12 novembre 2014 ore: 13:30
Immigrazione

Nuovo raid contro i rifugiati a Tor Sapienza. I cittadini: “Non ci fermiamo”

Ancora scontri davanti al centro che ospita 36 adolescenti stranieri. Il comitato di quartiere: “Se non ascoltati, i residenti andranno avanti nella protesta”. Il municipio: “Difficile il dialogo, ma è riduttivo pensare che il problema siano 36 ragazzi, il disagio è più grande”. Il sindaco Marino condanna le violenze. Le associazioni si scagliano contro la gestione dell'accoglienza
Immigrazione, uomo di spalle in penombra

- ROMA - Nuova notte di protesta e scontri a Tor Sapienza, nella periferia est di Roma. Dopo la sassaiola di lunedì notte, ieri sera i cittadini del quartiere (che avevano indetto per il pomeriggio un’assemblea pubblica a cui ha partecipato anche un rappresentante del municipio) sono tornati nuovamente in piazza per manifestare contro il degrado della zona e per chiedere di mandare via i migranti ospitati nel centro di accoglienza di via Giorgio Morandi.
Nella notte, però, quando la manifestazione si era già sciolta, alcuni  ragazzi (incappucciati secondo le testimonianze) sono tornati davanti la struttura per lanciare bombe carta e oggetti verso la Polizia, che presidiava il centro di accoglienza, dove vivono 36 minori non accompagnati. A quel punto anche gli abitanti si sono nuovamente riversati in strada, e le forze dell’ordine hanno deciso di caricare per disperdere i manifestanti. Sono almeno 12 le persone rimaste ferite.

Un vero e proprio raid con cassonetti dati alle fiamme e cariche della polizia. C’è chi parla di una spedizione organizzata dalle frange di estrema destra, chi di un’ennesima dimostrazione dei cittadini “esasperati e abbandonati da tutti”. “Fino alle 20 la situazione era tranquilla, è nella notte che sono avvenuti gli scontri, ma non si tratta di un’azione politica. La politica non c’entra niente, come non c’entra niente il razzismo. Sono solo cittadini esasperati – sostiene Tommaso Ippoliti, presidente del comitato di quartiere Tor Sapienza -. Cittadini che andranno avanti nella loro protesta perché le istituzioni non li ascoltano. La gente non vuole gli extracomunitari e non sa più come dirlo, vuole solo la legalità. Con le persone che sono scese in piazza non possiamo che essere solidali. E’ un anno che chiediamo al comune di intervenire: che Tor Sapienza fosse una polveriera lo sapevano tutti. Questa è solo la conseguenza di un abbandono totale del quartiere al suo degrado”.

Cuore della protesta il centro di accoglienza per minori non accompagnati del Servizio Sprar, gestito dalla cooperativa “Il sorriso” e convenzionato con il comune di Roma. La struttura è attiva nel quartiere dal 2001 e oggi ospita 36 minori non accompagnati, di età media intorno ai 17 anni e in fuga da paesi in guerra. Ma il centro, che in passato ha ospitato anche 150 persone, oggi è solo la valvola di sfogo di una situazione di tensione più generale. “Non ce l’abbiamo con loro perché sono neri – aggiunge Ippoliti – ma nella stessa zona sorge il campo rom di via Salviati e nell’ultimo anno si sono moltiplicate le occupazioni abusive di case e strutture. L’ultima, in ordine di tempo, è quella di una chiesetta sconsacrata. E' un insieme insostenibile. Con la presenza di immigrati abbiamo visto crescere anche l’illegalità, i furti, le aggressioni. Alle 20 siamo costretti al coprifuoco, vorremmo invece poter uscire tranquilli sotto casa. Ma non è vero, come stanno scrivendo in molti, che giriamo armati”.

