1 luglio 2016 ore: 15:01
Immigrazione

Opera Nomadi: "Beppe Sala si occupi direttamente dei rom"

L'associazione chiede al nuovo sindaco di Milano di non lasciare la questione rom alle competenze degli assessori alla Sicurezza o alle Politiche sociali. "Non sono solo un problema, ma una minoranza", con una cultura e dei diritti da tutelare. Meglio sarebbe una delega speciale a un consigliere comunale
Campo rom, panni stesi, via idro Milano

MILANO - Opera Nomadi chiede al sindaco Beppe Sala di occuparsi in prima persona dei rom. Come ha deciso di fare per la questione periferie, per le quali ha dato una delega al consigliere Mirko Mazzali, "così faccia per gli zingari, dando la delega diretta a un consigliere comunale", spiega Maurizio Pagani, presidente dell'Opera Nomadi di Milano. Con la precedente Giunta  Pisapia è stato soprattutto l'assessore alla sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli, ha gestire i campi, la loro chiusura, gli sgomberi di quelli abusivi. Ora all'assessorato alla Sicurezza c'è Carmela Rozza. "I rom non sono solo un problema o un tema sociale, ma una minoranza etnica e come tale va considerata -aggiunge Pagani-. Per questo riteniamo che sia sbagliato che dei rom se ne occupi l'assessore alla Sicurezza o quello alle Politiche sociali. Ci vuole qualcuno che ci lavori considerando i rom in tutte le loro dimensioni: da quella sociale a quella culturale".

Opera Nomadi ha chiesto direttamente a Giuseppe Sala di cambiare la politica del Comune sui rom con una lettera aperta in cui, tra l'altro, sottolinea che "l’eventuale attribuzione della delega ai Servizi Sociali e alla Sicurezza non farebbe che protrarre per altri cinque anni una condizione di accesa conflittualità con le comunità zigane, il sospetto di lobbismo nella gestione dei servizi comunali e la sola visione emergenziale legata al tema della sicurezza".
"È inoltre indispensabile che tutto il Consiglio venga coinvolto nella ricerca di una strategia comune che a partire dal richiamo alle normative e raccomandazioni nazionali ed europee sappia costruire un metodo di lavoro condiviso nel tempo.

Nel frattempo, vanno garantiti i servizi in essere, come i Centri di Emergenza Sociale che tuttavia entro la fine dell’anno andrebbero chiusi, perché inadatti alla soluzione delle problematiche abitative delle Comunità Zigane, o riportati, più propriamente, solo alla loro specifica funzione per la quale erano stati costituiti: un salvagente nelle situazioni di reale emergenza". (dp)

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