Nuovo Isee: la protesta divide le associazioni delle persone disabili
Disabile su carrozzina
ROMA – Potrebbe essere approvato già nel mese di agosto il cosiddetto “nuovo Isee”, contenuto nel Regolamento attuativo del Decreto Salva Italia, attualmente in esame alla Camera dei Deputati. Un “colpo di mano estivo”, per le associazioni di persone con disabilità che il 31 luglio scenderanno in piazza, davanti a Montecitorio, per dire un “fermo no a questo nuovo strumento di iniquità sociale”. Al contrario, “un segno di attenzione, seppur ancora migliorabile”, per le due grandi federazioni di associazioni di disabili, che il 31 in piazza non ci saranno.
boxLe ragioni della protesta. L’inserimento delle prestazioni assistenziali (pensioni d’invalidità, indennità di accompagnamento ecc.) ai fini del calcolo reddituale è la principale criticità del nuovo Isee. “Perfino l’assistenza domiciliare, l’assegno di cura, il sostegno per la vita indipendente, i contributi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la frequentazione di un Centro Diurno, il trasporto specifico per persone con disabilità, le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento, tutti – ma proprio tutti – i contributi pubblici, sia locali che nazionali, rientreranno nel reddito – spiega Maria Simona Bellini, una delle promotrici della protesta, a cui finora hanno aderito circa 55 mila persone - Lo Stato dunque, con una mano concederebbe e con l’altra toglierebbe!”. Una misura del genere potrebbe essere accettabile a una sola condizione: “che si possano detrarre dai propri redditi tutte le spese che la disabilità richiede, senza alcun tetto, senza alcuna franchigia, senza alcun limite. Altrimenti dovremmo assistere al paradosso che la persona con disabilità, pur spendendo tutto il suo reddito, per lo Stato risulterebbe addirittura benestante!”. Questo delle franchigie è però un altro punto critico del nuovo Isee, sempre secondo i promotori della protesta: “è considerato detraibile fino a un massimo di 5 mila euro le spese sanitarie per il familiare disabile – spiega Maria Simona Bellini - Ma se io ne devo spendere 15 mila, perché non devi detrarmele?”. Non mancano le polemiche verso chi, come la Fish, ha manifestato una maggiore “apertura” verso la riforma. “Le grandi federazioni non ci rappresentano: è una oligarchia della disabilità, chiamata a decidere in pochi sulle spalle di tanti”.
Le ragioni della “apertura”. Per il presidente della Fish, Pietro Barbieri, “si può fare di meglio, ma su questo è necessario un impegno del Parlamento per correggere la norma originaria”. Il “peccato originale” dell’inserimento delle prestazioni assistenziali nel reddito si trova infatti non nel regolamento, ma nel decreto Salva Italia, precisamente nell’articolo 5. Come spiega Carlo Giacobini, direttore responsabile di Handylex, “prendere di mira il governo, o il viceministro Guerra, in particolare, significa sbagliare bersaglio. L’intervento, quindi, va fatto in Parlamento, è la legge che va cambiata: inutile prendere come interlocutore il governo, che obbligatoriamente, nell’elaborare un regolamento, deve seguire le indicazioni di legge. E in quelle indicazioni c’è questa iniquità”. Giacobini ricorda poi il grande sforzo compiuto dalle associazioni confederate e non per”migliorare la prima versione della riforma, che davvero conteneva gravi iniquità. Siamo arrivati a questa terza e definitiva bozza, con importanti miglioramenti: tra questi, le franchigie e le esenzioni, che finiscono per azzerare o quasi il conteggio delle provvidenze economiche. Il nuovo Isee conteggia, ad esempio, indennità di accompagnamento, ma per gli stessi titolari è prevista una franchigia di 6.500 euro (l’indennità è di 5.800 euro l’anno). Inoltre, tutte le spese sanitarie possono essere sottratte dall’indicatore reddituale, fino ad ulteriori 5.000 euro, mentre sono interamente detraibili, per i disabili gravi, le spese per collaboratori domestici, addetti all’assistenza personale e badanti fino alla compensazione completa delle provvidenze assistenziali ricevute”. Sulla stessa linea, il presidente dell’Anmic e della Fand, Giovanni Pagano: “l’Isee dovrà essere sperimentato in concreto: per questo abbiamo chiesto all’esecutivo una verifica alla scadenza del primo ciclo di applicazione e a dati acquisiti”. (cl)