Commissariato per sporgere una denuncia di smarrimento: il personale della stazione ha lasciato la signora in anticamera e lì ha raccolto la denuncia, “in condizioni di totale assenza di riservatezza, con la motivazione incredibile che il cane-guida non poteva entrare”.
Scrive Barbuto a Pansa: “Certo non sarò io a dover ricordare ai tutori dell’ordine le leggi dello Stato che prevedono il libero accesso del cane-guida in ogni luogo aperto al pubblico, così come non insisterò oltre sul fatto che gli organi di Polizia sarebbero tenuti non solo a rispettare, ma addirittura a far rispettare quelle leggi. Sono intimamente convinto si sia trattato di un episodio isolato – prosegue il presidente dell’Unione ciechi -, un imperdonabile infortunio dovuto a ignoranza della legge e a eccessiva superficialità, proprio perché, in mille altre circostanze, nelle forze di Polizia noi ciechi e ipovedenti abbiamo sempre riscontrato attenzione, cortesia, rispetto e sollecitudine. Per questa ragione dunque (…) sono a chiederle le pubbliche scuse formali alla signora non vedente offesa da un gesto riprovevole e odioso, nonché a tutta la categoria dei ciechi e degli ipovedenti, certamente scossa nel leggere di un simile episodio di discriminazione”.
Barbuto si rende anche disponibile a fare percorsi di conoscenza della vita dei ciechi e degli ipovedenti: “Offro, in spirito di servizio e a titolo del tutto gratuito, la disponibilità e la competenza della nostra associazione, per organizzare insieme alle autorità di Pubblica sicurezza momenti di informazione e di documentazione sulla vita quotidiana dei ciechi e degli ipovedenti, proprio a partire dai cani-guida e fino a ricomprendere i molteplici aspetti che riguardano i gesti e le azioni di tutti i giorni”.
Conclude il presidente dell’Unione dei ciechi e degli ipovedenti nella sua lettera al capo della Polizia: “Sono certo che vorrà comprendere l’indignazione e lo sconcerto mio personale e dell’intera categoria dinanzi a simili episodi, come sono convinto che vorrà raccogliere la nostra offerta di collaborazione, volta solo a migliorare le capacità di risposta e di attenzione dell’autorità verso i cittadini, con particolare riguardo per quelli più deboli e meno tutelati”. (ep)