21 luglio 2016 ore: 14:04
Immigrazione

Palermo, oltre mille migranti salvati. Accoglienza minori al collasso

Per gli adulti il trasferimento in altri centri d'Italia. 104 i minori stranieri identificati. L'assessore ai Servizi sociali Ciulla: "Abbiamo già circa 1000 minori e la situazione è critica. Ci aspettiamo nuove misure dal ministero"
Migranti. Sbarco a Palermo. 20 luglio 2016 (1)

PALERMO - Sono 1147 i migranti arrivati ieri pomeriggio a bordo della nave italiana Borsini al molo Puntone di Palermo, salvati da varie imbarcazioni partite dalle coste libiche. Le operazioni di sbarco si sono concluse in tarda serata e i profughi anche se molto stanchi e quasi tutti con evidenti segni fisici di denutrizione nel complesso sono apparsi in condizioni di salute buone. Buona la macchina dell'accoglienza coordinata dalla prefettura con la distribuzione del cibo, di vestiti e scarpe a cura della Caritas, l'assistenza sanitaria dell'Asp e le altre attività operate dalla Crocerossa, protezione civile e Comune. Gli adulti tutti di origine sub-sahariana (Eritrea, Sudan, Costa d'Avorio, Nigeria) sono stati trasferiti la sera stessa con 24 pullman in altri centri di accoglienza d'Italia. 25 le donne in stato di gravidanza. 104 invece i minori stranieri identificati rimasti a Palermo che per il momento andranno nei centri di permanenza temporanea e, fra questi, al Buon Pastore, Centro San Carlo di Caritas che ne ha presi 25 e Caritas di Monreale. La criticità maggiore in questo momento è dovuta proprio alla presenza dei minori stranieri che nelle strutture del capoluogo siciliano arrivano a circa 1000. A sottolineare la difficoltà è l'assessore alle attività sociali Agnese Ciulla: una situazione insostenibile se il ministero non garantisce la mobilità in altre regioni. 

Migranti. Sbarco a Palermo. 20 luglio 2016 (2)

"Con i minori lavoriamo in emergenza - spiega l'assessore Agnese Ciulla - e purtroppo è un' emergenza umanitaria nell'emergenza del sistema complessivo. I minori stranieri non diventerebbero un 'problema' se ci fosse una macchina rodata almeno a livello nazionale come avviene per gli adulti. I comuni interessati agli sbarchi devono accogliere come stiamo facendo noi i minori stranieri ma successivamente è necessario e urgente attivare la macchina della seconda accoglienza in maniera capillare in tutto il territorio nazionale. Concentrare esclusivamente la presenza dei minori stranieri soltanto in alcuni comuni significa non riuscire a garantire poi una buona accoglienza in termini di qualità dei servizi. In questo momento sono quasi 1000 i minori accolti nei centri di Palermo ma il numero è in continua evoluzione perché ne arrivano anche da altri centri dell'Isola da dove spesso si allontanano. Non sappiamo più come fare e con questi numeri i nostri uffici più che lavorare ai progetti educativi e di vita lavorano continuamente a spostamenti e smistamenti continui da un centro all'altro". "Per lavorare bene - continua l'assessore - bisogna condividere a livello nazionale le quote regionali così come viene fatto per gli adulti. In Sicilia sicuramente c'è una concentrazione di minori notevole rispetto ad altre regioni non di frontiera e non direttamente investite dagli sbarchi. Tutto questo purtroppo se non vengono prese le misure più idonee a livello ministeriale non ci permette di lavorare bene". 

Migranti. Sbarco a Palermo. 20 luglio 2016 (3)

"Grazie ad una buona sinergia tra volontari e istituzioni, il porto di Palermo ha dato una risposta straordinaria e molto civile in termini di prima assistenza e accoglienza  dei migranti - afferma il docente e attivista per i diritti umani Fulvio Vassallo Paleologo - nel rispetto della dignità della persona. La situazione purtroppo è differente in altre parti dell'Isola come ad Augusta dove i migranti anche minori non ricevono lo stesso trattamento. Vorremmo che lo standard che offre Palermo possa essere garantito negli altri porti siciliani". "La situazione dei minori che in gran parte rimangono nei centri dei comuni è sicuramente problematica - aggiunge lo studioso -. Questa aggrava Palermo come gli altri comuni siciliani di un onere enorme. A livello nazionale si può dire che un terzo dei minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia è in Sicilia. I minori purtroppo continuano ad essere accolti in centri di accoglienza straordinaria con requisiti minimi, senza personale professionalizzato e senza mediatori culturali di cui c'è un grande bisogno. Se pensiamo poi che, in alcuni casi per potere fare un modello C3 relativo all'accesso della procedura d'asilo passano 8 mesi la situazione rischia di andare fuori controllo. In tutto questo tempo, infatti, il minore viene alloggiato, rifocillato ma non c'è nient'altro per lui. Occorrerebbe pertanto un intervento forte da parte delle regione che ha adottato degli standard molto rigorosi per i centri specifici per minori ma non ha dato le risorse economiche per potere elevare lo standard di accoglienza ai livelli che ha imposto".  

Migranti. Sbarco a Palermo. 20 luglio 2016 (1)

"Inoltre, per alleggerire i comuni siciliani, è necessario attivare un piano di mobilità di questi minori presso strutture specializzate in tutta Italia. Occorrono pure dei centri di transito di primissima accoglienza nell'Isola che evitino che questi minori possano essere sottratti all'attività dei volontari e delle istituzioni pubbliche per essere estradati verso lo sfruttamento e la prostituzione. Se non c'è una pronta segnalazione dei casi più fragili, infatti, il rischio forte continua ad essere quello che i minori continuano a sparire senza dare più traccia cadendo nelle maglie dei trafficanti". Il docente si esprime anche sulla situazione delicata che hanno gli eritrei. "Per gli eritrei chiediamo che la 'relocation' promessa dall'Unione Europea funzioni a pieno regime - continua il docente - evitando di prolungare i tempi di permanenza nei centri. Chiediamo anche che funzioni il regolamento di Dublino che prevede la riunificazione familiare per chi ha parenti entro il terzo grado in altri paesi europei. Il problema reale è che non si può pensare di fare aspettare una persona un anno in un centro di accoglienza se ha un parente in un altro paese europeo". (set)

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