24 febbraio 2015 ore: 16:00
Immigrazione

Notizie sui migranti e aumento della paura? "Non c’è correlazione"

Rapporto Unipolis. Nel 2014 l’immigrazione raccontata dai Tg non ha alimentato l'insicurezza, ma in alcuni casi ha sensibilizzato sull'esistenza delle aree marginali della società. Correlazione inesistente anche tra notizie sugli sbarchi e l’incremento dell’insicurezza
Immigrati in file. Volti in primo piano

ROMA – L’immigrazione raccontata dai Tg nel corso del 2014 non è stata declinata in modo ansiogeno e non ha alimentato insicurezza, ma in alcuni casi ha sensibilizzato sull’esistenza delle aree marginali della società, a differenza di quanto avvenuto in passato con il binomio criminalità-immigrazione. È quanto sostiene la ricerca realizzata da Demos & Pi e l’Osservatorio di Pavia per la Fondazione Unipolis dal titolo “Nella terra di mezzo fra terrore globale e paure quotidiane”, giunta alla sua ottava edizione. Un’indagine che ha coinvolto oltre all’Italia anche Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Polonia. Secondo i ricercatori, il cambio di prospettiva nei confronti del fenomeno dell’immigrazione inizia già nel 2013. “La visita di papa Francesco a Lampedusa, i racconti dei migranti sopravvissuti al mare senza l’“etichetta” clandestini, i video choc nel Cie di Lampedusa costituiscono una cornice che si mantiene anche nel 2014”.

Non c’è correlazione tra notizie e aumento insicurezza verso i migranti. Cala, anche se di poco, l’esposizione mediatica rispetto al 2013, ma resta comunque alta: nel 2013 si parla di circa mille notizie sul tema monitorate, 900 nel 2014. Tuttavia, spiega la ricerca, “nonostante l’esposizione numericamente significativa del fenomeno migratorio, a essa non corrisponde un incremento significativo della paura nei confronti degli immigrati”. Per il report, una spiegazione possibile riguarda la natura dei servizi che “non alimentano un clima complessivo di insicurezza” e anche quando si parla di fatti di cronaca, questi restano delimitati in “contesti ben isolati e temporalmente definiti”. Come nel caso dell’Infernetto di Roma, delle occupazioni abusive a Milano e Torino, delle proteste a Tor Sapienza a Roma, degli sgomberi dei campi rom, spiega la ricerca. Dall’analisi delle notizie dei telegiornali, quindi, la ricerca mette in luce alcuni aspetti importanti e cioè che “non esiste una correlazione tra il numero delle notizie e l’aumento della paura verso gli immigrati – spiega la ricerca -, detto in altri termini una elevata esposizione del fenomeno non corrisponde a un incremento dell’insicurezza”.  Correlazione inesistente anche tra notizie sugli sbarchi e l’incremento dell’insicurezza, mentre per i ricercatori esiste una correlazione tra il tipo di rappresentazione del fenomeno e il clima di opinione.

Il terrorismo nei telegiornali europei. Nelle principali reti pubbliche dei sei paesi presi in considerazione, invece, è il terrorismo ad aver catturato l’attenzione dei mezzi di informazione, i cui servizi giornalistici hanno avuto un ruolo importante nell’incremento dell’insicurezza tra i cittadini. “Nelle tre settimane che precedono la somministrazione del sondaggio (dal 29 dicembre 2014 al 18 gennaio 2015), sono i tragici fatti di Parigi e la paura degli attentati terroristici che occupano la parte più significativa dell’agenda europea e nazionale (rispettivamente con il 78 e il 69 per cento di visibilità sul complessivo delle notizie ansiogene). In oltre due terzi dei servizi ansiogeni vi è un riferimento esplicito alla minaccia che il terrorismo islamico rappresenta per le comunità occidentali”. Percentuali che, prima degli attentati di Parigi, erano ben diverse e che nella rilevazione da gennaio a dicembre 2014 vedevano la criminalità come il principale tema “ansiogeno” all’interno dei telegiornali, con più del 40 per cento sul totale dei servizi a livello europeo dedicati alla criminalità. Percentuale che per l’Italia cresce fino a sfiorare il 65 per cento (di cui il 55 per cento riguardanti reati alla persona), mentre per la Francia si attesta al 23 per cento, e per la Germania all’11 per cento. In quest’ultimo caso, però, la scena è rubata dalle notizie su atti terroristici e nuove guerre che nel 2014 hanno occupato ben la metà dei servizi complessivi.  

Insicurezza di prossimità. A livello locale, infine, il terrorismo quasi scompare tra le tematiche trattate. Le preoccupazioni riguardano più altre questioni, dalla criminalità alle alluvioni, dalle crisi aziendali alla contrazione dei consumi. “È un’insicurezza di prossimità che trova negli eventi che toccano da vicino le comunità la propria dimensione ansiogena – spiega la ricerca -. Si tratta di eventi che toccano lo spettatore proprio in ragione della vicinanza e della contestualizzazione precisa in quartieri, città, e regioni. In altre parole la paura esterna, quella del terrorismo e delle guerre non raggiunge la dimensione locale”. (ga)

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