Oltre 821 milioni di persone soffrono la fame. Più colpite donne e bambine
ROMA - Stretti nella morsa della fame e senza sufficiente accesso a un’alimentazione adeguata: sono 821 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo, la maggior parte vive in zone rurali. Un dato allarmante e in continua crescita dal 2014, mentre parallelamente aumentano anche gli obesi e le persone in sovrappeso. A fotografare questa situazione paradossale è il secondo rapporto della Coalizione italiana per la lotta alla povertà (Gcap) “Diritto al cibo. Lo sviluppo sostenibile a partire dai sistemi alimentari” presentato oggi a Roma.
Secondo il report si soffre di più la fame negli stessi paesi dove aumenta l’obesità ed in particolare in Africa, Asia, America Latina (oltre che Europa e Nord America). Inoltre un altro fenomeno messo in luce è quello della “fame nascosta” cioè legata alla carenza di micronutrienti come vitamine e minerali. Lo studio spiega inoltre che il tema dell’accesso al cibo tiene insieme questioni diverse, di carattere sociale, economico, politico e ambientale. Ad influire sono anche i modelli di produzione e consumo. Ad esempio il modello “fordista” che ha dominato le produzioni agroalimentari e che ha messo in ginocchio i paesi che non si adeguavano. E, dunque, anche se negli anni è cresciuta la disponibilità di cibo essa non è stata sempre disponibile per chi ne aveva bisogno. Non solo, è aumentato l’uso di pesticidi e fertilizzanti che hanno creato un danno ambientale enorme, connesso anche allo sfruttamento del suolo e alla perdita di biodiversità.
Il rapporto evidenzia anche come sia centrale la questione di genere. “A soffrire di più di malnutrizione e malattie croniche sono in particolare le donne” spiega Stefania Burbo, coportavoce di Gcap Italia. Nello specifico, il diritto al cibo risente delle diseguaglianze di genere presenti nella società. e così per ogni 100 uomini in povertà estrema ci sono 112 donne. Le donne, inoltre, consumano in media 12 tipi di alimenti contro i 15 dei maschi. “E’ necessario un approccio non fondato esclusivamente sullo sradicamento della povertà - aggiunge Burbo - ma anche sulla lotta alle disuguaglianze e a ogni forma di discriminazione, partendo dal presupposto che come esseri umani siamo portatori di diritti universali e inalienabili”.
Per Andrea Stocchiero di Gcap è necessario anche “dotarsi di politiche coerenti e comuni: c’è bisogno di una visione collettiva - dice -. Dobbiamo tenere insieme i portatori di interessi e i portatori di diritti, gli stakeholders e i rightholders. Oggi questo non si sta facendo. Anche sul piano delle migrazioni, bisognerebbe parlare di mobilità per lo sviluppo sostenibile e concepire il moviemento come un aspetto delle relazioni internazionali. L’Italia ha perso una grande occasione non approvando il Global compact for migration che regolava i flussi in modo sicuro, per i paesi di arrivo ma anche per i paesi di origine e transito”.
Secondo la Coalizione l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un’occasione per imprimere un vero cambiamento anche per quanto riguarda il problema della fame. Tra le buone pratiche viste con favore, c’è l’istituzione della cabina di regia “Benessere italia” presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e la creazione del Forum per lo sviluppo sostenibile. Ma, aggiunge Massimo Pallottino, co- portavoce di Gcap Italia “si possono costruire politiche coerenti solo con un dialogo profondo tra decisori e attori sociali. Ed è necessario che tale dialogo trovi un posto centrale nella tutela dei diritti delle persone più vulnerabili, la cui voce fatica ad essere ascoltata”. (ec)