Intanto al municipio si cerca di trovare una soluzione a una situazione che non accenna a calmarsi. Fallito il tentativo di aprire un tavolo tra residenti e immigrati, oggi si torna a chiedere al Comune di cercare una strategia condivisa. “Il clima ancora oggi è tesissimo – spiega Alessandro Rosi, assessore al sociale del V municipio, che da stamattina è a Tor Sapienza a monitorare la situazione -. E’ riduttivo pensare che il problema siano 36 ragazzi adolescenti. Il disagio è più grande. La protesta davanti al centro di accoglienza è il sintomo di un problema ampio e insieme al Campidoglio stiamo cercando di avere tutti gli elementi per portare avanti un’azione risolutiva”. Oltre a cercare di stemperare la tensione ed evitare nuovi scontri, in queste ore si teme anche per la sicurezza dei rifugiati ospitati nel centro, facile bersaglio delle ire dei residenti.  “Il problema è l’alta concentrazione di centri e strutture in alcune aree, come spesso abbiamo fatto presente al Comune e in particolare all’assessore Cutini – aggiunge -. In questo momento stiamo anche cercando un dialogo con gli abitanti, ma è molto difficile perché il clima non lo permette e gli scontri di ieri notte hanno alimentato ancor più la tensione”. Secondo Rosi, a differenza di quella di lunedì notte, ieri sera la spedizione era stata organizzata “da persone che cercano di gettare benzina sul fuoco”. “Le forze dell’ordine – afferma – stanno lavorando per identificarli. E per mantenere in sicurezza gli ospiti del centro”.   

Anche dal mondo delle associazioni, che lavorano al fianco dei migranti, arrivano le prime reazioni. L’Arci di Roma chiede un impegno immediato per ripristinare la pace sociale nel quartiere, tutelando tanto i diritti degli abitanti quanto i diritti dei migranti che vivono nel centro d’accoglienza. “C’è l’evidente necessità di costituire un tavolo di lavoro condiviso e costruttivo tra abitanti, associazioni, operatori e istituzioni- spiegano -. E’ necessario confrontarsi democraticamente su questa esplosiva situazione sociale e impegnarsi concretamente da subito". La Caritas di Roma parla di una situazione che è "il risultato di anni di abbandono, ma allo stesso tempo l’effetto di politiche sbagliate verso i rom e i rifugiati, senza sforzi per l’integrazione e improntate soprattutto sull’emergenza, frutto di istituzioni che non collaborano e non dialogano, di cooperative senza scrupoli che poco hanno a cuore la sorte delle persone che gli sono affidate, di territori abbandonati dalle Istituzioni. Situazioni di cui sono parimenti vittime italiani e immigrati". Il centro Astalli, chiede inoltre un'accoglienza in tutta la città per evitare che le "periferie, potenziali laboratori di integrazione" diventino, invece "delle polveriere pronte ad esplodere". Non si sono fatte attendere anche le reazioni dei sindacati. Giuseppe Casucci, responsabile Immigrazione della Uil, punta il dito contro la situazione dell'accoglienza: "Serve una vera inclusione, anziché una gestione centralizzata da parte del ministero, meglio lasciare l'organizzazione ai comuni". "L’episodio di Tor Sapienza - aggiunge Roberto Giordano, della Cgil di Roma e del Lazio- è l’ennesimo campanello di allarme e, purtroppo, probabilmente non sarà l’ultimo. Comune e Regione dovrebbero affrontare le problematiche legate ai rifugiati in un consesso complessivo di condivisione, partendo dal ripristino dei tavoli di confronto con le parti sociali e il mondo dell’associazionismo e coinvolgendo le popolazioni locali".

Intanto in queste ore è arrivata anche la condanna delle violenze da parte del sindaco di Roma Ignazio Marino, che ha espresso "vicinanza e piena solidarietà agli agenti feriti questa notte da un gruppo di veri e propri criminali". "Questa Amministrazione non accetta che a Roma l’incolumità dei cittadini venga messa a repentaglio da un manipolo di estremisti violenti, che sfogano il proprio fanatismo lanciando blocchetti di marmo, pietre e bottiglie - sottolinea il sindaco -Dal Questore ho ottenuto l’assicurazione che il territorio interessato sarà presidiato centimetro per centimetro, per impedire altre violenze". Dopo l'ultimo raid di questa notte in tanti hanno chiesto al primo cittadino di intervenire. Il responsabile Immigrazione del Pd, Khalid Chaouki sottolineando che "i disordini di Tor Sapienza destano preoccupazione", ha chiesto "un grande senso di responsabilità, evitando di soffiare sul fuoco di un disagio sociale sempre più profondo nelle periferie della Capitale. Ribadiamo il nostro pieno sostegno agli amministratori locali e alle associazioni impegnate sui territori, e sollecitiamo nuovamente il Sindaco di Roma ad intervenire urgentemente - afferma - senza ulteriori ritardi, per trovare risposte condivise sul fronte di una accoglienza sostenibile dei profughi e per una attenzione maggiore ai temi del degrado e sicurezza nelle periferie". (ec)  

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