18 gennaio 2017 ore: 13:55
Immigrazione

Nuove leggi, accoglienza, cooperazione: il piano immigrazione secondo le Ong

In vista della presentazione da parte del ministro Minniti delle novità sulla gestione dell’immigrazione e dei richiedenti asilo, le organizzazioni della rete Link 2007 lanciano la loro controproposta, basata non solo sul punto di vista securitario ma su una gestione strutturale del fenomeno
Migranti in fila, cie, hotspot

ROMA – Superare la fase emergenziale dell’accoglienza, ripensare la legislazione di base, puntare sui fondi alla cooperazione allo sviluppo. In vista della presentazione da parte del ministro Marco Minniti del piano immigrazione, le ong della rete ‘Link 2007’, in un documento, lanciano la loro proposta. "Lo facciamo – afferma Paolo Dieci, presidente della rete – forti delle analisi e degli approfondimenti fondati sulla nostra esperienza di cooperazione internazionale e di aiuto umanitario e sulla conoscenza di molti dei paesi di provenienza, delle condizioni che favoriscono l’emigrazione, delle culture di quei paesi, delle aspirazioni degli immigrati, delle difficoltà che incontrano nell'inserimento e nell’integrazione, dei problemi che la loro presenza può talvolta generare nelle comunità non adeguatamente preparate ad accoglierli".

Una visione non solo securitaria. Nel dettaglio, il documento di Link 2007 (indirizzato al governo) presenta, per punti schematici e sintetici, alcune proposte per una strategia politica governativa complessiva, non limitata quindi alla dimensione securitaria e di ordine pubblico, pur importante e presente, accompagnate dall’indicazione di scelte operative e normative relative al governo dell’immigrazione per lavoro e di quella forzata da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali e ambientali. "Riteniamo che si debba affrontare la materia con una strategia e visione politica di insieme adottando misure da attuare a breve, medio e lungo termine, a seconda dell’urgenza, della complessità e delle difficoltà", evidenzia Nino Sergi, policy advisor di Link 2007, che ha guidato l’elaborazione del documento. "Speriamo che il documento possa fornire elementi utili e sollecitare ulteriore dibattito e riflessione al fine della definizione di scelte e normative che trovino la convergenza di tutte le forze politiche".

Immigrazione strutturale. Innanzitutto si chiede di mettere fine alla fase emergenziale nella gestione della questione migratoria. In questo senso le ong propongono una regolarizzazione di tutti coloro che lavorano o studiano in Italia (e i familiari di primo grado) ad una certa data, che abbiano avuto un lavoro o occasioni di lavoro nell’ultimo biennio, togliendo quindi dall’irregolarità, su base individuale, quelli più facilmente integrabili, perché già in qualche modo inseriti attraverso il lavoro o lo studio o altre attività legali. Con temporanei benefici fiscali per i datori di lavoro che regolarizzano. Si parla poi di politiche attive di integrazione, con particolare attenzione ai minori non accompagnati e alla loro sistemazione prioritariamente in famiglie affidatarie o piccole comunità famigliari, considerando preminente, in ogni disposizione normativa, il superiore interesse del minore. Le organizzazioni sostengono anche come sia necessario ottimizzare e accelerare il cammino di cittadinanza, a partire dalle seconde generazioni.

Una legislazione più giusta. Sul piano normativo si chiede l’abolizione del reato di clandestinità e una maggiore coerenza con le politiche migratorie europee, assumendo iniziative propositive a livello di istituzioni europee e cercando le giuste alleanze. Per le ong è necessario anche ampliare la stipula di accordi migratori e di partenariato con i principali paesi di provenienza e di transito. Gli accordi dovrebbero contenere anche precise modalità per gli ingressi regolari in Italia e in Europa (preferibilmente preceduti da idonea formazione) e per l’apertura eventuale di corridoi umanitari a favore di persone in grave pericolo.

Espulsioni e contrasto al crimine. Secondo la rete Link “dopo le necessarie verifiche e il completamento delle procedure per la più ampia regolarizzazione dell’esistente, diventa inevitabile l’allontanamento di chi non gode di alcun diritto a rimanere in Italia”. Data la loro presenza sul territorio nazionale da un certo periodo dovrebbe essere più facile l’identificazione del paese di provenienza. Occorrerà partire comunque dal ritorno volontario assistito e comunque da un sussidio da concedere in tutti i casi di allontanamento di persone presenti in Italia e non ammessi alla regolarizzazione. L e ong ricordano però che è necessario “usare l’espulsione con accompagnamento coatto solo per i casi di criminalità, di recidiva nella trasgressioni delle leggi, rispettando in ogni caso le convenzioni internazionali e le direttive europee e assistendo il paese ricevente nella gestione dei casi più difficili e complicati, in particolare quelli legati al terrorismo. Infine, si chiede un severo contrasto alla tratta e allo sfruttamento di esseri umani, in collaborazione particolarmente con le polizie europee e dei paesi africani, mediterranei e mediorientali con cui attivare accordi.

Cooperazione allo sviluppo. Nell’ultima parte del documento un forte accento viene posto sulla necessità di ampliare e ripensare la cooperazione internazionale allo sviluppo, inserendo tra le priorità la creazione di posti di lavoro stabili e dignitosi, il miglioramento delle condizioni di vita, il soddisfacimento delle aspettative formative dei giovani, lo sviluppo e il rafforzamento di istituzioni democratiche e virtuose, in una visione e programmazione di lungo periodo, considerando le dinamiche demografiche oltre che le condizioni di povertà. “La creazione di opportunità di inclusione sociale e lavoro e il sostegno ai processi di democratizzazione nei paesi partner non possono essere disgiunti essendo entrambi indispensabili allo sviluppo e alla corretta gestione dei fenomeni migratori” scrivono i promotori, secondo i quali i programmi e i progetti di cooperazione allo sviluppo potranno affiancare gli accordi e i partenariati migratori, in modo da valorizzare ogni possibile sinergia, ma non dovranno mai essere confusi con essi, potendo le due finalità essere complementari ma non sostitutive l’una dell’altra. Vai al documento completo. (ec)

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