Palermo, IV Forum Nazionale di Etica Civile. Il dialogo sul Mediterraneo per salvare la Terra e costruire la pace
PALERMO – Come possiamo salvare il Mediterraneo dalla catastrofe ambientale e nello stesso tempo riuscire a credere ancora in una pace tra le fedi e le culture? A queste domande hanno cercato di rispondere su “Un dialogo mediterraneo” per “La città e la terra” Grammenos Mastrojeni (vice segretario generale Unione per il Mediterraneo) e su “Pace, tra fedi e culture” Sihem Djebbi (docente di Scienze politiche all’Università di Parigi XIII-Sorbonne).
“L’agire etico è quello di chi sceglie oggi una qualità della vita migliore che sia proiettata verso il bene degli altri – ha sottolineato Grammenos Mastrojeni –. C’è un legame profondo tra ambiente e giustizia. Se si ricostruisce la giustizia si possono gettare le basi per avere la pace nel Mediterraneo. Le acque del Mediterraneo si stanno riscaldando in maniera preoccupante. 250 milioni di persone saranno in scarsità idrica entro 10 anni. Lo stato dei fatti ci fa rischiare di perdere il controllo. Come possiamo affrontare tutto ciò? Non c’è soltanto il problema del Mediterraneo, dove non abbiamo i migranti climatici ma una mobilità umana che si muove per la sopravvivenza. Dobbiamo cercare, però, di ampliare il paniere delle soluzioni. Il ruolo della tecnologia non è solo l’ultimo pc, ma è soprattutto un saper fare insieme. Stiamo scoprendo che abbiamo bisogno di mettere insieme quello che abbiamo. Per fare questo abbiamo bisogno di superare tutte le asimmetrie. Se ci si impegna per creare un mare di giustizia, si elimina un mare di conflitti. Sostenibilità è calcolare quello che si fa oltre il proprio settore. Il pensiero di fondo è non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te stesso. Abbiamo una finestra strettissima che è l’opportunità di adottare un piano di rinnovamento del’'Italia che ci viene offerto con il Pnrr. Dobbiamo partire da questa se vogliamo puntare a una vera conversione sostenibile”.
“Dobbiamo imparare a pensare meglio il nostro passato storico condiviso – ha detto Sihem Djebbi –. Oggi abbiamo un clima molto ansiogeno che si è sviluppato facendo crescere solo la paura in questi ultimi trent’anni. Tutto questo non consente di pensare in senso critico. Proviamo a pensare il mondo all’interno di una riflessione ampia sul Mediterraneo. Spesso le narrazioni e i discorsi politici non rispecchiano la realtà dei fatti. Bisogna capire che siamo davanti a identità multiple ed evolutive di popoli e culture. Il problema è che ognuno costruisce i suoi muri mentali. Esiste un’estrema destra sovranista che toglie oggi il dibattito e la capacità di capire i problemi in maniera critica ed empirica. Nessuno parla del multiculturalismo concreto di alcuni paesi e delle diverse trasformazioni. La tendenza è quella di fare leggere solo le problematiche. La chiave di lettura non è una chiave spesso reale, ma solo frutto di politiche che strumentalizzano la realtà. Le rivolte vanno spiegate per essere comprese in profondità. Lo sforzo deve essere quello di guardare all’armonia e alla pace che sono dimensioni olistiche. I media non sono interessati a fare emergere il dialogo – penso alla Carovana della pace – ma solo la parte dei conflitti, della guerra e dello scontro di civiltà. Ricordiamoci che Gesù per i cristiani è amore e Dio per i musulmani è misericordia. Dobbiamo cercare di vivere nell’armonia come un unico popolo unito”.