Nuova social card nelle 12 grandi città: boom di domande solo in Sicilia
Economia: soldi su cartina Italia
ROMA – Sono circa 8.470 le domande presentate in 11 delle 12 città con oltre 250 mila abitanti in cui si sta sperimentando la nuova social card, a cui manca all’appello ancora Roma: poche domande in circa la metà delle città coinvolte, ma in quattro città è boom e si arriva anche a sette volte le card disponibili. È un panorama variegato quello che emerge dai dati raccolti da Redattore sociale sulla sperimentazione. In alcuni casi le domande corrispondono quasi esattamente al numero di card assegnabili, in altri sono migliaia le famiglie che ne resteranno fuori, ma dal ministero del Welfare rassicurano: “Numeri bassi in molte città per via dei controlli durante la compilazione delle domande, tutte le card verranno assegnate, ma non lasceremo fuori troppe persone”.
In Sicilia è boom di domande. Con ogni probabilità sarà Roma ad avere il primato di domande tra le 12 città in cui si sta sperimentando la nuova social card, ma nell’attesa che venga emesso il bando (Roma è l’unica città a non aver ancora raccolto le domande) sono due città siciliane ad occupare i gradini più alti del podio: con oltre 5 mila domande raccolte entro il 19 luglio scorso, al primo posto c’è Palermo, al secondo posto Catania, con 4.600 domande pervenute al comune al 20 luglio 2013. Al terzo posto Napoli, con circa 3.500 domande, poco distante Torino dove le richieste raccolte dal comune sono oltre 3.300, di cui però, solo 2mila hanno passato le prime verifiche e verranno sottoposte ad ulteriori accertamenti. A Milano sono 1.700 le domande che verranno prese in considerazione, oltre 1.200 a Bari, quasi mille a Genova, 518 a Firenze, 476 a Bologna, 358 a Verona e solo 284 a Venezia (di cui 75 non accolte).
O troppe o troppo poche. Se per città come Palermo, Catania, Napoli e Torino il numero di domande pervenute supera di molto il numero delle card assegnabili (a Catania sono circa 650 per 4.600 richieste), sono tante invece, le città in cui il numero dei richiedenti è quasi pari al numero delle nuove social card previste dal ministero del Welfare. Si parte da Milano, dove sono arrivate circa 1.700 domande per circa 1.500 card, oppure a Bologna, con 476 domande da valutare su 450 card. Stessa cosa a Firenze, dove sono state presentate 518 domande per circa 450 card, oppure a Venezia che ha raccolto soltanto 284 domande.
Numeri contenuti per via dei controlli. Per Tangorra, però, non si tratta di un flop, ma di uno degli effetti principali di una diversa procedura di raccolta delle domande “che ha curato molto la verifica dei requisiti – spiega - e ci fa pensare che le domande presentate siano quelle che alla fine prenderanno il beneficio”. Le procedure di raccolta delle domande, infatti, non sono state identiche nelle 12 città. “Tra le varie esperienze abbiamo quelle di Milano e Bologna – spiega Tangorra - che hanno deciso di non procedere con un avviso pubblico rivolto all’intera cittadinanza, ma di coinvolgere l’utenza dei servizi. All’altro estremo, invece, le città siciliane, sia Palermo che Catania, che hanno avuto molte più domande rispetto al budget allocato. La differenza sta nell’aver gestito diversamente la fase di acquisizione delle domande. Tolte Milano e Bologna e le città siciliane, si è scelta una modalità di acquisizione assistita delle domande. Per cui il cittadino che faceva domanda verificava prima di fare domanda il possesso dei requisiti”.
Una procedura che previene i possibili abusi. “La prima social card aveva dimostrato quanto diffusi fossero i comportamenti opportunistici – spiega Tangorra -. C’era un accesso indiscriminato, il cittadino faceva domanda alle poste e veniva fatta la verifica dei requisiti successivamente e circa un quarto di chi aveva presentato domanda non aveva i requisiti, nonostante ci fossero autodichiarazioni. Con la nuova social card, chi non ha i requisiti non presenta neanche domanda”. Per Tangorra, tuttavia, non ci saranno né card inutilizzate, ma neanche troppe persone tagliate fuori. “Tenuto conto dei controlli che dovranno essere effettuati e della possibilità che alcune domande non sopravvivano alla verifica dei requisiti fatta negli archivi dell’Inps e dell’Agenzia delle entrate – spiega -, non lasceremo fuori troppe persone”.(Giovanni Augello)