Nuova missione per il Moas: salverà vite nel Sud-Est asiatico
Migrant offshore aid station (Moas)
MOAS/Darrin Zammit Lupi |
ROMA – Da agosto 2014 ha salvato più di 11 mila vite di migranti in difficoltà nel Mediterraneo, ma presto la nave MY Phoenix, l’imbarcazione del Moas (Migrant offshore aid station) raggiungerà anche il Sud Est asiatico per dare il via anche in quelle acque le proprie operazioni di ricerca e soccorso di migranti in difficoltà. A dare l’annuncio una nota dell’organizzazione nata per iniziativa dei coniugi maltesi Catrambone e che quest’anno ha svolto le proprie attività col supporto di Medici senza frontiere. "Il nostro lavoro nel Mediterraneo non è finito, ma ora sentiamo che è nostra responsabilità durante i mesi invernali utilizzare la MY Phoenix in un'altra parte del mondo, per intervenire in una crisi altrettanto impegnativa ma fortemente sottostimata".
Migrant offshore aid station (Moas) |
Missione nel Mediterraneo in pausa, per il momento. La MY Phoenix tornerà a Malta oggi, spiega l’organizzazione, per preparare il viaggio nel Golfo del Bengala. "Moas ha contribuito a costruire una robusta presenza di ricerca e soccorso nel Mar Mediterraneo – afferma Christopher Catrambone - , ma il nostro lavoro nel Mediterraneo non è finito”. Il Moas, infatti, continuerà a seguire la situazione nel canale di Sicilia durante i mesi autunnali e invernali con la previsione di riprendere il mare il prossimo anno. All’orizzonte, però, c’è un’altra sfida. Secondo i dati dell’Unhcr, infatti, sono più di mille i migranti che nel Sud Est asiatico hanno perso la vita in mare tra gennaio 2014 e il giugno 2015. “Attraverso questa azione, il Moas farà luce su un altro aspetto di questo pressante fenomeno globale in un’area dove non ci sono organizzazioni che fanno soccorso in mare. Una volta che le piogge monsoniche si placheranno, decine di migliaia di Rohingya e altri riprenderanno le loro pericolose traversate marittime”.