Notai cattolici volontari in carcere. Da oggi anche negli istituti di Orvieto e Spoleto
ROMA - Da questa mattina anche il carcere di Orvieto e la casa di reclusione di Spoleto avranno dei notai volontari al servizio dei cittadini meno abbienti per fornire assistenza giuridica in maniera gratuita. A stabilirlo è la convenzione firmata questa mattina dal direttore di entrambi gli istituti, Luca Sardella, e il presidente dell’Ainc, l’Associazione italiana notai cattolici, Roberto Cogliandro. Un impegno, quello dell’associazione, nato circa due anni fa e che oggi può contare su 440 notai, circa un decimo di quelli presenti in tutta Italia che da più di otto mesi sono al lavoro per portare la professione notarile “più vicino alla gente”, soprattutto con difficoltà economiche tra le parrocchie e negli istituti di pena italiani.
La convenzione firmata stamattina è l’ultima di una quindicina già stipulate in diverse regioni italiane. “Di convenzioni – spiega Cogliandro –, ne firmiamo quasi una al mese ormai. C’è molto entusiasmo e molta voglia di fare. L’obiettivo è di far arrivare questi due progetti, il notaio in carcere e per le parrocchie, dalla Valle D’Aosta alla Sicilia nell’arco di due anni. Il progetto per le carceri è un po’ più semplice perché c’è una struttura gerarchica con cui ci interfacciamo, ma anche quello nelle parrocchie va bene. Anche se a macchia di leopardo, la cosa si sta diffondendo a livello nazionale”. I frutti dei primi mesi di impegno sono evidenti, spiega Cogliandro. “Abbiamo un riscontro molto pratico di questo impegno del notariato verso fasce deboli – aggiunge - e soprattutto al cospetto di un notariato moderno che si sveste dei panni del passato. Un notariato che può dare ancora molto al paese”.
Nonostante tra quanti si avvicinano per la prima volta ai notai volontari nelle parrocchie e nelle carceri non manchi il timore di avvicinarsi ad un professione dagli alti costi, le richieste sono arrivate numerose. “Nelle parrocchie si avvicinano maggiormente gli anziani – racconta Cogliandro -, ma ci sono anche i giovani desiderosi di avere informazioni su prima casa, successione. Risposte che prima si apprendevano per strada e che ora invece possono avere una risposta qualificata in un contesto di servizio”. In carcere, invece, sono tanti gli stranieri che chiedono un aiuto. “Spesso abbiamo a che fare con il problema del riconoscimento dei figli o problemi patrimoniali di diritto internazionale”. Oltre all’Italia, però, l’associazione guarda anche all’estero e per il futuro, oltre alle attività da promuovere sul territorio nazionale, c’è anche l’obiettivo di “creare un coordinamento europeo delle strutture cattoliche professionali in modo che possa esserci una sinergia, rispetto ad una incisività legislativa che di volta in volta spesso è carente di richiami a valori forti e portanti – conclude Cogliandro -. Abbiamo avviato una serie di contatti con associazioni come la nostra in Germania e Spagna. Lavoreremo anche su questo canale per creare una rete che possa incidere a livello comunitario”.