23 settembre 2015 ore: 16:41
Immigrazione

Nuova missione per il Moas: salverà vite nel Sud-Est asiatico

Dopo aver soccorso oltre 11 mila migranti su barconi in difficoltà, l’organizzazione fondata dai coniugi maltesi Catrambone lancia una nuova sfida. “Nei mesi invernali utilizzeremo la MY Phoenix in un'altra parte del mondo, per intervenire in una crisi fortemente sottostimata"
Moas (Migrant offshore aid station) la nave finanziata da privati

Migrant offshore aid station (Moas)

MOAS/Darrin Zammit Lupi
MOAS/Darrin Zammit Lupi 2

ROMA – Da agosto 2014 ha salvato più di 11 mila vite di migranti in difficoltà nel Mediterraneo, ma presto la nave MY Phoenix, l’imbarcazione del Moas (Migrant offshore aid station) raggiungerà anche il Sud Est asiatico per dare il via anche in quelle acque le proprie operazioni di ricerca e soccorso di migranti in difficoltà. A dare l’annuncio una nota dell’organizzazione nata per iniziativa dei coniugi maltesi Catrambone e che quest’anno ha svolto le proprie attività col supporto di Medici senza frontiere. "Il nostro lavoro nel Mediterraneo non è finito, ma ora sentiamo che è nostra responsabilità durante i mesi invernali utilizzare la MY Phoenix in un'altra parte del mondo, per intervenire in una crisi altrettanto impegnativa ma fortemente sottostimata". 

Migrant offshore aid station (Moas)
Moas (Migrant offshore aid station) la nave finanziata da privati

Missione nel Mediterraneo in pausa, per il momento. La MY Phoenix tornerà a Malta oggi, spiega l’organizzazione, per preparare il viaggio nel Golfo del Bengala. "Moas ha contribuito a costruire una robusta presenza di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo – afferma Christopher Catrambone - , ma il nostro lavoro nel Mediterraneo non è finito”. Il Moas, infatti, continuerà a seguire la situazione nel canale di Sicilia durante i mesi autunnali e invernali con la previsione di riprendere il mare il prossimo anno. All’orizzonte, però, c’è un’altra sfida. Secondo i dati dell’Unhcr, infatti, sono più di mille i migranti che nel Sud Est asiatico hanno perso la vita in mare tra gennaio 2014 e il giugno 2015. “Attraverso questa azione, il Moas farà luce su un altro aspetto di questo pressante fenomeno globale in un’area dove non ci sono organizzazioni che fanno soccorso in mare. Una volta che le piogge monsoniche si placheranno, decine di migliaia di Rohingya e altri riprenderanno le loro pericolose traversate marittime”. 

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