4 maggio 2016 ore: 15:30
Giustizia

Opg, chiude quello di Reggio Emilia. Commissario: accelerare sulle decisioni

Domani 5 maggio gli ultimi due internati verranno trasferiti a Castiglione delle Stiviere. Il prossimo Opg a chiudere sarà quello di Aversa, ma sulle Rems aumenta la pressione da parte delle misure di sicurezza decise dalla magistratura. “Se non si sciolgono alcuni nodi si rischia di restare bloccati”
Eligio Paoni/Contrasto Psichiatria Opg Aversa - uomo alla finestra

Foto di Eligio Paoni/Contrasto

ROMA –  Dopo qualche annuncio disatteso e date rinviate, chiude domani l’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, uno dei quattro ancora aperti in Italia nonostante sia passato più di un anno ormai dal termine ultimo dato agli Opg. A darne la notizia è Franco Corleone, commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari commentando la relazione sui primi due mesi di attività. Gli ultimi due internati dell’Opg emiliano verranno trasferiti a Castiglione delle Stiviere, ma per le altre strutture i tempi sono più lunghi. Il prossimo a chiudere, spiega Corleone, sarà quello di Aversa. Per Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino ci vorrà più tempo e qualche Rems (residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza) in più. “Occorre accelerare sulle decisioni – spiega il commissario in carica da poco più di due mesi -. Se non si sciolgono alcuni nodi si rischia di restare bloccati”.

Per il commissario unico sono stati due mesi di incontri in tutte e sei le regioni commissariate (Piemonte, Toscana, Abruzzo, Veneto, Calabria e Puglia), ma anche in quelle non commissariate che hanno dei propri cittadini all’interno di Opg o Rems in altre regioni. Il quadro che emerge, nonostante i ritardi accumulati, è tuttavia dinamico, anche se, spiega lo stesso Corleone, servono azioni rapide da parte delle istituzioni centrali. Ad oggi, sono un’ottantina le persone ancora internate negli Opg. Un dato in discesa: agli inizi di marzo, infatti, le presenze superavano di poco le 90 unità. La struttura con i numeri più consistenti è quella di Montelupo Fiorentino, con oltre 30 persone. Segue Barcellona Pozzo di Gotto, con più di 20. Una quindicina ad Aversa. A preoccupare, però, è il numero di quanti sono già in attesa per entrare in una Rems per via delle misure di sicurezza disposte dalla magistratura nelle Rems, ad oggi circa 170. Un dato in costante crescita: agli inizi di marzo, secondo lo stesso Corleone intervistato da Redattore sociale, erano 116. Per il commissario si tratta di un “grosso problema” che chiede interventi rapidi. “C’è urgenza di un intervento per capire come frenare questo rubinetto d’entrata che rischia di non far svuotare la vasca, ma anche di farla traboccare – racconta Corleone -. Bisogna trovare una soluzione tecnica adeguata. Le misure di sicurezza richiedono un intervento complessivo, ma qui occorre un intervento limitato ed è da decreto legge. Al ministero della Giustizia c’è consapevolezza e credo che si voglia aspettare la riunione dell’organismo di confronto con le regioni per una richiesta corale”.

Il numero delle Rems, intanto, è in lenta definizione: gli ultimi dati parlano di 23 strutture attive, alcune imminenti e altre in arrivo per raggiungere quota 30 nei prossimi mesi. Le prossime aperture sono previste in Abruzzo (a Barete, provincia dell’Aquila, per il mese di maggio), Calabria (Santa Sofia d’Epiro, Cosenza) e Puglia (Carovigno , Brindisi). A Volterra (Toscana), invece, c’è stato un ampliamento fino a 28 posti dal 21 aprile, così come per la Rems di Nogara (Veneto) che per giugno vedrà un aumento di posti disponibili. A queste si aggiungerà anche una Rems prevista per l’estate in Piemonte, mentre il commissario auspica anche l’apertura di una Rems in Sicilia occidentale per permettere la chiusura dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto. Un numero di strutture che potrebbe non bastare per soddisfare le misure di sicurezza chieste dalla magistratura. Per Corleone, ci sono alcune soluzioni possibili, come quella di “chiarire che nelle Rems ci possono essere solo persone con provvedimento definitivo, oppure specificare che ci deve essere almeno una sentenza di primo grado oppure si può scegliere la strada che nelle Rems ci possono andare misure provvisorie ma solo sulla base di reati gravi”.Tra i nodi da sciogliere, inoltre, c’è anche quello della seminfermità e l’infermità psichica sopravvenuta al condannato, di cui in parte se n’è parlato anche nei tavoli degli Stati generali sull’esecuzione della pena. Una questione sottosta dallo stesso Corleone al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, affinché possano essere studiate delle soluzioni.

Tra le iniziative da mettere in cantiere, aggiunge Corleone, c’è di sicuro quella di un monitoraggio delle 30 Rems “che presumibilmente saranno presenti sul territorio con impostazioni e regolamenti diversi”. Per Corleone occorre “definire regole minime sui diritti applicabili, tra cui il tassativo rifiuto della contenzione”. Tra le cose da decidere, però, c’è anche il futuro affidamento del monitoraggio dopo che il commissariamento delle regioni terminerà. “Bisognerà decidere a chi affidarlo – spiega Corleone -. C’è questo organismo di confronto su questo tavolo con le regioni, ma all’interno di questo bisognerà trovare una responsabilità di coordinamento”. Infine, ma non meno importante, la situazione della “pseudo-Rems”, così come la definisce lo stesso commissario, di Castiglione delle Stiviere. “L’obiettivo è di limitare le presenza ai lombardi ed evitare una logica manicomiale con Rems specializzate in tipologie di disturbi”. Un tema legato alla Rems di Castiglione delle Stiviere è quello delle donne. Ad oggi è proprio la struttura lombarda ad avere il primato di presenze e non tutte sono lombarde. “Bisogna affrontare questo problema – chiede Corleone -. Devono avere un’assistenza nella propria regione”.(ga)

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