11 ottobre 2017 ore: 17:18
Salute

Nuove droghe, una persona su tre non sa cosa sta assumendo

Arriva anche in Italia in via formale la prima sperimentazione del drug checking grazie al progetto europeo Baonps (Be aware on night pleasure safety). Oltre 470 le analisi condotte in sei regioni. La metà di chi scopre le vere sostanze acquistate decide di non assumerle. I promotori: “Servono strumenti innovativi e diversificati”
Boanps
Boanps

ROMA - Quasi una persona su tre tra quelle che consumano nuove sostanze psicoattive scoprono di avere acquistato sostanze diverse, a volte più pericolose, e in circa la metà dei casi poi decide di non assumere la sostanza o almeno pensa seriamente di non farlo. È quanto emerge dal progetto europeo Baonps (Be aware on night pleasure safety), che ha permesso di far arrivare anche in Italia la prima sperimentazione formale dello strumento del drug checking. L’iniziativa, finanziata dalla Commissione europea e promossa da un cartello di organizzazioni europee tra cui il Coordinamento nazionale comunità accoglienza (Cnca), l’Azienda sanitaria locale Asl TO4, il Centro antidoping Bertinaria, Eclectica Istituti di ricerca e formazione e Fedeserd per l’Italia, ha permesso di effettuare circa 472 analisi di sostanze nel corso di 27 interventi nei contesti del divertimento in sei regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria e Lazio). “I risultati delle analisi realizzate in tempo reale hanno spesso sorpreso i consumatori - spiegano i promotori - , che nel 37 per cento dei casi hanno deciso di non assumere il composto e nel 14 per cento hanno potuto riflettere sull'opportunità di evitarne l’utilizzo". 

Nei 18 mesi di intervento sul campo da febbraio 2016 ad agosto 2017, il progetto ha contattato più di 11 mila persone persone e ha effettuato 9 allerte di sostanze pericolose. Il progetto, inoltre, ha sostenuto una ricerca volta al monitoraggio del consumo delle sostanze tradizionali e delle nuove sostanze psicoattive, una ricerca pilota sul DarkNet, un libro di raccomandazioni per esperienza pilota di drug checking e infine un aggiornamento sulle metodologie di drug checking sul campo. La sperimentazione ha “confermato l'importanza di costruire canali di comunicazione e di fiducia tra operatori attenti alla salute e consumatori, rompendo così il muro che è normalmente presente tra questi ultimi, da una parte, e le istituzioni e i servizi dall’altra". In un numero rilevante di casi, inoltre, il progetto ha permesso anche di non svolgere semplicemente un ruolo di informazione, ma di realizzare veri e propri interventi di prossimità a bassissima soglia con 946 interventi di counselling che hanno consentito di comunicare alla persona informazioni di limitazione dei rischi e riduzione del danno, nonché offrire degli strumenti in grado di prevenire la trasmissione di malattie. “Uno degli obiettivi del progetto è stato proprio quello di attivare meccanismi di auto-tutela da parte degli stessi consumatori - spiegano i promotori -. Un secondo obiettivo è stato il monitoraggio delle nuove sostanze psicoattive circolanti nel nostro paese e della diffusione di informazioni per le possibili contromisure di tutela. Il terzo obiettivo della sperimentazione è stato quello di iniziare a costituire un sistema coordinato di allerta composto da tutti i servizi di riduzione del danno e di prossimità attivi in Italia, impiegati quindi non solo come sensori e rilevatori, ma anche come allertatori”. 

Secondo i promotori, infatti, la definizione dei livelli essenziali di assistenza e le linee guida sulla riduzione del danno e gli interventi di prossimità, sebbene iniziative importanti e attese da anni, non sono sufficienti nel panorama attuale che vede il fenomeno del consumo di nuove sostanze psicoattive in crescita. “Dinanzi a una situazione come questa è necessario mettere in campo strategie e strumenti innovativi e diversificati - spiegano i promotori -. E tra questi il drug checking si presenta come un servizio imprescindibile. Ai promotori appare inaccettabile che, in Italia, i consumatori non possano ancora sapere cosa stanno per assumere, nonostante i potenziali gravi rischi per la salute che produce questo vero e proprio buco nel sistema”. Per superare questo gap, i promotori del progetto presenteranno i risultati il prossimo 27 ottobre all'Istituto Superiore di Sanità e proporranno all'Istituto di assumere il coordinamento di questo sistema che dovrebbe coinvolgere attivamente tutti i servizi di riduzione del danno e di prossimità esistenti nel nostro paese e implementare gli interventi di drug checking.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news