Pacifismo, pensieri a confronto sull'Ucraina
È opportuno inviare armi in Ucraina, per sostenere la resistenza all'attacco di Putin? O esistono altre “armi” contro la guerra? Il pacifismo esiste ancora? E cos'ha da dire in questa crisi? Redattore Sociale offre il proprio spazio per un confronto aperto tra chi, pur appartenendo allo stesso “terzo settore”, si trova oggi su posizioni diverse e contrarie. Le opinioni sono diverse e a volte distanti, ecco quelle che abbiamo ospitato sul nostro sito.
La guerra non porta la pace: l'Afghanistan insegna. Il “pensiero pacifista” di Luca Lo Presti, presidente di Pangea onlus, alla luce dell'esperienza in territori di guerra. “In Afghanistan sono volati missili da 150 mila dollari e oggi i talebani terrorizzano la gente, mentre gli afgani in fuga muoiono al confine. Ma di nuovo pensiamo di combattere una guerra in Ucraina. Manca un pensiero di pace”.
"Non basta il pacifismo". Il presidente di Ipsia, Mauro Montalbetti si interroga sulle condizioni politiche della pace in una situazione in cui i rapporti di forza, sul campo, sono sproporzionati: "La costruzione della difesa, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti devono poter contare oggi su strumenti operativi in grado di rendere effettivo il ristabilimento della pace. La deterrenza militare è uno di questi strumenti”
"Gli italiani vogliono fare la guerra ai russi?". Il pensiero del pedagogista Daniele Novara: “La decisione del Parlamento italiano di inviare armi e contingenti militari in Ucraina porterà, secondo gli stessi analisti, conseguenze molto precise: una sorta di dichiarazione di guerra alla Russia. L’aspetto sconcertante di questa faccenda è che la popolazione non è stata informata”
"Per una soluzione politica della crisi ucraina". La riflessione di Ugo Melchionda, corrispondente italiano di Ocse per l’International Migration Outlook e Coordinatore e portavoce di GREI250: “Se la Russia non accettasse la soluzione politica allora la resistenza armata e determinata del popolo ucraino intero dovrebbe essere supportata con l’aiuto logistico e militare e le sanzioni a livello internazionale”
“Inviare le armi? Grave errore". La portavoce della Rete delle ong italiane Silvia Stilli interviene nel dibattito di questi giorni sulle scelte di Italia ed Europa sul conflitto in Ucraina. Sono davvero le armi l’espressione massima della nostra solidarietà? Riescono a placare le guerre?
La “preponderanza dell’etica della convinzione". L’analisi di Fabrizio Battistelli, presidente dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo – Iriad: “Nel dibattito coinvolgente, a volte addirittura esasperato, il grande assente è la minaccia nucleare. Ovvero l'ipotesi che da un incidente che coinvolga un reparto o anche un singolo sistema d'arma della Russia e di un paese della Nato, si possa innescare un'escalation incontrollabile. Stupisce la rimozione del tema nucleare da parte dei politici italiani”.