11 luglio 2013 ore: 15:07
Welfare

Ortigosa: “Per riformare l'assistenza serve il coraggio di scontentare qualcuno"

Dopo la presentazione del rapporto sull'inefficacia della spesa sociale, il direttore dell’Irs rilancia: "Le risorse che vanno alle famiglie ricche non sono da tagliare, ma da redistribuire a chi con la stessa somma può uscire dall'indigenza estrema"
Fabio Cuttica/contrasto Anziani: 2 signori seduti e 2 sedie vuote

ROMA  -  Il sistema socio-assistenziale italiano non è più in grado di rispondere alle nuove povertà e la cattiva distribuzione delle risorse lascia milioni di poveri del tutto privi di aiuti e sostegni: “Serve coraggio culturale e politico per una riforma”. È quanto ribadisce Emanuele Ranci Ortigosa, presidente emerito e direttore scientifico dell'Istituto per la ricerca sociale (Irs) rilanciando le proposte sviluppate nel rapporto “Costruiamo il welfare di domani”, realizzato da Prospettive sociali e sanitarie, Associazione per la ricerca sociale (Ars), Centro di ascolto delle politiche pubbliche (Capp), Irs e con il patrocinio della Fondazione Cariplo. Secondo lo studio, infatti, ad oggi una parte consistente della spesa per l’assistenza sociale va alla fetta più ricca della popolazione: su 67 miliardi complessivi, ai più ricchi andrebbe ben il 40 per cento del totale. Tuttavia, secondo Ortigosa, non si tratta di soldi sprecati e da impugnare in una prossima revisione della spesa dello Stato, quanto di risorse necessarie, ma che possono essere usate meglio, con più efficacia ed equità.

box Secondo Ortigosa, infatti, il settore socio assistenziale italiano non ha seguito le evoluzioni della situazione generale della popolazione. “Nel tempo si sono accumulate misure su criteri di selezione nati in epoca in cui non c’era un approccio universalistico, per cui di alcune misure oggi beneficiano solo coloro che hanno compiuto una certa età, altre solo con una selezione sul reddito del singolo senza considerare quello familiare, creando situazioni in cui ci sono persone che individualmente hanno un reddito ridotto, ma che appartengono a famiglie anche ricchissime che beneficiano di erogazioni”. Un sistema che per Ortigosa va cambiato. “Tutti paghiamo le tasse per integrare un reddito di famiglie anche molto ricche e non ci occupiamo minimamente di integrare redditi di famiglie poverissime, ma che non hanno particolari requisiti”. Si tratta per Ortigosa di una “situazione di ingiustizia plateale” che tuttavia il mondo politico fa finta di non vedere “perché non si vuole mai scontentare nessuno”. Si tratta, spiega Ortigosa, di togliere una parte di un sostegno a chi non ne sentirebbe comunque la mancanza, per dare a chi invece con la stessa somma può uscire da uno stato di indigenza estremo: “Toglieremmo a persone per le quali quelle centinaia di euro non hanno nessuna rilevanza per darle a coloro a cui sarebbero essenziali per sopravvivere dignitosamente”. Il tutto, precisa Ortigosa, senza eliminare i servizi sui territori e sostituendoli con erogazioni monetarie laddove non ce ne fossero ancora.

In realtà, la redistribuzione degli aiuti è complessa, in quanto non sono soltanto i sostegni monetari a pesare sulla bilancia. “Una famiglia che non paga nemmeno le tasse a causa di livelli reddituali bassissimi, non riceve nessun beneficio dalle detrazioni fiscali, che sono miliardi e miliardi”, aggiunge Ortigosa. Ma i problemi veri nascono con i criteri selettivi degli strumenti attuali. “L’attuale sistema lascia scoperte tantissime famiglie povere – afferma Ortigosa -. Gli assegni familiari vanno solo ad alcuni. Chi non ha un lavoro dipendente, non prende gli assegni familiari. L’assegno sociale o l’integrazione al minimo va solo a famiglie anziane. Gente povera o poverissima che non ha una certa età, invece, non prende niente. Ci sono anche famiglie appena adulte che stanno incontrando difficoltà che vanno sempre più drammatizzandosi. Famiglie dove una volta perso il lavoro a 40-45 anni non si riesce più a ritrovarlo. La situazione degli anziani, rispetto a loro, è relativamente più protetta”.

Una prima risposta al problema della cattiva distribuzione dei sostegni potrebbe arrivare proprio dal nuovo Isee, ma da solo non basta. “Il nuovo Isee è molto importante – afferma Ortigosa -. Si tratta di una riforma cruciale che andrebbe a rispondere alle esigenze sottolineate, ma è uno strumento. Se non ci sono le misure, l’Isee rimane senza impatto, uno strumento inutilizzato”. Per Ortigosa, infatti, serve coraggio da parte delle forze politiche. “Il tempo di accontentare tutti è passato e non sarà quello dei prossimi anni – conclude -. Ci sono situazioni di drammaticità sociale che richiedono assoluta priorità e il coraggio di prenderne atto, di scontentare qualcuno marginalmente, per dare sostegni essenziali a chi non ne ha”.(ga)

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