Ortigosa (Irs): “Maroni secretò i rapporti sulle sperimentazioni del reddito minimo”
ROMA – Da ministro del Welfare (2001-2006), Roberto Maroni, oggi governatore della Lombardia, secretò i rapporti sulle due sperimentazioni a livello nazionale del reddito minimo che davano un giudizio complessivamente positivo dei due interventi. A rivelarlo a Redattore Sociale è Emanuele Ranci Ortigosa, presidente emerito e direttore scientifico dell'Istituto per la ricerca sociale (Irs) a margine del convegno “Costruiamo il welfare di domani” in corso oggi a Roma presso la Camera dei deputati. Si tratta delle prime sperimentazioni di reddito minimo in Italia, una prima effettuata su 39 comuni e a seguire implementata su altri 200 circa. “Ci sono stati due bandi per avere la valutazione della prima e della seconda sperimentazione – ha raccontato Ortigosa -. Noi, come Irs e in associazione con altre realtà, abbiamo concorso a questi bandi e abbiamo avuto l’assegnazione della valutazione della sperimentazione. Abbiamo consegnato i rapporti di tutte e due le sperimentazioni, ma intanto il governo era già cambiato e al Welfare arrivò Roberto Maroni. I rapporti che abbiamo inviato al ministero non sono stati passati neanche alla Commissione povertà. Sono rimasti nei cassetti e il ministro fece delle dichiarazioni facendoci dire cose che non c’eravamo mai sognati di dire”.
Rapporti che mettevano in evidenza tutti i limiti del primo approccio ad uno strumento di contrasto alla povertà ancora oggi sconosciuto all’Italia, ma che promuovevano l’iniziativa. “Complessivamente il giudizio era positivo anche se occorreva attrezzare meglio il Paese per gestire la misura – ha aggiunto Ortigosa -. I rapporti coglievano i limiti che c’erano stati sul territorio, anche se spiegava che, data la sperimentazione, erano state saltate completamente le regioni, mentre la maggior parte dei comuni coinvolti erano piccole realtà del mezzogiorno isolate e non sufficientemente attrezzate”. Tuttavia, ha aggiunto Ortigosa, c’erano diversi elementi di novità. “La misura aveva avuto degli importanti effetti non solo nel migliorare le condizioni di vita di quelle famiglie, ma anche nel modificare i rapporti tra l’amministrazione e le famiglie. Siamo andati ad intervistare i beneficiari che dicevano di presentarsi agli uffici non come questuanti, ma sulla base di un diritto. Gli stessi operatori sottolineavano anche che con la misura si sfuggiva anche a logiche clientelari. C’era stato un grosso cambiamento nei comuni del mezzogiorno, molti si erano attivati anche per far fare lavori socialmente utili”. Valutazione, ha aggiunto Ortigosa, che non ha avuto vita facile fin dall’inizio. “Non era partita contemporaneamente alla sperimentazione – ha spiegato -, e abbiamo dovuto recuperare tutta una serie di informazioni che se fossero state organizzate all’inizio ci avrebbero permesso di fare un lavoro più accurato”.
Un lavoro svolto, pagato con soldi pubblici, su cui però calò il silenzio assoluto per volere dell’ex ministro Maroni. “La misura fu cancellata e non se ne fece più nulla, il nostro rapporto venne secretato – ha spiegato Ortigosa -. Avevamo un vincolo alla riservatezza nei confronti del committente e quindi non potevamo dir niente. Qualcosa uscì in un libro, ma alle regioni fu dato soltanto 5 anni dopo. Fu Maroni a secretarlo”.(ga)