Nuova social card ai senza dimora, Fiopsd: “Avvio faticoso”
ROMA – Un avvio “faticoso”, ma il dialogo con il ministero è “franco e aperto” e qualche passo avanti si vede: la sperimentazione della nuova carta acquisti (social card) si sta rivelando un primo tentativo di venire incontro alle esigenze delle persone che vivono una situazione di povertà. Certo, l’approccio dovrebbe essere più universalista (reddito minimo, reddito di cittadinanza) ma il cammino di collaborazione è positivo. Cristina Avonto, presidente della Fiopsd, la federazione italiana organismi per le persone senza dimora, affronta il tema degli strumenti che l’Italia ha messo in campo per il contrasto alla povertà estrema dopo aver criticato la posizione del ministro Alfano che punta ad una legge per il contrasto all’accattonaggio e alla cosiddetta carità molesta.
Il contrario della demagogia, dice, è la previsione di strumenti in grado di contrastare la povertà. “Vorremmo una logica più universalistica rispetto all’impostazione della nuova social card, guardando ad esempio ad un modello alla tedesca, ma siamo consapevoli che la strada deve essere quella del dialogo, della sperimentazione, della critica alla sperimentazione e della messa a regime”. “Bisogna ammettere che il primo bilancio della sperimentazione – spiega – è faticoso, i comuni hanno faticato molto, e ancora qualcuno non ce l’ha fatta, a individuare i meccanismi di assegnazione della card, e l’approccio è molto segmentato”. Eppure, la strada va verso politiche più complesse, dove ci sia una presa in carico globale della situazione: “Sostegno al reddito, ma anche azioni contro la dispersione scolastica, aiuti ai senza dimora che non siano solo alimentari, locazioni magari in housing sociale, strumenti innovativi che si affianchino e entrino a far parte del sistema della social card”. “Andiamo verso la logica del pluri-strumento: non basta dare la casa senza un percorso personale per gestire la casa; non si può dare aiuto economico senza pensare anche a percorsi di accompagnamento culturale alla gestione di un budget familiare. Nella realtà infatti si incontrano persone che magari fanno le rate per comprare il mega schermo e a fine mese non si accorgono di non avere soldi per pagare la mensa scolastica ai bambini: ci vuole accompagnamento personale, è questa la strada da seguire per il futuro”.
Nel frattempo, una buona notizia arriva proprio per la condizione delle persone senza dimora. Proprio ieri la Fiopsd è stata ascoltata dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nell’ambito dell’esame dei disegni di legge n. 86 e 1.619 in materia di assistenza sanitaria ai senza fissa dimora. Si tratta di due proposte che puntano a consentire anche alle persone senza dimora di accedere alle prestazioni erogate dal Servizio sanitario pubblico. La legge attuale, quella istitituiva del Ssn, prevede infatti che il singolo utente sia iscritto agli elenchi dell’unità sanitaria locale nel cui territorio ha la residenza: di fatto, il diritto alla salute è legato al requisito della residenza anagrafica, con il risultato che le persone prive di residenza anagrafica non possono accedere alla libera scelta del medico di base e non possono fruire delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Nella pratica, l’assistenza di base delle persone senza dimora viene garantita dagli ambulatori gestiti da medici volontari, mentre quella ospedaliera è limitata alle prestazioni erogate in servizio di pronto soccorso.
I due disegni di legge mirano a superare questa situazione prevedendo che le persone senza dimora prive di residenza abbiano “diritto” di iscriversi negli elenchi degli utenti del Servizio sanitario nazionali relativi al comune in cui si trovano o comunque relativi al territorio in cui eleggono il proprio domicilio. “Abbiamo espresso un parere positivo – racconta il consigliere Fiopsd Fiorenzo De Molli – non solo per una tutela del diritto di cittadinanza del soggetto ma anche per il bene della collettività”. Un riferimento, in particolare, al fatto che oggi l’assistenza sanitaria viene garantita o dal privato sociale o dagli accessi al pronto soccorso “che per lo più sono accessi impropri”. La federazione ha però fatto notare che il disegno di legge in esame “non tiene conto dei tanti cittadini stranieri che in modo sprovveduto non hanno più un titolo di soggiorno regolare per stare in Italia e che scivolano nella povertà”: la richiesta dunque è stata quella di ragionare su queste situazioni che esistono”. (ska)