Nuovo Isee, le indennità dei disabili sono reddito. Almeno per un anno
ROMA - “Ho ritirato oggi l'Isee famigliare. La pensione e l'accompagnamento di mio figlio Alessandro sono stati conteggiati come reddito! Siamo finalmente ricchi!”. E' l'amara ironia della mamma di un ragazzo disabile, di ritorno dal Caf: tra le mani, il famigerato Isee compilato secondo le nuove norme: quelle stabilite dal Dpcm 159/2013, entrato in vigore il 1 gennaio scorso. Una riforma controversa e sofferta, fortemente osteggiata soprattutto da chi ha in casa una disabilità e si vede, per la prima volta, le indennità conteggiate all'interno del reddito.
Sì, perché questo è quello che, praticamente, sta accadendo: le nuove norme si applicano, sebbene tre sentenze del Tar del Lazio abbiano di fatto bocciato questa nuova prassi come illegittima. Contro queste sentenze, il ministero del Lavoro non ha ancora presentato l'annunciato ricorso al Consiglio di Stato, ma ha tempo fio al 10 agosto per farlo. Nel frattempo, le nuove norme sono valide e vengono applicate. E così sarà, probabilmente, almeno per un anno: l'unico strumento per opporsi, sulla base delle sentenze del Tar, sarà il ricorso. E le famiglie si stanno attrezzando. Abbiamo fatto il punto della situazione con Valeriano Canepari, presidente della Consulta dei Caf, e con Federico Toccacieli, che per il consorzio nazionale Caf della Cgil sta seguendo passo passo la complicata vicenda del nuovo Isee.
“Applichiamo il nuovo Isee, non possiamo fare diversamente”. “La situazione è indubbiamente preoccupante, sopratutto se ci riferiamo alle persone disabili: sono stati vinti tre ricorsi da parte delle associazioni e ora il governo deve decidere cosa fare – spiega Canepari – Nel frattempo, come Caf, cosa facciamo? In attesa di istruzioni da parte di Inps e governo, noi dobbiamo applicare le norme previste nel Dpcm. Tutti i Caf non possono che operare in questo modo: al di là della volontà, le procedure non ci consentono di fare diversamente, perché il sistema scarta automaticamente le richieste difformi dalle indicazioni di legge”.
“Chi si sente penalizzato, potrà solo fare ricorso”. Conferma Federico Toccacieli, che così riassume le tappe fondamentali di questa complicata vicenda: “Le sentenze del Tar non sono state notificate al ministero del Lavoro – precisa – Se fosse stato fatto, allora entro sei giorni il ministero di sarebbe dovuto esprimere, accettando la sentenza o presentando ricorso. Ora, invece, il governo ha sei mesi di tempo per esprimersi: il che significa, che potrà presentare ricorso fino al 10 agosto”. E se non dovesse farlo? “Allora – spiega Toccacieli – sarà costretto a rimettere mano al Dpcm: il che richiederà, sicuramente, tempi lunghi”. Lunghi almeno quanto i tempi della giustizia, visto che “difficilmente la Corte di stato si pronuncerà prima del 2016”. Insomma, in un caso o nell'altro, sia che il governo faccia ricorso – come pare sia intenzionato a fare – sia che decida di accogliere le sentenze del Tar e modificare il decreto, comunque le nuove norme resteranno valide almeno per tutto il 2015. “e non c'è possibilità che i Caf facciano diversamente”, ribadisce Toccacieli.
Cosa può fare, allora, chi si trovi penalizzato proprio da quelle norme che il Tar ha condannato? “L'unico strumento è il ricorso”, conclude Toccacieli. Ed è in questa direzione, infatti, che già si stanno muovendo le famiglie delle persone disabili, guidate dal comitato “Stop al nuovo Isee” e assistite da Federico Sorrentino, costituzionalista, che per queste famiglie ha predisposto un vademecum e una bozza di lettera, da presentare all'amministrazione di riferimento. “'L'Isee che si presenta è da ritenersi non legittimamente rappresentativo della reale situazione economica e patrimoniale del mio nucleo familiare – si legge - Pertanto, se ne chiede l'annullamento in autotutela e la sua rettifica, nei sensi indicati dalla sentenza citata. Ciò nel più breve tempo possibile e comunque non oltre i trenta giorni di legge con invito a indicare il nominativo del responsabile del procedimento ed ogni suo recapito disponibile (telefono, fax, indirizzo e-mail, orari e uffici di ricevimento). Si fa presente - conclude la lettera - che nel caso in cui da tale attestazione si facciano derivare effetti a me sfavorevoli, mi riservo di adire le vie legali a tutela dei miei diritti”.
“Diverse persone con disabilità molto gravi hanno rinunciato a chiedere l'assistenza perché il loro reddito è risultato più alto dei limiti reddituali previsti per l'accesso – riferisce Chiara Bonanno, mamma di un ragazzo disabile e tra le promotrici del ricorso - Questa rinuncia purtroppo fa il 'gioco' del governo, che potrà affermare che questo Isee fa risparmiare la collettività. Purtroppo, sulla pelle di persone con disabilità molto gravi”. E Chiara rappresenta, in questo, un caso estremo: “Io e mio figlio, non avendo un reddito, non possiamo nemmeno chiedere le detrazioni, né certificare che l'intera pensione e indennità di mio figlio vengono spese in assistenza e farmaci. Quindi, di fatto, risultiamo ricchi. Insomma, questo nuovo Isee sta producendo già seri danni, impedendo alle famiglie con disabilità molto gravi di accedere ai servizi necessari e costringendole a dar fondo a tutte le loro risorse. Sta nascendo una nuova povertà”. (cl)