Padova Capitale europea del volontariato. Alecci: "Serve salto di qualità"
ROMA - “Dobbiamo approfittare di questo riconoscimento per far fare al volontariato un salto di qualità: aprire un grande laboratorio, come quello che abbiamo già avviato in città, ma farlo a livello nazionale per favorire una riflessione culturale, per ricostruire un rapporto nuovo con la pubblica amministrazione e aprirsi ad una dimensione più europea”. In viaggio di ritorno verso Padova, Emanuele Alecci, presidente del Centro di servizio per il volontariato di Padova, racconta a Redattore sociale le emozioni vissute a Aarhus, in Danimarca (Capitale europea del volontariato 2018), dove si è svolta la Cerimonia di premiazione per la Capitale europea del volontariato 2020 e che ha visto la città veneta primeggiare in finale sulla città di Stirling, in Scozia. Padova, così, è la prima città italiana a diventare Capitale europea del volontariato. “Ce l’abbiamo fatta perché sia l’amministrazione comunale, sia il Csv di Padova hanno fatto un gran lavoro. C’è stata grande collaborazione con l’amministrazione comunale. In tanti anni di rapporti con molte amministrazioni, mai come in questo momento ci siamo sentiti in grande sintonia”.
Le motivazioni ufficiali del Cev, il Centro europeo per il volontariato, che hanno determinato la vittoria di Padova sono molteplici. “Padova mostra esempi specifici e molteplici di come l’amministrazione sostenga e incoraggi i volontari di diversi gruppi e le organizzazioni di volontariato”, si legge in un comunicato ufficiale del Cev diffuso al termine della cerimonia di premiazione. In questo contesto, aggiungono le motivazioni del Cev, “il Centro di servizio per il volontariato svolge un ruolo chiave nella realizzazione dei progetti del volontariato”. Inoltre, la città di Padova ha dimostrato di saper sostenere il volontariato non con risorse economiche, ma anche attraverso la formazione. “Un buon modo per mostrare l'importanza del volontariato”, aggiunge il Cev. Avere un assessore al volontariato, spiega inoltre il testo con le motivazioni, dà al volontariato una voce in capitolo e un posto dell’agenda dell’amministrazione comunale. Un impegno, quello del Comune di Padova, riconosciuto dallo stesso Alecci. “Con noi, alla premiazione ad Aarhus c’era anche l’assessore al volontariato, Cristina Piva - racconta il presidente del Csv di Padova -, ma la prima persona che mi ha chiamato al telefono dopo l’annuncio è stato proprio il sindaco di Padova”.
Il 2020 non è poi così lontano e al Csv di Padova già sono al lavoro per arrivare pronti a questo appuntamento storico per tutto il volontariato italiano. “È un riconoscimento non solo per la città di Padova, ma anche per il volontariato italiano - sottolinea Alecci -. L’obiettivo di tutto ciò che faremo da domani sarà fare in modo che non sia soltanto una cosa padovana, ma che coinvolga tutto il Veneto e anche il territorio nazionale”. Ma la sfida, per Alecci, è ancora più grande. “Come Capitale europea del volontariato vogliamo rinsaldare ancora di più questo rapporto tra i popoli europei in modo tale che i ponti che il volontariato costruisce siano un’uscita di sicurezza da una dimensione che oggi è fatta di muri e steccati”.
Il “laboratorio” a cielo aperto sul volontariato di Padova, intanto, è già al lavoro. Dopo il successo dell'edizione “zero” di Solidaria, il festival sulla solidarietà e sul volontariato organizzato dal Centro di servizio di Padova a fine settembre 2018, già di pensa ad una nuova edizione per il 2019 che sia da trampolino l’anno da Capitale europea del volontariato. “Con Solidaria 2019 - aggiunge Alecci - vogliamo continuare il ragionamento avviato sulle contaminazioni e soffermarci sulle ‘Uscite di sicurezza’ di cui accennavo. Un grande impegno culturale che stiamo già cominciando a progettare”. Il 2019, quindi, si preannuncia un anno movimentato per il volontariato di Padova. Il 21 marzo 2019, inoltre, la città veneta ospiterà anche la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. “Sarà un’ulteriore occasione per avviare una riflessione condivisa. A noi interessa non soltanto il volontariato del fare, ma soprattutto quello che progetta e che costruisce un nuovo modo di pensare al futuro”.(ga)