26 ottobre 2015 ore: 17:42
Salute

Opg e Rems in Emilia-Romagna, "dal 1 aprile tutti monitoraggi positivi"

Secondo Angelo Fioritti, direttore sanitario dell’Azienda Usl di Bologna, “a determinate condizioni è possibile farsi carico del paziente psichiatrico in ogni momento della sua vita”. E nell’Opg di Reggio Emilia solo internati residenti fuori regione
Eligio Paoni/Contrasto Psichiatria Opg Aversa - uomo alla finestra

Foto di Eligio Paoni/Contrasto

BOLOGNA – Due Rems provvisorie, una a Bologna e una a Parma, in attesa della realizzazione di quella definitiva a Reggio Emilia. Un Opg, sempre a Reggio Emilia, ancora aperto, che accoglie una ventina di persone, tutte non residenti in Emilia-Romagna: sono lombardi e veneti che, in attesa che le loro regioni decidano di dare seguito alle imposizioni della legge 81, hanno preso parte alla battaglia dell’associazione l’Altro Diritto “contro la detenzione illegale dei pazienti ancora reclusi negli Opg”. 

“Abbiamo fatto il nostro dovere – annuncia Mila Ferri, dirigente Area salute mentale e dipendenze patologiche dell’Emilia-Romagna –, intraprendendo un percorso. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la collaborazione tra componente sanitaria e di giustizia. Il percorso, ormai, è irreversibile”. Merito del protocollo disciplinare condiviso da operatori delle Rems, forze dell’ordine e magistratura: linee guida e direttive per capire come agire: “Il nostro obiettivo primario è gestire con cura gli ingressi nelle Rems, cercando di ridurli il più possibile, armonizzando giustizia penale, sicurezza esterna e interna. Siamo riusciti a farle convivere”, sottolinea Francesco Maisto, presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna.

“Prendersi cura delle persone anche quando è più difficile: è diventato un po’ il nostro slogan”: è soddisfatto Angelo Fioritti, attuale direttore sanitario dell’Azienda Usl di Bologna, fino a marzo responsabile del Dipartimento di salute mentale della città, che in questa doppia veste ha vissuto da protagonista il passaggio da Opg a Rems. “Nella fase di progettazione abbiamo avuto il problema delle tempistiche – spiega, ma ricorda che di un processo di questo tipo in regione se ne parla da 20 anni –. Dall’approvazione alla legge al termine ultimo per completare le Rems è passato meno di un anno, e abbiamo dovuto identificare i luoghi, ristrutturarli, formare il personale. Ma le nostre Rems sono provvisorie, non improvvisate”. E spiega che tutti i monitoraggi successivi al 1 aprile hanno dato esito positivo. “A oggi possiamo affermare che è possibile a determinate condizioni farsi carico del paziente psichiatrico in ogni momento della sua vita”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche dell’Azienda Usl di Parma: “Le misure di sicurezza sono subordinate alle cure: è il paziente il protagonista, e deve essere oggetto della misura detentiva minore possibile”. Ricorda anche come la riabilitazione della persona con disturbi psichici autrice di reati passi necessariamente anche dalla sua collocazione sul territorio: “Si cura in prossimità, vicino alla famiglia, nel contesto in cui è inserita. Inviare il paziente in altre Rems è assurdo: si contraddirebbe il suo diritto alla cura”. E boccia gli invii al buio alle Rems, spesso tramite anonimi fax: “Le Rems prevedono un lavoro di rete, che deve considerare tutti i diversi punti di vista: sanitario, giudiziario, sociale, familiare. Sono strutture sanitarie, questo non va dimenticato”. (Ambra Notari)

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