Palermo celebra San Francesco di Sales parlando di "fake news" e giornalismo della verità
PALERMO - I giornalisti come custodi della qualità del lavoro per le buone notizie nello loro sforzo quotidiano di essere cercatori di verità contro le fake-news a salvaguardia del bene di tutta la società. A partire da questo assunto, questa mattina in memoria del patrono dei giornalisti San Francesco di Sales, si è svolto l'incontro su "Fake news e giornalismo di pace", nel salone Lavitrano del palazzo arcivescovile di Palermo. L'iniziativa è stata organizzata dall'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'arcidiocesi in collaborazione con l'Ucsi regionale, l'ordine di giornalisti di Sicilia e l'assostampa.
"Il presupposto principale - sottolinea don Corrado Lorefice - è che questo lavoro possa davvero essere vissuto da voi come una missione forte verso la società. Alla base di tutto occorre sempre mettere al centro ,nella ricerca della verità, la persona. Per la dedizione, la professionalità che avete abbiamo la responsabilità di sostenervi in una relazione di reciprocità in cui voi avete la responsabilità di essere cercatori della verità, sempre a servizio dell'umanità. Per questo è richiesta una grande capacità di coerenza di vita che vi deve spingere ad avere l'orgoglio di non piegarvi a nessuno. Pertanto vi incoraggio a fare sempre discernimento del vero e del falso. La sfida è quella di crescere nella piena consapevolezza della propria identità per camminare sempre di più nella rettitudine, con audacia e desiderio di seminare bene, senza alimentare discordie ma nella costruzione della pace sociale. La verità nasce nella misura in cui ci si apre autenticamente all'altro e se ne riconosce la sua piena dignità di persona. Essere custodi della verità, a volte, può voler dire oggi anche mettersi dalla parte di chi è più fragile affinché non soccomba".
"Chiediamoci oggi che cosa intendiamo per verità e per etica della verità - afferma don Paolo Buttiglieri, consulente ecclesiastico Ucsi Sicilia -. Come esercitiamo il nostro diritto di parola nel cammino di verità che dovrebbe caratterizzare tutte le nostre relazioni? E' difficile muoversi in mezzo alle tante ombre e maschere che spesso coprono la verità di certi fatti. Allora ci chiediamo anche chi ha oggi il coraggio di dire tutta la verità e a chi interessa saperla. Dal relativismo siamo passati alla post-verità, dove tutto è possibile, e soprattutto l'etica della comunicazione interessa sempre a meno persone. E' vero tutto ed il contrario di tutto ma il problema è capire come muoversi cercando anche di lavorare controcorrente per un obiettivo alto anche quando sappiamo di non avere la certezza piena di tutte le cose. La verità ha bisogno del giusto tempo, a volte anche di silenzio, ma soprattutto di un percorso virtuoso che la porti ad avere sempre più alleati per camminare insieme alla giustizia. Allora bisogna mettersi alla ricerca in maniera continua sempre nel rispetto del prossimo e dei limiti deontologici che riguardano la nostra professione".
"Sul piatto della bilancia ci viene chiesto di imparare a discernere i fatti per capire il vero dal falso - dice la giornalista Maria Pia Farinella -. Il giornalismo partecipativo nell'era di internet ha dei lati positivi perchè in tempi veloci ed immediati possiamo sapere tante notizie. Però stiamo attenti a non lasciarci travolgere dalle fake news confezionate per manipolare la gente e per indurla a raggiungere gli obiettivi più bassi, facendo leva solo sull'emotività e sui pregiudizi di categoria. Le notizie false tendono spesso a fomentare i conflitti rispetto ad un giornalismo di pace per la verità che invece deve sforzarsi di essere costruttivo e propositivo".
"Da qui il primo obbligo deontologico di verificare le notizie, nonostante si venga ingoiati dal meccanismo perverso della velocità dei social network. Il principale aspetto continua ad essere quello di puntare solo alla qualità dell'informazione. Proprio il pericolo delle notizie false ci fa capire quanto è delicato ed impegnativo il nostro ruolo di giornalisti nello sforzo quotidiano di fare un buon lavoro. Certamente, rispetto al passato, sono cambiate tante cose ma poiché non possiamo certo tornare indietro dobbiamo imparare a saper governare il nostro lavoro, interagendo dentro il sistema in maniera onesta e trasparente". (set)