Padre uccide la figlia disabile e si toglie la vita. “Ennesima morte bianca del welfare”
ROMA – Si è ucciso con con il gas di scarico della sua auto, insieme alla figlia, disabile al 100%: lui aveva 74 anni, a quanto si apprende era gravemente malato, così come la moglie, a cui ha lasciato un messaggio di addio. La figlia di anni ne aveva 31. La notizia dell'ennesima tragedia arriva da Saltrio, in provincia di Varese, ma è solo una delle tante che, in questi anni e negli ultimi mesi, vedono protagonisti caregiver familiari e persone con disabilità. Ce ne rammenta alcuni l'associazione “Genitori tosti in tutti i posti”, che segue con attenzione e apprensione le storie dei caregiver: “Il 20 gennaio scorso a Genova un uomo di 88 anni ha ucciso la moglie di 87, strangolandola. poi ha tentato di uccidersi ma non ci è riuscito. Nella provincia di Savona un signore di 71 anni ha ucciso la mamma 97enne, sparandole con il fucile da caccia e poi ha rivolto l'arma verso sè stesso, riuscendoci. Entrambe le vittime non erano più autosufficienti. Ancora, recentemente a Padova c'è stato un caso di malore (eventualità tutt'altro che rara specie se il caregiver è usurato da anni di assistenza in solitaria) per cui il caregiver familiare di 76 anni è morto in casa. Per tre mesi il fratello, con disabilità mentale è entrato ed uscito di casa scavalcando la finestra, nell'indifferenza totale di chiunque nei paraggi. Il caregiver, in tre mesi, ha fatto in tempo a mummificarsi. Nell'ultimo bimestre del 2019 abbiamo avuto due tentativi di omicidio-suicidio, uno a Verona e l'altro nel torinese, a Orbassano, dove una mamma ha ucciso a martellate la figlia disabile. Più recentemente, circa un mese fa, a Bardolino, in provincia di Verona, un uomo di 78 anni ha ucciso la moglie, gravemente malata, prima di togliersi la vita. Ancora, circa due mesi fa, a Carpi un uomo di 68 ha soffocato con un sacchetto di plastica il figlio 37enne, gravemente disabile, poi si è ucciso. Sono drammi che ci colpiscono e ci sconvolgono, gettando noi caregiver nello sconforto più profondo e suscitando la compassione di tanti. Ma a parte questo, pare che profondamente questa tragedia non interessi a nessuno, ma a parte gettare noi caregiver nello sconforto profondo e suscitare la compassione delle persone sensibili, questi fatti non interessano a nessuno. Ne abbiamo ampiamente trattato, sono anni che ne parliamo, ma le cose non cambiano”, denuncia l'associazione, riferendosi in particolare all'attesa legge, di cui da anni si discute, che dovrebbe garantire ai caregiver familiari riconoscimento, tutele e supporto. L'iter legislativo è ripartito, in questi giorni si stanno raccogliendo gli emendamenti, ma il futuro è ancora incerto e le speranze deboli. Proprio per chiamare a raccolta chi si prende cura di figli con disabilità e monitorarne bisogni ed esperienze, l'associazione ha lanciato all'inizio dell'anno un questionario online, di cui sono stati presentati i primi risultati. “E' il momento di prestare la massima attenzione alla voce di noi caregiver familiari, per far sì che non dobbiamo più leggere notizie di drammatiche morti, segno di solitudine e disperazione”, commenta Alessandra Corradi, presidente di Genitori Tosti.
Le “morti bianche del welfare”
Intanto, sull'ultima drammatica vicenda interviene anche la Fish. “Un altro caso che probabilmente verrà annoverato e archiviato nell’assolutoria categoria dei personali e ineluttabili drammi della disperazione - commenta il presidente Vincenzo Falabella - Ne abbiamo contati troppi in anni e la tendenza sembra non diminuire. Oltre al cordoglio alla famiglia, dobbiamo esprimere ancora rabbia per le ennesime morti bianche che hanno tutti i tratti comuni con moltissime altre drammatiche vicende. Non è vero che non esistono colpe e colpevoli. L’isolamento, l’abbandono, l’insufficiente attenzione prolungati nel tempo sono le cause remote e spesso ultime di queste vicende – aggiunge Falabella - Senza decise politiche di sostegno alle famiglie questi fatti continueranno a ripetersi”
Fish fa quindi riferimento a un'altra legge, fondamentale per le famiglie di persone con disabilità: una legge che esiste ma che ancora è largamente inapplicata: “È ora forse anche di verificare l’effettiva applicazione e la reale efficacia di norme approvate dal Parlamento Italiano: in particolare, la legge sul ‘dopo di noi’. Dobbiamo comprendere quanto realmente sia giunto a supportare singoli e famiglie e quanto invece sia finito a sostenere altro, altri e operazioni di restyling dei soliti noti. Al Parlamento il compito di monitorare e analizzare dati, cifre e storie e agire di conseguenza, correggendo la rotta e rimettendo al centro le persone più fragili e non i comitati d’affari comunque siano denominati”, conclude.